di Cesare Fossati e Giancarlo Castoldi (Circolo Pd di Lissone)
E’ stato un incontro toccante ed emozionante quello tra Pino Masciari e il Circolo del PD di Lissone (Monza), mercoledì sera. Pino, con grande trasporto, ha raccontato le fasi cruciali della sua straordinaria vicenda alternando momenti di commozione e qualche lacrima mentre altri di rabbia e rancore verso coloro che hanno costretto lui, ma soprattutto i suoi affetti più cari, la moglie Marisa e i figli Francesco e Ottavia ad una vita di immensi sacrifici e numerevoli restrizioni.
Pino Masciari ha raccontato le vicende della sua vita, dal 1994 in poi, cioè da quando nella sua vita è intervenuta in maniera prorompente la ‘ndrangheta: voleva imporre le sue regole, in alternativa alle regole democratiche. Masciari dopo qualche timido tentativo per ribellarsi a questi soprusi incontra finalmente un brigadiere e un magistrato disposti a raccogliere le sue denunce: la \’ndrangheta lo accerchia, lo vessa, gli impedisce di lavorare, ma non c\’è solo la malavita, perché se questa pretende il 3 per cento sugli appalti, la politica vuole invece il 6.
Pino racconta tutto, fa nomi e cognomi, porta testimonianze precise, arriva al cuore del sistema. Per questo deve andarsene dalla Calabria ed entrare nel Programma di protezione speciale.
Nella notte del 17 ottobre 1997 lascia la madre e i fratelli, la sua casa e la sua terra, per sempre. Comincia da qui una storia incredibile di esilio e isolamento.
Uno stato di reclusione, che ricade anche sui suoi due figli, Francesco e Ottavia, avevano solo 2 anni e 1 anno, quando sono stati strappati dalla loro casa, costretti a crescere fra quattro mura, non hanno potuto imparare a correre.
Paradossalmente la sua figura di testimone di giustizia dovrebbe prevedere sicurezza, ma questo non avviene e Masciari, la moglie Marisa, i due figli vivono in un limbo: non hanno un nome di copertura, non hanno casa, vengono spostati in località sempre diverse, sono senza scorta.
\”Vorrei che provaste a immedesimarvi per un momento in quella che è stata la nostra vita: pensatevi chiusi in una casa che non è vostra, in un luogo che non conoscete, dove non conoscete nessuno e dove vi dovete nascondere perché non potete dire chi siete veramente, neanche al vicino di casa. Pensateci, vorrei che per un attimo vi diceste: io da domani mattina sono in un altro posto, in un posto che per me è come avere il nulla intorno. Io da domani non posso più usare il mio nome. Io da domani non sono più nessuno.\”
Vogliono la sua morte civile e fanno fallire la sua azienda.
Nonostante questo trattamento, Pino Masciari continua ad avere fiducia nello Stato, a testimoniare e a raccontare quello che ha subito, facendo condannare malavitosi, politici e anche gli stessi giudici che avevano ingiustamente fatto fallire la sua azienda.
Grazie al suo impegno, ora nella sua amata Italia, c\’è una maggiore tutela per le persone che denunciano e una maggior fiducia nella legalità.
Anni duri, non solo per gli attentati subiti, ma per il profondo isolamento in cui si è trovato contro tutti, solo da poco la parte onesta della società civile sta iniziando ad accorgersi di lui e a riabilitarlo alla vita civile. Oggi Pino è uscito dal programma di protezione e vive, finalmente, alla luce del sole, seppur sotto scorta per l\’elevato rischio di vita.
\”Ogni persona che viene a conoscenza della mia storia, mi allunga la vita di un giorno\”.
Ringraziamo Pino Masciari per il suo straordinario contributo e ci auguriamo che anche il Circolo del PD di Lissone possa vantarsi di essere entrato nel novero dei suoi tanti amici e sostenitori.
L\’articolo \”Lissone, la \’ndrangheta vista da vicino. Il racconto di Pino Masciari\” pubblicato in data odierna su MBNews.
Pubblichiamo di seguito alcune foto della serata: