Riportiamo l\’articolo di Paolo Bellettieri, intitolato \”Dead Man Walking\” ed apparso su alcuni blog della rete, riguardante il libro scritto da Pino Masciari, insieme alla moglie Marisa, \”Organizzare il coraggio\” (Add Editore).
\”Ogni persona che viene a conoscenza della mia storia mi allunga la vita di un giorno”
\”Quando la \’ndrangheta emette una sentenza, manca solo la data. Prima o poi l\’esecuzione arriva\”
Pino Masciari, l\’imprenditore di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, che si è ribellato alla mafia più potente del mondo in anni in cui neppure rientrava nel vocabolario, esorcizza così la paura che ancora lo accompagna.
Un uomo di grande coraggio Pino Masciari.
Dopo la morte del padre nel 1988 Pino, che ha meno di trent’anni, si trova con un’impresa edile da portare avanti e una madre e otto fratelli da sostenere. E si scontra con la realtà.
Figlio di un costruttore, segue il cammino del padre. È appassionato, crede nel suo lavoro, ha successo. Apre cantieri in Italia e all’estero, la ‘ndrangheta si accorge alla svelta che la sua ditta è solida, ha contratti e appalti per miliardi. Comincia l’assedio.
I primi tentativi di circonvenzione sono morbidi, partono da un innocente invito a prendersi un caffè al bar. Agli ‘ndranghetisti bastano poche parole per farsi intendere, chiedono percentuali sugli appalti, impongono assunzioni di manodopera, esigono la chiamata di ditte amiche per il movimento terra, l’acquisto del cemento, degli impianti elettrici.
Se qualcuno tentenna cominciano gli avvertimenti, le bombe, gli incendi, la sistematica distruzione degli impianti e le somme richieste per ottenere l’autorizzazione a lavorare si moltiplicano.
Poi cominciano le minacce portatrici di morte.
A 35 anni Masciari ha perso tutto. Con la moglie Marisa decide di non subire più.
Comincia a parlare con i magistrati, lascia la Calabria per una “località protetta”, da cui si muove per andare a testimoniate in condizioni che a volte hanno dell’incredibile.
Negli ultimi decenni la ‘ndrangheta è diventata la più potente delle organizzazioni criminali sopravanzando Cosa nostra.
Pino Masciari ha sfidato la malavita organizzata e per questo ha dovuto rinunciare alla propria vita e alla propria libertà. Da solo ha denunciato, combattuto, ricercato la verità fino a far condannare oltre quaranta persone, dalla piccola manovalanza della \’ndrangheta fino ai massimi vertici dell\’organizzazione e della cupola politica che spesso si lega alla delinquenza.
Nel 1997 Masciari è entrato nel Programma speciale di protezione testimoni, cominciando una vita da fantasma insieme alla moglie Marisa e ai loro due figli.
L\’ex procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna l\’ha definito \”il principale testimone di giustizia italiano\”. Perché nelle sue deposizioni ha messo in luce un sistema in cui ai mafiosi si affiancavano banche, politici e giudici. \”Pensate davvero che la \’ndrangheta dimentichi quelli che l\’hanno sfidata? Finché le mafie esistono le persone che si sono messe contro di loro rischiano la vita\”.
Pino Masciari oggi ha 52 anni e gira l\’Italia per parlare di legalità nelle scuole e nei consigli comunali, ha raccontato insieme alla moglie in un libro (Organizzare il coraggio. La nostra vita contro la \’ndrangheta) 13 anni di amarezze e sofferenze.
Dall\’Aprile 2010 e\’ uscito dal programma di protezione, ma stabilito che sussiste il pericolo di vita e\’ costantemente sotto scorta.
\”Io e la mia famiglia abbiamo pagato un prezzo altissimo. Siamo dovuti scappare dalla nostra terra, abbiamo vissuto in località protette, dove nessuno badava alla nostra sicurezza ma dove eravamo costretti a usare i nostri veri documenti, con evidenti rischi. In Calabria facevo l\’imprenditore da quando avevo meno di vent\’anni, mia moglie è dentista: non abbiamo più potuto lavorare né stare con i nostri parenti. Il dolore che ho causato ai miei cari lo porterò sempre dentro di me. Ma rifarei tutto, continuo a farlo ogni giorno. Perché fa parte dell\’educazione che ho ricevuto e per me è normale, sono orgoglioso e lo sono anche quelli che mi vogliono bene. Soprattutto ritengo di essere un uomo libero\”
Nel racconto pero\’ c’è qualcosa che non torna, che non quadra.
Pino Masciari ha denunciato solo perché gli sembrava normale, perché lui voleva solo fare l’imprenditore edile, e farlo bene, in grande, come suo padre e meglio di suo padre.
Non chiama in causa i valori, il senso del dovere, la disponibilità al sacrificio. No. La NORMALITA\’.
Quest’uomo racconta la storia di una non vita cominciata sedici anni fa, di non case in non luoghi lontani da tutto, nel nord Italia, di raccomandate non spedite per non essere rintracciabili, di figli che non sono abituati a vivere in spazi ampi, all’aperto, di un saluto non dato alla madre per evitare di esporla a qualche rischio, una madre non più vista per anni, dopo. La storia di un esilio in nome della sicurezza personale di un uomo e della sua famiglia.
Ha denunciato. Ha fatto finire molte persone in carcere. Da allora ha vissuto in esilio, imprigionato lui, prima e forse più di quelli che ha mandato in galera, privato di diritti elementari, sempre in bilico, molto spesso solo, lontano da tutto, isolato.
E’ la storia di Pino Masciari, di sua moglie Marisa e dei loro due figli.
Una storia di coraggio e paura, dignità, trasparenza, legalità. Solitudine e amicizia.
Una storia che si legge come un’avventura, se non fosse scandalosamente vera.