I sigilli della Dia all\’impero del medico \”a disposizione\” delle cosche. Il provvedimento ha interessato anche case di cure convenzionate con la Regione Calabria.
Sigilli ai beni del chirurgo Marcello Fondacaro, originario di Gioia Tauro ma da tempo residente ad Ardea, in provincia di Roma. Trenta milioni il valore dei beni sottoposti ai sigilli della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, diretta dal colonnello Gianfranco Ardizzone e dal vicequestore aggiunto Leonardo Papaleo.
La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha accolto la richiesta di sequestro formulata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone nei confronti del professionista coinvolto, alla fine degli anni novanta, nelle operazioni “Tempo” e “Porto”.
In sostanza, Marcello Fondacaro (sul quale pende una condanna non definitiva a 7 anni di carcere per associazione mafiosa) è ritenuto dagli inquirenti un «medico a disposizione della cosca Mole». Secondo le indagini coordinate dall’allora sostituto procuratore Roberto Pennisi, infatti, Fondacaro era vicinissimo al boss Rocco Molé ucciso nel febbraio 2008. Nell’ambito del processo “Tempo”, infatti, Fondacaro era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio dopo due mesi di latitanza. In attesa che, dopo un rinvio della Casssazione, la Corte d’Appello riemetta una sentenza nei confronti del medico.
In atto, inoltre, è pendente un procedimento penale presso il Tribunale di Palmi per truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale assieme ai fratelli Massimo e Giuseppe Alberto e a Filippo Sorace, considerato un prestanome di Fondacaro.
Secondo gli investigatori, Fondacaro avrebbe costituito un complesso sistema di gestione di istituti e laboratori di analisi, case di cura e riposo ed imprese immobiliari teso ad eludere, grazie ad alcune “teste di legno”, le indagini indirizzate all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Un sistema che gli ha consentito di beneficiare di indebite erogazioni dal Servizio sanitario nazionale e dall’Asp di Reggio Calabria dal 1998 al 2008.
La Dia ha accertato un’elevata sperequazione tra l’impero messo in piedi da Fondacaro, anche dopo l’arresto, e i redditi effettivamente dichiarati. Da qui, il sequestro i cui dettagli sono stati illustrati stamattina dal colonnello Ardizzone e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. I sigilli hanno interessato: il patrimonio aziendale e le quote di cinque società (Florida 78 Srl, Faf Srl, Analisi cliniche chimiche Fondacaro dott.Marcello di Giacalone Vito e C. snc, Gruppo C.M. Srl e Capo Vaticano Srl) con sede a Roma, Ardea e Mazara del Vallo; circa 25mila metri quadri di terreno edificabile a Ricadi e ad Ardea; quattro appartamenti ed un box garage; un’auto e 600mila euro depositati in un conto corrente.
«È un provvedimento che riguarda una persona particolare – ha affermato il procuratore aggiunto Prestipino durante l’incontro con i giornalisti -. Ricostruire le vicende societarie di Fondacaro non è stato semplice. Non è soggetto che appartiene alla struttura militare dell’organizzazione mafiosa. Fondacaro è un colletto bianco. Fa parte della cosiddetta “zona grigia” che è il punto di forza della ‘ndrangheta».