Sempre più potente dinnanzi ad una Giustizia sempre più impotente. Scusate il gioco di parole ma è questa la situazione attuale, abbiamo un\’organizzazione mafiosa tra le più potenti al mondo che si fa\’ beffa di uno Stato, in parte colluso ed in parte impotente al suo cospetto. Le faide degli anni passati sono ormai un ricordo, perchè combattersi rischiando di distruggersi mentre è più semplice e remunerativo unire le forze ed accrescere il proprio potere? L\’ultima condanna in appello del \”Processo Crimine\” avrebbe rivelato questa situazione, ma non ce n\’era bisogno per avere una conferma di questo genere, i clan, le cosche si sono alleate da tempo, le diverse mafie lo hanno fatto e questo ne quintuplica in modo esponenziale il loro potere accrescendo, parallelamente, l\’impotenza di chi si ostina a combatterle….chi onestamente e chi, vestito da onesto cela il peggiore dei collusi!
‘Ndrangheta, Processo “Crimine” Le condanne
Si e’ concluso con tre riduzioni di pena e la conferma nel resto della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Locri, il processo d’appello celebrato nell’ambito dell’inchiesta Crimine della Dda di Reggio Calabria che, con l’operazione Infinito della Dda di Milano, porto’ nel luglio 2010 a circa 300 arresti tra CALABRIA e Lombardia, I giudici d’appello hanno confermato le assoluzioni per Francesco Marzano, Giuseppe Velona’, Carmelo Ferraro e Giuseppe Siviglia – per i quali la Procura generale aveva chiesto la condanna – ridotto la pena a Antonio Commisso (da 15 a 13 anni), a Francesco Gattuso (da 16 a 13 anni) ed a Ernesto Mazzaferro (da 18 a 12 anni). Confermate le condanne per Domenico Gangemi (19 anni e 6 mesi), Mario Giuseppe Stelitano (15 anni), Rocco Bruno Tassone (13 anni), Francesco Bonarrigo (12 anni), Antonio Figliomeni (11 anni), Antonio Futia (11 anni), Giuseppe Bruzzese (9 anni e 6 mesi), Giuseppe Giampaolo (9 anni e 6 mesi), Domenico Rocco Cento (9 anni), Antonio Cuppari (9 anni), Vittorio Barranca (8 anni), Roberto Commisso (8 anni), Michele Fiorillo (8 anni), Antonio Angelo Cianciaruso (8 anni), Giuseppe Caccia (3 anni e 8 mesi), Michele Capasso (2 anni), Vincenzo Fleres (2 anni), Vincenzo Nunnari (2 anni) e Nicola Perrotta (2 anni). L’operazione “Crimine”, secondo gli inquirenti, ha svelato il volto nuovo della ‘ndrangheta: non piu’ un insieme di cosche senza collegamento tra loro, ma un’organizzazione unitaria, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su piu’ livelli e provvista di organismi di vertice che prendono e ratificano le decisioni piu’ importanti. Un’organizzazione ramificata in ogni continente ma la cui testa pensante resta in provincia di Reggio Calabria. “La sentenza della Corte d’appello di Reggio CALABRIA – e’ stato il commento del procuratore aggiunto di Reggio CALABRIA Nicola Gratteri, che ha coordinato l’inchiesta – rappresenta un ulteriore riconoscimento del livello qualitativo della tecnica di indagine e probatoria posta in essere dalla procura distrettuale di Reggio Calabria consolidata in decenni di duro e costante lavoro. Un percorso la cui validita’ e’ riconosciuta non solo nazionalmente ma soprattutto in sede internazionale”.