Sarebbe stata scoperta anche una “talpa” nella Procura di Roma, pronta ad informare gli affiliati sulle indagini a loro carico. Stiamo parlando dell’altro blitz contro la ‘ndrangheta di ieri, passato quasi in secondo piano, in parte “coperto” dall’operazione Santa Tecla.
Un’associazione per delinquere impegnata – secondo gli investigatori – soprattutto nel traffico di cocaina e nell’usura, ma anche nei furti e nella copertura di latitanti. L’Antimafia di Roma aveva iniziato a lavorare sui Gallace di Guardavalle, sulla loro proiezione nel Lazio, tra Anzio e Nettuno, con l’operazione “Appia” del 2004.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Maria Luisa Paolicelli su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma ed eseguite dai carabinieri del Ros. In manette, come riporta Il Tempo anche due pontini: Fabio Galuppi, 21enne di Aprilia, e Angelo Palombo, 53enne di Latina. I nomi degli altri destinatari dei provvedimenti restrittivi li riporta Il Quotidiano della Calabria:
Vincenzo Gallace, 63 anni di Guardavalle (Cz), già detenuto nella casa circondariale di Vigevano da pochi giorni per l’operazione contro la ‘ndrangheta condotta dalle procure di Milano e Reggio Calabria, Bruno Gallace, 38, di Guardavalle, Agazio Andreacchio, 33, di Guardavalle, Alessandro Andreacchio, 31, di Nettuno, Pietro Andreacchio, 51, di Guardavalle, Giovanni Andreacchio, 29, di Catanzaro, Giuseppe Catalano, 30, di Anzio, (…) Armando Giordano, 38, di Anzio, (…) Roberto Isca, 57, di Velletri, Roberto Capomaggi, 27, di Anzio, Caterina Cugini, 51, di Roma e Giuseppe Profenna, 26, di Roma.
Al presunto boss della ‘ndrina, Vincenzo Gallace, 63 anni, già in carcere, sono state sequestrate tre aziende edili. I Gallace, dopo aver rotto l’alleanza con la famiglia “Novella”, si erano riorganizzati con soggetti della criminalità locale e il supporto degli Andreacchio di Guardavalle, da tempo stabilitisi a Nettuno. “Si tratta di una cosca particolarmente pericolosa – ha detto il procuratore aggiunto Capaldo – perché si stava infiltrando anche in attività ecnomiche sane”.
Carmelo Novella, ritenuto il boss dell’allora Cosca Novella-Gallace, venne freddato nel 2008 davanti un ad un bar di San Vittore Olona, nel Milanese, dove da tempo si era stabilito. Due killer a volto scoperto esplosero contro l’uomo due colpi al viso, uno al braccio e uno al torace prima di allontanarsi a piedi.
Per quel “grave fatto di sangue”, nell’ambito dell’operazione Il Crimine del 13 luglio, è stato arrestato Antonio Belnome che avrebbe agito su mandato di Vincenzo Gallace. Stando alle indagini Novella aveva iniziato a sostenere che i Locali lombardi – di cui era ritenuto a capo – potevano svincolarsi dalla commissione provinciale calabrese, dal Crimine. Una presa di posizione pagata con la vita.
Tornando all’operazione Paredra, secondo i magistrati a capo di questa costola laziale dei Gallace ci sarebbe il figlio di Vincenzo, Bruno, di 38 anni. Spiega un colonnello dei carabinieri:
«Il clan criminale (…) cercava di riorganizzarsi in seguito alle defezioni subite. Durante le indagini è emerso il ruolo predominante del territorio laziale rispetto alla terra d’origine. Tanto da celebrare, ad Anzio, un giuramento di sangue per un nuovo affiliato. Una novità assoluta per l’organizzazione».