PINO MASCIARI:
\”PER COMBATTERE LA \’NDRANGHETA DEVE CAMBIARE LA CULTURA ACCOMODANTE ED OMERTOSA DEGLI ITALIANI, NONCHÈ AVERE IL CORAGGIO DI DENUNCIARE!\”
Anche chi in buona fede proclama il diritto a una esistenza civile nella propria terra, nella propria città, Reggio Calabria, dovrebbe essere onesto con se stesso, e riconoscere che forse l\’inquilino della porta accanto è un nemico
Insomma, se dipendesse da lui, anche i tavolini dei bar di Reggio Calabria sarebbero vuoti. Anche un caffè si dovrebbe bere da soli. E già perché nella città dolente, della guerra di mafia che fu (anni Novanta, Reggio Calabria), dei Moti di Reggio, meglio essere soli che “male accompagnati”. Lo ha detto poche sere fa in una intervista a una televisione privata il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho. E in molti si sono risentiti. Un consigliere metropolitano, sindaco di un piccolo comune, San Procopio, Eduardo Lamberti, è uscito allo scoperto per dire che \”Reggio è infestata dalla mafia ma il suo tessuto sociale è sano\”.
Una città perennemente sotto scacco di un governo occulto di mafia
Lamberti si è chiesto: \”Come è possibile immaginare una vita in una città dove vige il sospetto, dove la diffidenza regna sovrana e soprattutto la fama che la circonda è quella di essere abitata solamente da Ndrangheta e mafia, palese o sotto mentite spoglie?\”. È vero, come è possibile immaginare una città perennemente sotto scacco di un governo occulto di mafia, massoneria, politica collusa? Che forse la rappresentazione della realtà attraverso le lenti delle inchieste della magistratura è distorta? Che la percezione della realtà, diversamente, per l\’opinione pubblica, per la maggioranza della cittadinanza si presenta diversa? Meno compromessa di quanto appaia ai magistrati o alle forze di polizia?
Sembra essere tornati agli anni Novanta
Ricordo sempre come se fosse accaduto ieri che nel 1991, a Reggio Calabria, che stava uscendo dai mille morti ammazzati della guerra di mafia, si viveva in un clima spettrale. Di morte. Ogni angolo di strada era stato teatro della guerra. Dopo tanti anni di Mezzogiorno e mafie, di camorra, \’ndrangheta, Cosa nostra, è giusto chiedersi se porre l\’accento sulla emergenza criminalità abbia in qualche modo distorto la rappresentazione della stessa realtà, non facendo vedere gli aspetti positivi che pure esistono in questi territori?
Sembra essere tornati agli anni Novanta e alle polemiche su \”Palermo non è solo mafia\”, o \”La Dc non è mafiosa\”. Ricordate? Trent\’anni sono passati e siamo tornati al punto e a capo. Ma cosa ha detto di così scandaloso il procuratore Cafiero de Raho? \”In questo territorio – ha detto – bisogna stare soli, non si possono avere rapporti con altre persone perché quello che caratterizza la Ndrangheta è la sua capacità di confusione, d\’infiltrazione e inquinamento dei vari settori: economico, politico e sociale\”. Le estreme conseguenze a cui giunge il procuratore di Reggio è che gli uomini delle Istituzioni devono rinunciare a tutti i rapporti esterni che non siano quelli istituzionali.
L\’incompatibilità ambientale non è contemplata dal CSM
Perché tutto questo scandalo per le parole del procuratore Federico Cafiero de Raho? Che forse l\’incompatibilità ambientale non è contemplata dal CSM come misura da applicare ai magistrati? Forse che alcuni magistrati non si facevano prestare soldi da imprenditori o da comandanti dei vigili urbani piuttosto che professionisti? Chi ha ragione Cafiero De Raho o quella Reggio insofferente che vorrebbe cancellare i sospetti di collusione e contiguità con la Ndrangheta? Dopo tanti anni, è giusto che lo Stato continui a dichiarare di trovarsi in territorio «ostile», «straniero»? Negando a se stesse l\’agibilità civile, la possibilità cioè di avere relazioni sociali le istituzioni è come se si fossero arroccate, murate vive in un rifugio antiatomico.
A Reggio Calabria la rivolta della società civile non c\’è mai stata
Ma anche chi in buona fede proclama il diritto a una esistenza civile nella propria terra, nella propria città, Reggio Calabria, dovrebbe essere onesto con se stesso, e riconoscere che forse l\’inquilino della porta accanto è un nemico. Sarà per questo che la rivolta della società civile non c\’è mai stata, a Reggio Calabria, se non ai tempi dei Moti, anni Settanta, quando Ndrangheta ed eversione di destra provarono a sperimentare una svolta autoritaria nel Paese.