Dal Quotidiano della Calabria:
Operazione Mangusta. Ieri il processo in Corte d’appello
Pene ridotte ai Viperari
Vittima del clan il teste di giustizia Giuseppe Masciari
CATANZARO – Storie di \’ndrangheta e appalti. Di presunti boss e picciotti. In un contesto estorsivo che avrebbe visto come vittima privilegiata il noto testimone di giustizia Giuseppe Masciari.
Il processo scaturito dall\’operazione “Mangusta” è approdato, ieri mattina, in Corte d\’appello di Catanzaro.
Dove i giudici, pur mantenendo saldo il castello accusatorio messo su contro il presunto clan dei Viperari, hanno ridotto le pene per tutti gli imputati.
Si chiude così un secondo importante capitolo di un procedimento lungo e faticoso che ha visto alla sbarra coloro che la Procura distrettuale antimafia ha definito come gli appartenenti al “clan di contrada Ninfo”, quello dei “Viperari” di Serra San Bruno. Estorsioni, minacce, violenze e altro ancora. Di ciò, con l\’aggravante determinata dalla forza intimidatrice derivante dal vincolo alla cosca, dovevano rispondere i venti imputati del procedimento. L\’elemento probatorio chiave si basava sulla prova testimoniale offerta dall\’imprenditore catanzarese Giuseppe Masciari.
Era la metà degli anni \’90, aveva lavori appaltati per circa 25 miliardi di vecchie lire. Masciari contribuiva a sostenere centinaia di famiglie.
Poi un\’escalation impressionante di intimidazioni, mazzette per centinaia di milioni da pagare al fine di dimostrare – aveva denunciato – il “rispetto” alle famiglie delle Serre (i Vallelunga, gli Emanuele, i Ciconte e i Pisano), di Isola Capo Rizzuto (gli Arena) e di Soverato (i Procopio).
Un giorno, dopo alcuni episodi che avevano fatto crollare la sua fiducia nello Stato e nelle forze dell\’ordine, trovò nel maresciallo dei Carabinieri Nazzareno Lopreiato un uomo col quale parlare e alleggerire il peso dei suoi silenzi. Lopreiato
conquistò la fiducia di Masciari. Nel 1999 iniziarono così le deposizioni ai magistrati. L\’avvio del programma di protezione. Giuseppe Masciari divenne il supertestimone nel processo “Mangusta”, a carico dei “Viperari” delle Serre e dei boss di Isola e del Soveratese.
Oggi il testimone ha perso tutto. Vive blindato sotto scorta, con uno stipendio di mille e 500 euro, con la moglie e i suoi due figli, iscritto ai ruoli dei testimoni di giustizia.
Di fronte ai magistrati ha sempre sostenuto, con convinzione, tutte le accuse.
Ha ricostruito i contatti con gli ambasciatori delle cosche delle Serre, del Crotonese e del Soveratese. Gli anni di minacce e di intimidazioni. I momenti in cui aveva chiesto aiuto e durante i quali in molti hanno ignorato il suo appello.
Dichiarazioni fiume durante le quali sono stati menzionati i nomi di politici, sindaci, colletti bianchi, che hanno consentito di aprire nuovi filoni di inchiesta anche in altri punti nevralgici della Calabria.
Giuseppe Masciari continua a girare per i tribunali della Calabria per deporre contro boss e affiliati ai clan della \’ndrangheta.
Ieri la riduzione delle pene: 10 anni di reclusione e 1000,00 euro di multa per Damiano Vallelunga; 3 anni di reclusione e 600 euro di multa per Cosimo Vallelunga; 5 anni e 4 mesi quattro di reclusione e 535,00 di multa per Salvatore Vallelunga; anni due, mesi quattro e giorni venti di reclusione ed euro 268,00 di multa per Maria Procopio; anni quattro di reclusione ed euro 600,00 di multa per Vittorio Procopio; e anni sei e mesi dieci di reclusione ed euro 850,00 di multa per Antonio Pisano