Ancora un\’esplosione. Ancora la Calabria. Da Lamezia Terme a Crotone. Ieri salta in aria un bar, nel giorno di Natale, oggi, nel giorno di Santo Stefano, un incendio di natura dolosa danneggia seriamente un negozio di bevande e vini pregiati. Sempre lo stesso orario, le 16:00 circa. Sempre lo stesso boato. Boato a cui le nostre orecchie si sono purtroppo abituate, come se fosse il rumore in sottofondo della tv accesa. L\’esplosione, come si apprende dai giornali, ha divelto la serranda e la porta d\’ingresso che è stata scaraventata ad alcuni metri sulla strada principale. Un\’altra intimidazione che si sarebbe potuta trasformare in tragedia. Le indagini sono ancora in corso ma un\’amara considerazione si fa strada: \”E\’ questa la Calabria che vogliamo? E\’ così che vogliamo continuare a vivere?\” Possibile che non sentiamo sulla nostra pelle quel puzzo di cui parlava Paolo Borsellino? Che non avvertiamo la necessità del fresco profumo della bellezza? Ci siamo abituati alle brutture, alle notizie negative al punto che neanche ci toccano più \”è normale, se è saltato il negozio avranno fatto qualcosa che non doveva essere fatta\”. E questo è terribile. La rassegnazione, l\’indifferenza, l\’assuefazione sorelle terribili che i calabresi hanno scelto come compagne inseparabili e necessarie per il loro cammino. Non è così. C\’è un modo altro di vivere. Un modo altro di stare al mondo. Un mondo dove nessuno è padrone di nessun altro, dove non vi sono schiavi solo uomini uguali ad altri uomini. Dobbiamo destarci dal sonno che ci imprigiona da troppi anni…non possiamo continuare ad accettare questo stato di cose passivamente, in silenzio. Io non ci sto.