“Secondo la testimone di giustizia, baronessa Maria Giuseppina Cordopatri, le sue memorie difensive prodotte in un processo in cui era imputata e che si sarebbe concluso con “la ventottesima assoluzione in dieci anni ‘perchè il fatto non sussiste’ – pronunciata dal giudice monocratico di Roma, Mario Marotti, dopo un processo durato otto anni con l’imputazione di calunnia a danno del Servizio centrale di protezione – sarebbero state trasmesse alle Procure di Roma e Perugia, affinché si faccia luce sulla “persecuzione anche giudiziaria dei testimoni di giustizia e delle parti civili nei reati di mafia, attuata da parte degli organi preposti alla loro tutela”.
Le vicende della baronessa Cordopatri hanno suscitato in passato grande attenzione, anche perché la donna appare come l’unica rappresentante di quella nobiltà dei vecchi feudi che si è “ribellata” ad una sorta di “spodestamento” che gli eredi dei feudatari hanno dovuto subire o accettare dalle costituite famiglie mafiose calabresi .
La sua ribellione e la costanza della lotta contro la “piovra” ne hanno però fatto un personaggio scomodo per molti, ivi compreso un giudice che ha disposto una perizia per valutare la capacità a testimoniare e l\’attendibilità stessa della teste, costituita parte civile contro la “‘ndrangheta” per le vessazioni subite sulle sue proprietà.
E’ accaduto in una recente udienza in quel di Catanzaro quando la difesa ha chiesto di non proseguire nel pomeriggio, per motivi medici (la baronessa è abbastanza avanti con gli anni) l’interrogatorio della donna già durato tre ore e mezza in mattinata oltre che reso in passato.
Ma anche qui la baronessa ha lasciato il segno: la Procura di Salerno ha già aperto, contro il giudice “un procedimento per valutarne l’operato per come ha inteso delegittimare la parte civile costituita”.”
Tam Tam
12 Agosto 2008
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