Colpo dell\’antimafia di Reggio Calabria contro la cosca dei Condello: questa mattina, con un’operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza, è stato eseguito un decreto d’urgenza, emesso dalla Dda reggina, per il sequestro preventivo di quattro imprese, quattro punti vendita di ottica, un immobile e numerosi conti correnti, per un valore di oltre 15 milioni di euro. Cinque gli indagati, accusati di essere prestanome delle cosche della ‘ndrangheta.
I Condello avevano messo le mani su una catena di negozi di ottica: un’attività imprenditoriale particolarmente redditizia, che erano riusciti ad incrementare grazie al solido rapporto con Santo Cuzzola, proprietario di una società titolare di alcuni punti vendita a Reggio Calabria.
L’imprenditore, secondo l’indagine del pm Giuseppe Lombardo, grazie a questo rapporto aveva fatto fortuna. Dai primi anni del 2000 aveva iniziato ad inaugurare un negozio dopo l’altro e a fare investimenti importanti. La chiave di volta della fortuna commerciale di Cuzzola sarebbe arrivata grazie all’incontro con Pasquale Condello detto “il supremo”, super latitante della ‘ndrangheta (poi arrestato nel 2008). A portare l’uomo dal capocosca era stato Antonino Lo Giudice, diventato poi collaboratore di giustizia, che oggi lo indica come prestanome del clan.
Lo Giudice ha raccontato alla Dda di Reggio Calabria che Cuzzola aveva nascosto “il supremo” per un certo periodo di tempo in una sua abitazione. Un atto “di rispetto”, in un momento di bisogno come è la latitanza, che avrebbe saldato l’alleanza economico-mafiosa tra il padrino e l’imprenditore.
Dall’inchiesta dei carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza, che ha portato al sequestro di beni per 15 milioni di euro, emerge che in ognuno dei punti vendita era stata piazzata una persona di fiducia della ‘ndrangheta. In alcuni casi si trattava proprio di parenti stretti di Pasquale Condello o di suo cugino Domenico (latitante da un ventennio), in altri di uomini di vicini alla cosca. Uomini e donne spesso assunti con mansioni generiche.
La svolta dell’inchiesta proprio con il pentimento di Lo Giudice dell’ottobre scorso, che ha raccontato tutto al Procuratore Giuseppe Pinatone e ai suoi sostituti. Quando la notizia della collaborazione di Lo Giudice si sparge, gli affari si bloccano e Cuzzola, impaurito dalle possibili dichiarazioni dell’ex amico, inizia a cedere le attività ai propri dipendenti. Un’operazione “solo sulla carta”. Tant’è che l’uomo, indicato come fiduciario dei clan del quartiere Archi, anche negli ultimi mesi resta di fatto il titolare di tutti i punti vendita e continua a svolgere, sia pure in maniera meno evidente, un ruolo direttivo.
Fonte: LaRepubblica.it