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Convinti di stare al sicuro, chiusi nella taverna di una lussuosa e pacchiana villa a San Marino di Bentivoglio, Francesco Ventrici e i suoi uomini, tutti legati alla cosca calabrese dei Mancuso, ma da anni a Bologna, si stavano organizzando per far arrivare sul mercato italiano 1500 chili di cocaina purissima. Droga dal Sudamerica, acquistata dai narcos colombiani che doveva essere trasportata dall\’Ecuador alla Slovenia con un aereo-ambulanza. Ma un\’indagine lunga e complicata della Squadra Mobile dopo un anno di pedinamenti e intercettazioni ieri mattina ha stroncato il traffico di droga ancor prima che un solo grammo di \”neve\” giungesse in Italia.

Al termine delle indagini – l\’operazione è stata ribattezzata \”Due torri connection\” – partite nel luglio 2010 e coordinate dal procuratore capo Roberto Alfonso e dal pm della Dda bolognese Enrico Cieri, il giudice ha emesso 18 ordinanze di custodia cautelare in carcere per traffico internazionale di stupefacenti.

Quindici persone sono state arrestate (9 in Italia, quattro in Spagna e una in Austria) e tra queste il personaggio chiave è proprio Francesco Ventrici, elemento di spicco della famiglia vibonese dei Mancuso, già in carcere da fine gennaio in seguito ad una maxi operazione contro la \’ndrangheta. Secondo gli investigatori era lui a gestire le trattative con i narcos colombiani per portare in Italia: un \”tesoro\” da 50 milioni di euro all\’ingrosso. Ventrici poteva contare su 7-8 uomini di fiducia a Bologna e organizzava frequenti summit coi colombiani e i mediatori calabresi ad Alicante (in Spagna), che si tenevano nella villa di Bentivoglio, intestata a un prestanome e già sequestrata dalla polizia ad aprile. Una base che il gruppo credeva al sicuro da intercettazioni. Non è stato così.

La droga doveva arrivare tra il 17 e il 20 dicembre 2010 su un aereo-ambulanza guidato da un pilota tedesco, Michael Kramer (arrestato ieri in Austria), con un volo dall\’aeroporto militare di Quito (in Ecuador) fino a Lubiana (Slovenia). Poi da qui il trasporto sarebbe proseguito via terra fino a una villa-deposito nel teramano. Gli inquirenti avevano già allertato anche l\’aeronautica militare per intercettare il velivolo, che però non è mai partito dal Sudamerica. Due i motivi: il mancato accordo sul prezzo della droga coi colombiani e i timori di Kramer, che si rifiutò di portare personalmente l\’aereo in Ecuador, spingendo addirittura i calabresi a sospettare che il pilota fosse un agente sotto copertura.

Ventrici, intercettato dalla polizia quando il piano è ormai saltato, confessa ai suoi uomini di aver speso già 2,5 milioni di euro per organizzare il traffico: tra spostamenti, più di 100 mila euro di anticipo al pilota e \”mazzette\” pagate qua e là. L\’intoppo provocò tensione nel gruppo e tre calabresi, spediti a Quito per dirigere le operazioni logistiche, vennero addirittura trattenuti in ostaggio dai colombiani.

Ventrici non prese bene il voltafaccia del pilota, ma poi a fine dicembre dello scorso anno la trattativa riprese con l\’ipotesi di suddividere il carico facendo tre spedizioni aeree, oppure utilizzando delle navi. A gennaio però il piano criminale subì un\’altra frenata, dovuta prima all\’arresto di Ventrici e poi all\’omicidio del suo braccio destro, Vincenzo Barbieri, ucciso a marzo in Calabria. Secondo l\’accusa, tuttavia, Ventrici non aveva abbandonato il progetto e avrebbe continuato a impartire direttive anche dal carcere ai suoi collaboratori, fino agli arresti di ieri mattina.

tratto da La Repubblica

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