Fonte: La Repubblica – Il cantiere milionario delle Ferrovie dello Stato avviato a Palermo per realizzare la metropolitana rimarrà aperto lo stesso. Anche se dentro c\’è la mafia. L\’ente pubblico ha stabilito che \”non è conveniente interrompere i lavori\”. Non è sufficiente, per fermare tutto, che la criminalità organizzata si sia infiltrata in un appalto che vale quasi seicento milioni di euro.
La decisione è stata presa dalla società Rete Ferroviaria Italiana (gruppo Fs) con una delibera cheRepubblica è in grado di documentare e raccontare. E così, pur essendo provata in modo \”non equivoco\” la \”sussistenza di tentativi d\’infiltrazioni mafiose nell\’appalto\” – è scritto nel documento – l\’incarico affidato al raggruppamento temporaneo d\’imprese \”inquinato\” da \”cosa nostra\” non sarà revocato, ma solo ridotto di poco meno di quarto: da 599 milioni a 464 milioni di euro. Tutto resterà come prima o quasi. Anche se è spuntato fuori un pizzino trovato nel bunker di Bernardo Provenzano nel giorno della sua cattura (l\’11 aprile 2006) dove Salvatore Lo Piccolo scriveva: \”Zio, la informo che siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare. Se c\’è, me lo faccia sapere che l\’inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato\”. E non solo. Tutto resterà come prima anche se Impastato (fino all\’arresto dello scorso anno) ha poi effettivamente gestito il cemento utilizzato per l\’appalto della metropolitana. Anche se un\’altra ditta, legata al boss Tommaso Cannella, si è occupata delle trivellazioni di quei cantieri pubblici. Anche se un\’altra azienda ancora, gestita da un imprenditore catanese arrestato per mafia nel 2005, ha ottenuto in affidamento i lavori edili di un intero lotto (tratto Cardillo-Carini). E anche se, infine, sono emersi stretti contatti e frequentazioni fra i manager mafiosi e alcuni funzionari del consorzio di ditte che gestisce l\’opera.
Tutto è stato documentato dalle indagini della procura distrettuale antimafia. E\’ toccato poi alla Prefettura di Palermo inviare il 3 febbraio scorso una lettera alla direzione delle Ferrovie sollecitando con urgenza \”decisioni\” in ordine al rapporto con il general contractor (ovvero la società appaltatrice, ndr)\” citando anche un articolo di legge dove si prevede in caso di infiltrazioni mafiose la revoca dei lavori. Quasi due mesi dopo (il 27 marzo scorso) l\’azienda di Stato ha messo a verbale la sua risposta: i lavori andranno avanti e sempre con le stesse ditte (S. i. s. spa, Geodata spa, Sintagma che insieme costituiscono la \”Nodo di Palermo s. c. p. a.\”) che avevano subappaltato alle società mafiose. \”Il recesso del contratto – scrive nella delibera l\’ingegner Andrea Cucinotta referente del progetto per Reti Ferroviarie italiane (gruppo Fs) – comporterebbe la perdita dei finanziamenti europei, l\’inasprimento dei disagi che la popolazione residente è chiamata a sopportare con i cantieri aperti, oltre che la conseguente necessità di mettere in sicurezza le tratte interessate dai lavori\”. Per questo occorre superare \”la disciplina antimafia\” scrive ancora il gruppo Ferrovie \”a fronte di concrete ragioni che rendono sconveniente, nell\’interesse pubblico, l\’interruzione dei lavori\”. Il direttore tecnico, l\’ingegnere Giuseppe Galluzzo, intercettato con i referenti di \”cosa nostra\” è stato licenziato, mentre è stato trasferito a Torino il geometra catanese Roberto Russo, anche lui coinvolto nelle indagini. Ora, i lavori per la metropolitana di Palermo per le Ferrovie possono continuare.