di Marlena Lillo IV A Liceo classico di Gioia del Colle
Una storia di coraggio,paura,dignità,legalità,trasparenza e solitudine è quella dell’imprenditore calabrese Pino Masciari. Una storia che si legge come un’ avventura,se non fosse scandalosamente vera. Masciari ha deciso di squarciare il velo omertoso tessuto dalla ‘ndrangheta, e per questo motivo è stato costretto a lasciare con la sua famiglia la Calabria e ad essere esiliato in piccoli e squallidi appartamenti. In questi anni diventa un testimone di giustizia, denuncia collusi, malavitosi e istituzioni. Denuncia la ‘ndrangheta, un sistema e prima ancora una mentalità, che prospera grazie all’assenza dello Stato imponendo il suo diritto e la sua “giustizia” fatta di punizione e vendetta. Nonostante tutto, Masciari è rimasto fedele allo Stato.Il coraggio di Masciari è la nobile qualità dell’eroe omerico, non semplice sinonimo di non aver paura(perché di paura Masciari ne ha avuta, e continua ad averne),ma dignitosa,orgogliosa consapevolezza che ci sono cose più grandi e durature della paura.Un coraggio che ha virtù di contagio, che mi ha trasmesso per mezzo delle sue lucide e toccanti parole. Lo spettacolo su questo grande uomo “Padroni delle nostre vite” è stato senza dubbio emozionante, le parole di Pino Masciari sono scolpite nel mio cuore, parole che sono rimbombate con forza nel teatro di Gioia del Colle, profonde e intrise di solitudine,di odio e di coraggio.Un uomo che ha avuto sempre la forza di tenere la testa alta, nei suoi occhi si legge il rimpianto di non aver dato ai suoi figli una vita “normale”, serena e tranquilla,“i miei figli non sanno correre” ci dice infatti Pino Masciari con le lacrime agli occhi. Sono convinta che tutti i ragazzi hanno tanta voglia di cambiare il mondo,di combattere le ingiustizie,di contrastare le illegalità.È un processo duro ma sono sicura che alla fine riusciremo a dar vita a un Paese migliore. Perché lo Stato siamo noi, noi tutti, non si può dire a me non interessa. Bisogna credere nello Stato. La frase di Pino Masciari che mi ha colpito maggiormente è stata:“Sono un morto che cammina, vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo”.Perché lui anche se è vivo non si sente vivo, è una vita orribile, non ha un lavoro e una propria libertà,non ha una vita degna di essere chiamata tale.Lo spettacolo mi ha emozionato molto, un evento interessante e piacevole, una sfida lanciata nel luogo che più di tutti le mafie temono, la scuola.Loro i mafiosi sono tanti, ma noi siamo di più. Se riusciremo a organizzarci, come si organizza la malavita, alla fine vinceremo noi, perché finché la mafia esiste bisogna parlarne,discutere,reagire.