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Lo abbiamo spesso ripetuto, la questione dei figli della \’ndrnagheta, i minori che crescono in ambienti malavitosi o che addirittura restano privi di entrambi i genitori perchè in carcere a scontare lunghe pene. Un problema che non va mai sottovalutato e che anndrebbe affrontato seriamente da chi compete la questione sociale e che purtroppo troppo spesso viene tralasciata. Un giudice lo fa e l\’esempio dovrebbe essere adottato da molti altri che si trovano davanti nei tribunali situazioni così delicate. I minori ma anche i giovani \”adulti\” vanno tutelati e preservati da un futuro non roseo nei quali nascono e vivono, sarebbe già un buon modo per non creare nuove \”leve\” mafiose!

“Di recente abbiamo provato a parlare con la giovane moglie di uno ‘ndranghetista condannato a lunghe pene, lei stessa in attesa di scontare alcuni anni. Le ho chiesto: ha pensato, quando andrà in carcere, che cosa accadrà ai bambini? Volgiamo lasciarli in balia di questa vita? Lei non ha detto niente ma, a distanza di tempo, è tornata da sola ed è scoppiata a piangere. E mi ha chiesto: se si fa come mi propone, quando sarò di nuovo libera, potrò avere la certezza di ritrovare i miei figli? Certo. E adesso il progetto è partito anche per lei. I suoi due figli sono già presso una famiglia di supporto lontano dalla Calabria”, così inizia l’intervista del Corriere della Sera al presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella.

‘Ndrangheta, 40 i minori allontanati dalla Calabria

Sono 40 i minori allontanati dalla Calabria che stanno sperimentando una nuova vita, lontano dalle loro famiglie e dalla ‘ndrangheta. “Abbiamo visto che riprendono la scuola interrotta, che hanno dimostrato di possedere potenzialità che erano compresse dal deleterio ambito di provenienza […] Sono tutti provvedimenti a tutela dei ragazzi che possano essere liberi di scegliere il proprio destino affrancandosi dalle orme parentali” ha spiegato il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. 

news.leonardo.it

‘Ndrangheta, le donne iniziano a collaborare

Molte donne, moglie di ‘ndranghetisti, stanno accettando ”i programmi educativi e le prescrizioni imposte, nella speranza di salvare i loro figli da un destino ineluttabile”. “Uno dei detenuti, condannato a decenni di carcere, ci ha scritto: ’Grazie per l’opportunità che avete dato ai miei due figli piccoli: l’avessi avuta io alla loro età, forse non sarei finito qui’ […] Nei minori è riposta la speranza di un rinnovamento culturale possibile ha concluso Di Bella.

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