Arrestato con l’accusa di favoreggiamento per aver negato di essere finito nella morsa degli strozzini, in cella per associazione mafiosa. Si tratta di Francesco A., 53 anni, gestore di un bar e titolare di alcune società immobiliari.
Dietro il muro dell’omertà si aprono ora le porte del carcere. È residente nella zona dell’Altomilanese la prima vittima dell’usura arrestata con l’accusa di favoreggiamento per aver negato di essere finito nella morsa di spietati strozzini, in cella per associazione mafiosa. Si tratta di Francesco A., 53 anni, gestore di un bar e titolare di alcune società immobiliari. Su di lui pesa anche l’aggravante di «voler avvantaggiare la famiglia della ‘ndrangheta, ovvero la Valle di Cisliano, in manette lo scorso primo luglio».
Questo arresto rappresenta di fatto un precedente che suona come una svolta importante nelle inchieste sulle cosche calabresi che nella nostra zona hanno esteso la loro occupazione criminosa. Chi, di fronte alle prove schiaccianti, nega di essere vittima di cravattari, è connivente con la malavita organizzata. E come tale verrà arrestato. Nessuna denuncia, per paura o per interesse, significa quindi schierarsi contro lo Stato.
«Questi comportamenti omertosi – ha motivato infatti l’ordine di arresto a Francesco A., il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari – vanno immediatamente repressi e sanzionati. L’omertà vuol dire favoreggiamento con un gruppo criminale». E durissime, in merito, sono anche le parole del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia milanese Ilda Boccassini: «Sono tantissime anche nell’Altomilanese le vittime dell’usura, ma nessuno denuncia. Abbiamo riscontrato il totale assoggettamento del tessuto sociale, degli imprenditori e dei commercianti coinvolti nelle estorsioni. Quando c’è connivenza la linea della Procura sarà durissima» Da qui, appunto, il «primo arresto per omertà».
Dalle carte processuali si scopre che Francesco A. non solo avrebbe negato l’evidenza («I Valle sono semplici amici»), ma ha anche tentato di spaventare un altro usurato che stava collaborando con gli inquirenti: «Sei pazzo a dire quelle cose, quando i clan lo verranno a sapere reagiranno male, magari anche verso tuo figlio». Lo stesso Fortunato Valle (figlio del 73enne capofamiglia Francesco e padre della 24enne Maria: tutti arrestati) ha scritto dalla sua cella una lettera, rivolgendosi alle vittime di usura: «Vi chiedo di perdonarmi e vi invito a raccontare all’autorità competente tutta la verità. Appena avrò pagato il mio debito con la giustizia, mi adopererò – lavorando onestamente – per risarcirvi».
fonte: Davide Gervasi – Il Tempo
Vi rendete conto che il Valle Fortunato è la terza volte che entra in carcere per lo stesso reato!! come si fa a credere al pentimento di tale individuo , forse le parole: “lavorando onestamente- per risarcirvi”, non è che con queste parlole volesse minacciare gli usurati, risarcire eh già. Voi che ne dite?