C’è anche una richiesta di ergastolo tra le pesantissime pene invocate dai magistrati Adriana Fimiani e Federico Perrone Capano nell’ambito processo d’appello “Fehida”, condotto contro i presunti affiliati alle cosche di San Luca. I due magistrati hanno esposto per diverse ore le tesi dell’accusa all\’interno dell\’aula bunker di Reggio Calabria, passando poi, intorno alle 18, alle dure richieste di condanna, tra cui spicca quella di ergastolo nei confronti di Santo Vottari, assolto in primo grado, ma ritenuto dagli inquirenti l’assassino di Maria Strangio, uccisa a San Luca il giorno di Natale del 2006. Un episodio che portò alla strage di Duisburg, del Ferragosto 2007, in cui persero la vita in sei.
Queste, nel dettaglio, le richieste dell’accusa: 12 anni sono stati invocati per Roberto Aguì, 1 anno, 5 mesi e 10 giorni (conferma della condanna di primo grado) per Giulia Alvaro, 5 anni (conferma della condanna di primo grado) per Gianfranco Antonioli, 12 anni per Francesco Barbaro, 12 anni ciascuno per Emanuele, Giuseppe e Vincenzo Biviera, 12 anni per Michele Carabetta, 5 anni (conferma della condanna di primo grado) per Mario Di Bonito, 5 anni (conferma della condanna di primo grado) per Giuseppe Giosefatte Elia, 12 anni ciascuno per Antonio, Caterina, Teresa e Vincenzo Giorgi, Domenico Mammoliti, Achille Marmo e Giovanni Marrapodi, 5 anni (conferma della condanna di primo grado) per Francesco Napoli, 12 anni ciascuno per Domenico e Paolo Nirta, 2 anni (conferma della condanna di primo grado) per Sebastiano Nirta, 12 anni ciascuno per Antonia, Domenico, Giuseppe e Maria Pelle, così come 12 anni ciascuno sono stati richiesti per Giuseppe Pipicella, Domenico Pizzata, Giuseppe Pugliesi, Barbara Rocca e Antonio Romano, 16 anni per Francesco Strangio, 12 anni ciascuno per Raffaele Stranieri, Antonella, Antonio Vottari, così come 12 anni ciascuno sono stati richiesti per Teresa Vottari (classe 1947) e Teresa Vottari (classe 1970), da ultimo, i due rappresentanti dell’accusa hanno invocato l’ergastolo per Santo Vottari.
In tutto quasi 400 anni di carcere, a fronte dei 159 inflitti in primo grado dal Gup Francesco Petrone che condannò a 13 anni di reclusione Antonio Pelle, detto “la mamma” e ritenuto il capo della cosca Pelle-Vottari. In primo grado condanne anche per Achille Marmo (8 anni di reclusione), Giulia Alvaro (1 anno 5 mesi e 10 giorni, pena sospesa); Gianfranco Antonioli (5 anni); Emanuele Biviera (8 anni); Giuseppe Biviera (8 anni); Vincenzo Biviera (8 anni); Michele Carabetta (8 anni); Mario Di Bonito (5 anni); Giovanni Strangio, classe 1966 (8 anni); Giuseppe Giosafatte Elia (5 anni); Antonio Giorgi (8 anni); Caterina Giorgi (1 anno e 6 mesi, pena sospesa); Teresa Giorgi (1 anno e 4 mesi, pena sospesa); Vincenzo Giorgi (4 anni); Domenico Mammoliti (8 anni); Giovanni Marrapodi (1 anno e 6 mesi, pena sospesa); Francesco Napoli (5 anni); Paolo Nirta (8 anni); Sebastiano Nirta (2 anni); Antonia Pelle (1 anno e 4 mesi, pena sospesa); Domenico Pelle (8 anni); Maria Pelle (1 anno e 4 mesi); Giuseppe Pipicella (2 anni e 4 mesi); Giuseppe Pugliesi (8 anni); Barbara Rocca (2 anni e 4 mesi, pena sospesa); Raffaele Stranieri (8 anni); Antonio Vottari (8 anni); Teresa Vottari, classe 1947 (4 anni).
Per la maggior parte degli imputati, dunque, l\’accusa ha richiesto un aumento della condanna emessa in primo grado, al termine del processo, celebrato con il rito abbreviato. Il sostituto procuratore generale Adriana Fimiani e il pm applicato al processo, Federico Perrone Capano (che aveva curato l\’indagine in primo grado), hanno chiesto la condanna anche per coloro i quali erano stati assolti in primo grado: Roberto Aguì, Francesco Barbaro, Domenico Pizzata, Francesco Strangio, Antonella Vottari, Teresa Vottari, classe 1970, nonché Domenico Nirta e Antonio Romano, per i quali vi erano stati dei problemi procedurali.
Spicca l’assenza, tra le richieste di condanna, di Antonio Pelle, detto “la mamma”, già condannato in primo grado a 13 anni di reclusione: l’uomo è stato scarcerato qualche settimana fa per motivi di salute e la sua posizione stralciata. A pesare sulla posizione di alcuni imputati, tra questi Roberto Aguì, Giuseppe Pipicella e Raffaele Stranieri, sono state soprattutto le dichiarazioni del pentito Vincenzo Marino che, nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ha indicato gli imputati come soggetti che avrebbero ricevuto il “battesimo” di ‘ndrangheta in carcere. Le dichiarazioni di Marino, oltre alle risultanze investigative, rappresentano un tassello importante nell\’impianto accusatorio portato avanti dalla Procura Generale. A partire dalla prossima udienza, al cospetto della Corte d\’Assise d\’Appello di Reggio Calabria, presieduta da Fortunato Amodeo, prenderà inizio la girandola delle arringhe difensive (tra gli altri gli avvocati Dieni e Scarfò): l\’obiettivo è quello di arrivare alla sentenza prima dell\’estate.
di Claudio Cordova, tratto da Strill.it
Speriamo, che la sentenza d’ Appello non venga strumentalizzata o rovesciata da eventi esterni,vista l’enormità degli anni aumentati a carico degli imputati, nei confronti di una cosca della ‘ndrangheta, quella di San Luca, tra le più agguerite e sanguinarie della Calabria.
Tutto dipenderà dal giudizio del Giudice terzo,Presidente Fortunato Amodeo,che dovrà confermare l’appellata sentenza o ridimensionarla.
I capi d’accusa sono gravissimi:dalla strage, all’omicidio plurimo,all’associazione di stampo mafioso.
Speriamo, che il Presidente Amodeo, verificando l’impianto accusatorio dei Magistrati dell’accusa converga per una sentenza esemplare.
Altrimenti,viene vanificato il lavoro svolto dagli inquirenti nel tentativo di frenare l’azione sanguinaria della cosca attraverso questa operazione,e di ritrovarli,a breve,nuovamente in circolazione.
Processo della Cassazione a parte.