(foto di Massimo Sirelli – Dimomedia Lab Torino ) – www.dimomedia.com
La cosca Pesce dovrà risarcire il Comune di Rosarno con 50 milioni di euro, per il danno procuratogli con la propria attività criminale. E’ un risarcimento storico quello che il Gup di Reggio Calabria, Roberto Carrelli Palombi, ha disposto nell’ambito del procedimento “All inside”. Oltre alla cifra, liquidata nei confronti del Comune di Rosarno, il Gup ha anche disposto un risarcimento di 10 milioni ciascuno per Regione Calabria e Ministero dell’Interno.
Liquidazioni che vanno ad aggiungersi alle pesanti pene comminate dal Gup, che ha sposato praticamente in pieno le tesi dell’accusa. Venti anni di reclusione ciascuno, infatti, sono stati inflitti a Marcello Pesce e a Francesco Pesce, detto “Ciccio Testuni”, catturato recentemente dal Ros dei Carabinieri. Entrambi sono ritenuti due elementi di spicco del clan. Ma sono pesantissime anche le condanne ottenute dall’Ufficio di Procura nei confronti degli altri affiliati: dieci anni ciascuno per Domenico Arena e per Salvatore Consiglio. Entrambi affrontavano il giudizio a piede libero e saranno tratti in arresto proprio in queste ore. Stessa sorte dovrebbe toccare anche a Elvira Mubarakshina, condannata a sei anni di reclusione. Per quanto concerne gli altri affiliati, quattro anni sono stati inflitti a Rocco Carbone, tre anni a Giovanni Romano e due anni ciascuno per le due donne, Lidia Arena e Francesca Zungri (pena sospesa per entrambe). Condanne anche per il carabiniere Lucio Aliberti (tre anni) e l’agente penitenziario Eligio Auddino (tre anni e quattro mesi). Unico assolto Claudio D’Agostino, mentre il reato si è estinto per Francesco Giovinazzo, deceduto.
Si conclude, dunque, con un successo pieno per l’accusa lo stralcio di abbreviati di un processo scaturito da due operazioni dell’Arma dei Carabinieri, che andarono a colpire il potente clan Pesce, sequestrando, peraltro, anche un’emittente radiofonica, Radio Olimpia, attraverso cui i membri della famiglia a piede libero avrebbero comunicato con i congiunti detenuti. Un’altra indagine di natura patrimoniale, denominata “All Clean”, condotta dalla Guardia di Finanza, portò invece a un maxisequestro di beni per centinaia di milioni di euro, con il coinvolgimento di alcune squadre di calcio, come il Sapri Calcio, la Rosarnese e, recentemente, l’Interpiana.
Proprio con riferimento alle due squadre di calcio, il Gup ha disposto la confisca della Rosarnese e dell’Interpiana, nonché del supermercato “A&G discount”. Una sentenza, dunque, che colpisce sia le persone, sia l’aspetto patrimoniale, con i sequestri, sia quello sociale, con il maxirisarcimento agli enti. Vittoria piena, dunque, per i pubblici ministeri Alessandra Cerreti e Roberto Di Palma che, con il coordinamento dell’aggiunto Michele Prestipino, hanno curato l’indagine fin dagli albori. Per tutti gli imputati, peraltro, il Gup ha riconosciuto le aggravanti mafiose, previste dall’articolo 7 della legge 203/1991.
L’indagine “All inside” ha messo, dunque, nel proprio focus, una delle cosche più importanti della ‘ndrangheta, quella dei Pesce. Proprio in tale contesto è emersa la figura di Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore Pesce: la donna è stata protagonista, nelle scorse settimane, di un lungo tira e molla sulla sua decisione di collaborare con gli inquirenti. Nelle indagini vennero coinvolti anche alcuni esponenti delle forze dell’ordine. Due di questi, i carabinieri Carmelo Luciano e Giuseppe Gaglioti, hanno scelto l’ordinario, mentre il carabiniere Lucio Aliberti e l’agente penitenziario Eligio Auddino, hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, venendo riconosciuti colpevoli.
articolo di Claudio Cordova (Strill.it)