28 anni fa, nel giorno del suo 56° compleanno, la mafia uccideva don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo.
Era conosciuto per essere sempre sorridente e per il suo grande impegno nella lotta alla mafia, impegno che la sera del 15 settembre 1993 gli costò la vita.
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, lo ricorda come una persona “straordinariamente normale”, che ha trasformato un atto di morte in un atto di vita. “Se siamo migliori, se Palermo è una città migliore, lo dobbiamo anche al suo sacrificio.”
Don Pino Puglisi era noto per il suo aiuto ai giovani palermitani che vedevano nei boss mafiosi degli idoli da imitare. Organizzava giochi e attività per questi ragazzi, parlava di rispetto e valore umano anche senza dover essere dei criminali. Nella sua vita di parroco ha aiutato decine di ragazzi di strada, senza mai tirarsi indietro di fronte alle minacce. Spesso apostrofava i boss mafiosi anche durante le omelie.
Amava insegnare e fu docente in diverse scuole siciliane. Tutto ciò non piaceva ai boss mafiosi che lo consideravano un ostacolo, una figura pericolosa.
La sera del 15 settembre 1993, davanti al portone di casa sua, un colpo di pistola alla nuca lo uccise, una vera e propria esecuzione di mafia.
Il 19 giugno 1997 venne arrestato a Palermo il latitante Salvatore Grigoli, colpevole di 46 omicidi, compreso quello di don Puglisi.
Il 26 agosto 2015 viene conferita alla memoria di don Puglisi la Medaglia al valor civile: “Per l’impegno di educatore delle coscienze, in particolare delle giovani generazioni, nell’affermare la profonda coerenza tra i valori evangelici e quelli civili di legalità e giustizia, in un percorso di testimonianza per la dignità e la promozione dell’uomo. Sacrificava la propria vita senza piegarsi alle pressioni della criminalità organizzata. Mirabile esempio di straordinaria dedizione al servizio della Chiesa e della società civile, spinta fino all’estremo sacrificio. 15 settembre 1993 – Palermo”.