Tredici persone fermate nel corso dell\’operazione \”Reggio Nord\” e un quattordicesimo provvedimento di fermo non eseguito perche’ riguarda il boss Domenico Condello, latitante dal 1993. Sequestrate società e beni immobili per circa nove milioni di euro.
‘Ndrangheta di alto livello e imprenditori capaci di muoversi nell’ombra per sfruttare le proprie connivenze. Oltre a indebolire la rete di favoreggiatori del latitante Domenico Condello, “Micu u pacciu”, l’operazione “Reggio Nord”, eseguita dai Carabinieri del Ros di Reggio Calabria, comandati dal Tenente Colonnello Stefano Russo, apre scenari interessanti sulle attività di alcuni noti imprenditori della città, come Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio.
I Carabinieri hanno dunque dato esecuzione a un provvedimento di fermo firmato dai sostituti procuratori della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo e Valeria Sottosanti. I soggetti coinvolti sarebbero esponenti delle famiglie Condello, Tegano, Libri, Garonfolo, Zito e Bertuca, tutte operanti nella zona nord della città o nei comuni di Campo Calabro e Villa San Giovanni. Un’indagine che si basa soprattutto su un numero importante di intercettazioni telefoniche e che è una propaggine investigativa delle ricerche, incessanti, con cui il Ros di Reggio Calabria sta tentando di catturare il latitante Domenico Condello, detto “Micu u pacciu”. L’uomo, uccel di bosco dal 1991, è il cugino del più noto Pasquale Condello, catturato, nel febbraio 2008, proprio dagli uomini del Ros dei Carabinieri.
Nell’ottica degli inquirenti, un anello di congiunzione sarebbe Bruno Antonino Tegano, cognato di “Micu u pacciu”. Ma la cosca Condello sarebbe riuscita a far quattrini anche grazie alle connivenze con due imprenditori, Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio. Il primo è già in carcere da mesi, essendo stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Entourage”, il secondo, invece, è un soggetto che da anni è stato interessato da indagini, soprattutto con riferimento al settore sanitario. E’, in particolare, un’informativa di qualche anno fa, a opera della Guardia di Finanza, a puntare l’attenzione sulle attività di Rappoccio: telefonate, sms e incontri personali, politici, di destra e di sinistra, massoni, imprenditori, persino Lele Mora. Sono rappresentate tutte le categorie nell’agenda di Pasquale Rappoccio, massone, titolare dell’impresa di fornitura di medicinali Medinex di Reggio Calabria, già proprietario della squadra di pallavolo della città. E già in quell’informativa, datata 2007, si parlava dei rapporti di Rappoccio con le cosche e con l’altro imprenditore coinvolto nell’indagine “Reggio Nord”, Pietro Siclari: “Unitamente al fratello Vincenzo, attraverso il controllo, esclusivo o compartecipato, di numerose strutture societarie attive, oltre che nel settore delle forniture sanitarie, anche in quello turistico alberghiero, svolgerebbero, per conto dei Libri, un’intensa attività di reimpiego di capitali di illecita provenienza, avvalendosi anche della collaborazione di altri imprenditori. In tale contesto, Rappoccio Pasquale avrebbe creato alcune società con Siclari Pietro personaggio collegato anche alle famiglie reggine Alvaro e Serraino”.
I due imprenditori rispondono di intestazione fittizia di beni, aggravata dalle modalità mafiose: sarebbero stati, insieme ad altri soggetti, dei prestanome delle cosche, con particolare riferimento alla proprietà e gestione della discoteca “Limoneto”, ubicata nella zona di Catona, assai nota in città, frequentata, come spesso accade, anche da rampolli della “Reggio bene”. Stando alle indagini del Ros, sarebbero tre le società-satellite del clan Condello proprietarie della discoteca “Limoneto”: la WELCOME INVESTMENTS ITALIA S.R.L., di Pasquale Rappoccio, la KATA SAS di Robertino Morgante e la GRANDI ALBERGHI S.R.L. Le tre società, peraltro, sono state poste sotto sequestro, grazie a un’attività sinergica svolta dai Carabinieri con la Guardia di Finanza. Circostanza particolare, peraltro, è rappresentata dal fatto che, dopo l’acquisizione del “Limoneto” da parte del gruppo, facente capo ai Condello, gli intestatari fittizi ricevettero una lettera di minacce: un fatto che lasciò sbigottiti i protagonisti della vicenda, visto che “tutti” avrebbero dovuto sapere chi c’era dietro la gestione del “Limoneto”. Lo stesso Cosimo Alvaro, boss di Sinopoli, coinvolto nell’indagine “Meta” a causa del controllo occulto che avrebbe esercitato sul lido-discoteca “Calajunco”, avrebbe fatto cadere il proprio interessamento per il “Limoneto”, dopo aver appreso della “regia occulta” dei Condello sulla struttura. L’inaspettata lettera di minacce, dunque, portò Francesco Belfiore, Robertino Morgante e Fabio Pasqualino Scopelliti, tutti “soggetti puliti”, coinvolti nell’indagine, a effettuare una vera e propria istruttoria con i responsabili criminali dei quartieri della zona nord di Reggio Calabria. Fasi captate dalle cimici del Ros che hanno permesso l’esecuzione dei fermi che adesso dovranno essere convalidati dal Gip.
L’indagine “Reggio Nord” non svela alcun collegamento con la politica (sebbene Rappoccio sia stato, negli anni, in rapporti anche con l’ex sindaco e oggi Governatore Giuseppe Scopelliti), ma di certo apre uno squarcio sulle alleanze tra imprenditoria e cosche, tra “zona grigia” e ala armata della ‘ndrangheta.
E forse, da oggi, Domenico Condello, nella sua latitanza, è un po’ più solo.
articolo di Claudio Cordova (Stirll.it)