Si dividevano il compito di portare a spasso il cagnolino di famiglia, ma erano i due figli di uno dei latitanti piu\’ ricercati d\’Italia. Quindi, mentre entravano ed uscivano dall\’appartamento in cui vivevano con i genitori, a Vallauris in Costa Azzurra, nei pressi di Antibes, i carabinieri del Ros di Genova li osservavano, attendendo pazientemente che si facesse vedere anche il padre, Roberto Cima, 21 anni e 6 mesi da scontare per il barbaro omicidio di Aurelio Corica, avvenuto il l\’8 giugno del 1989 a Ventimiglia nell\’ambito di un regolamento di conti tra mafiosi per uno \”sgarro\” nello spaccio di stupefacenti. Per questo reato il 52enne Cima e\’ stato condannato dal tribunale di Milano a scontare una pena divenuta definitiva nel 2003. \”Da allora – ha spiegato il comandante del Ros di Genova Paolo Storoni – Cima ha cambiato piu\’ volte citta\’ e abitazione. Certo non credeva, ieri, di essere catturato. Ha dimostrato molto stupore quando noi, insieme ai colleghi della Gendarmeria francese lo abbiamo avvicinato a ammanettato\”. Cima, considerato un affiliato del clan Palamara, era gia\’ stato arrestato e rilasciato il 9 giugno del 2003 per il furto, messo in atto ad Arma di Taggia, della \’Adorazione dei re Magi\’ del Parmigianino. Secondo gli inquirenti, Roberto Cima aveva stretti contatti con clan \’ndranghetisti del Ponente della Liguria sui quali il Ros di Genova ha in corso indagini che hanno portato a luglio all\’arresto, a Genova, del boss Domenico Gangemi e del suo collaboratore Domenico Belcastro.
Ansa