Martedì 26 giugno, a Festambiente Vicenza, Pino Masciari ha sostituito Don Luigi Ciotti nell’aiutare il pubblico a riflettere sulle mafie e sulla legalità, sul coraggio e sul prezzo del coraggio. Ci ha donato la sua esperienza, ce l’ha comunicata con il cuore in mano e l’emozione sulle labbra.
Il sogno di Pino Masciari era di creare posti di lavoro. Era uno dei più grandi imprenditori della Calabria. Ora vive in “una città dell’Italia”. Porta con se, ovunque vada, due “angeli custodi”. Era uno dei più grandi imprenditori della Calabria, ora il suo lavoro è testimoniare giustizia
Pino Masciari è uno dei nove testimoni di giustizia dello Stato italiano. Il testimone di giustizia è colui il quale, pur non provenendo da ambienti malavitosi e non avendo commesso alcun tipo di reato, decidono di testimoniare e denunciare dopo aver subito estorsioni o assistito ad eventi criminosi.
Pino aveva una facoltosa impresa di costruzioni. Giovanissimo, dopo l’improvvisa morte del padre, prende in mano le redini dell’azienda e decide quasi subito di fare il salto di qualità: concorrere per gli appalti pubblici. La sua azienda si arricchisce velocemente. «Il sud non ha industrie, i miei concittadini erano costretti ad emigrare. Il mio sogno era quello di offrire posti di lavoro», racconta Pino. Poi la ‘Ndrangheta.
La ‘Ndrangheta gli si è presentata con tutti i suoi strumenti: pilotando le assunzioni, i rapporti con le banche, bloccando gli appalti pubblici, estorcendo somme di denaro, minacciando la vita dei dipendenti e delle loro famiglie. Pino non ha pagato, ha denunciato i fatti ai carabinieri, alla polizia, alla questura. È arrivato dal magistrato. Il magistrato gli ha chiesto il sei percento.
Dopo aver licenziato gli ultimi cinquantotto dipendenti e aver chiuso la ditta, a mezzanotte e un minuto deve lasciare con la moglie e due bimbi piccolissimi la Calabria senza dire nulla a nessuno, nemmeno alla madre e ai fratelli che per anni lo hanno pensato morto. La famiglia Masciari viene scortata fino alla campagna romagnola, poi vicino alla stazione di Mestre, poi a Vicenza, poi a Torino. Intanto i figli crescono, la moglie non riesce a mangiare, soffre di bulimia da stress.
La ‘Ndrangheta non gli dà tregua: una notte Pino si sveglia perché sente dei rumori, apre gli occhi e, incredulo, se li strofina bene: ci sono tre persone incappucciate, a mani conserte, uno arriva dalla camera dei bambini. Pino inizia ad urlare come un ossesso, loro esitano e, tranquilli, lasciano la casa.«Voi non potete immaginare cosa può provare un padre al solo pensiero di aver perso i figli. Mi è tornato alla mente tutto. ancora oggi mi mordono i sensi di colpa se penso a quello che non hanno potuto vivere i miei figli. Hanno diciotto e diciassette anni ora, e ho l’impressione che non sappiano nemmeno correre. Sono stati costretti a stare chiusi in quattro mura per colpa mia, di una mia decisione. Mia moglie aveva uno studio odontoiatrico ben avviato. Ora non lavoriamo e non abbiamo nulla. Siamo nascosti».
Ancora oggi, il suo lavoro è quello di testimoniare la giustizia, è quello di raccontare affinché ciascuno prenda in mano il proprio fazzoletto di mondo e lo pretenda giusto e libero. «L’Italia ha bisogno di tutti, del Presidente della Repubblica come del bimbo che va tutti i giorni a scuola. L’Italia ha bisogno di uomini e donne che fanno, e non solo che dicono, perché di chiacchiere ne abbiamo la testa piena. In questo momento di crisi dobbiamo prenderci tutti per mano ed aiutarci. Al centro di tutto ci deve essere la dignità di ogni uomo».
Pino Masciari commuove il pubblico con la sua storia. Io ho di nuovo quella spiacevole sensazione di sapere sempre troppo poco delle mafie in Italia. La televisione continua a dipingere la mafia come una brutta storia quasi finita, continua a raccontarci dei sequestri di persona, ogni tanto ci dà notizia di qualche arresto. «La globalizzazione dei mercati ha conseguito la globalizzazione delle mafie», ci ha spiegato. La mafia ha oggi strumenti diversi, agisce su scala internazionale, va a braccetto con le istituzioni.
L’Italia ha bisogno di nuovi strumenti. Non basta la denuncia, non serve il 41bis, non basta la scorta e il potere, serve la cultura, serve conoscere, studiare, restare informati, interessarsi, preoccuparsi, occuparsi.
«Ero un imprenditore, ora sono un padre. Mi stanno a cuore i miei figli e ora mi state a cuore voi tutti…grazie!» Conclude così Pino Masciari, che ci ha messo nel cuore l’Italia intera.
27 giugno 2013 Autore: Giulia De Rocco
F.te:
http://www.mezzo-pieno.it/comunicazione-orale/pino-masciari-continua-a-testimoniare-giustizia.html