Intervista a Pino Masciari. “Il mio testamento: la mia vita contro la ‘ndrangheta e le sue collusioni”
-Gea Ceccarelli-La storia di Pino Masciari è una storia di coraggio e onestà.
Lui, imprenditore, viveva in Calabria, dove guidava un\’azienda edile da un fatturato sempre in crescita, con oltre cento dipendenti. Finché non decise di sfidare la \’ndrangheta e opporsi alle pressioni e alle sue estorsioni e a quelle delle istituzioni locali, che richiedevano il 3% ai mafiosi, il 6% ai politici collusi.
Inizialmente, l\’universo mafioso-istituzionale bloccò le attività delle imprese di Masciari, intralciandolo quando e come fosse possibile, affossando, di fatto, la sua attività. Successivamente, l\’imprenditore dovette fare i conti con minacce, danneggiamenti, furti e incendi.
A quel punto, comprese che ribellarsi non era sufficiente, che era necessario denunciare: si affidò allo Stato, e la sua vita cambiò totalmente. Erano gli inizi degli anni \’90. Nel \’97, Masciari, assieme a sue moglie e i suoi due figli, entrò nel programma speciale di protezione. Da un giorno all\’altro vennero allontanati dalla Calabria, e lui divenne, come lo definì il procuratore Pier Luigi Vigna “il principale testimone di giustizia italiano”.
Un sistema che, però, presentava evidenti falle: spesso, Masciari, chiamato a testimoniare in numerosi processi contro le cosche, dovette fare i conti con uno Stato impreparato e noncurante, che non gli garantiva la sicurezza promessa. Dal 2010, non fa più parte di quel programma speciale di protezione che lo ha accompagnato in tutti questi anni e, si legge sul suo sito, “vivo alla luce del sole, pur rimanendo sotto scorta”.
Fino al 27 marzo scorso, quando, improvvisamente, proprio quella stessa scorta, così essenziale e necessaria, gli è stata revocata.
Dottor Masciari, con che motivazione?
Leggo testualmente: “Nei confronti della S.V. il Ministro dell\’Interno ha disposto la revoca della misura di protezione”. Punto.
Quindi, senza motivo.
Nessuno.
E si è fatto un\’idea, in proposito?
Assolutamente nessuna. Poi, la missiva prosegue: “Ad eccezione della sola Regione Calabria, in cui permane il servizio di protezione di terzo livello, tutela su auto specializzata”.
Come se la \’ndrangheta esistesse soltanto in Calabria…
Appunto. Questo me lo devono dire loro: la \’ndrangheta è circoscritta? E\’ soltanto in Calabria? Per cui in tutto il resto d\’Italia non esiste?
Non capisco cosa intendano fare, con questa decisione: che si tratti di un\’intimidazione?
Se la stanno prendendo con un padre di famiglia, con un uomo che ha consegnato non soltanto la propria vita, ma anche quella di sua moglie e dei suoi figli nelle mani dello Stato. E, alla luce di tutto, mi viene da chiedermi: “Ma di quale Stato? In quello riconosciuto dalla Costituzione o uno che io non conosco?”
I muscoli, lo Stato, li dovrebbe mostrare contro i mafiosi, contro i collusi, contro quelli che stanno portando allo sfascio la nostra Italia. Non contro l\’imprenditore Pino Masciari! Perché io non posso più riappropriarmi della mia vita? Che cos\’ho fatto per meritarlo?
Ecco: cos\’ha fatto?
Ho denunciato i boss della \’ndrangheta, con tutti i loro affiliati. E ho denunciato le collusioni politiche-istituzionali della mia regione. Non è concepibile che, dopo aver fatto questo, con naturalezza, per dovere civico e morale, dopo oltre vent\’anni, non possa riavere la mia vita.
Mi hanno fatto perdere la mia terra, la mia gente, il mio lavoro, i miei amici, i miei affetti, mi hanno fatto fuggire di notte, vergognandomi. Mi hanno deportato altrove.
Ma che esempio stiamo dando agli imprenditori che vorrebbero denunciare, che vorrebbero uscire da quel circolo? Come possono esser incentivati a denunciare, a fronte della storia dell\’imprenditore Pino Masciari e di tutti gli altri testimoni di giustizia, considerato che nessuno di noi è riuscito a riappropriarsi della vita e riprendere a lavorare in maniera serena?
Io sono un esempio negativo, in questo senso.
Io ho fatto addirittura condannare un magistrato, un Consigliere di Stato che aveva ricevuto la nomina dopo esser stato rinviato a giudizio. E nessuno, nessuno dello Stato, si è costituito parte civile, in quel processo. Anzi: questo magistrato ha avuto pure due figli nominati all\’interno delle Istituzioni.
E Pino Masciari, invece?
Lui non lavora più.
La mafia colpisce per due motivi: o perché non rispetti i patti, o perché ti sei messo contro.
Io non avevo patti da rispettare. Io ho denunciato senza se e senza ma.
Si è messo contro…
No, io mi sono messo con lo Stato per denunciare tutte le ingiustizie, tutta l\’arroganza delle mafie e di chi le mantiene a galla, tutte quelle parti delle Istituzioni e dell\’imprenditoria che ci fanno affari assieme. Io non ho mai voltato le spalle, allo Stato, ho perso anche un impero economico, per lui. E\’ lui che non è riconoscente verso di me, verso la mia famiglia, ma ci sta pure devastando. Non è giusto che una persona che denuncia, poi debba trascorrere la vita a esser tenuto nascosto dal contesto sociale. Punita. Perché di punizione si tratta.
Il perché, di questa ennesima punizione?
Forse vogliono farmi capire che è arrivato il momento di pagare con il prezzo più alto, quello della vita. Se hanno deciso questo, io sono disposto pure a morire. D\’altronde, se mi avessero eliminato fisicamente, mi avrebbero fatto molto meno male. Avrei finito di soffrire. Questa è una vita imposta, non è quella che ho scelto. E\’ insopportabile, invivibile, una mattanza, per me e la mia famiglia: si perde proprio tutto. Non è neanche la \’ndrangheta, a perseguitarmi, ma quella parte delle Istituzioni, di quella trattativa che emerge sempre di più. Mi vogliono colpire per creare esempi negativi per altri imprenditori. Io, però, vorrei essere un esempio dell\’Italia onesta.
E vorrei che questa intervista fungesse anche da mio testamento, che io lascio a tutti gli amici e a tutti gli onesti, anche a quella parte pulita delle istituzioni e del mondo imprenditoriale.
Ma secondo lei è un\’incapacità dello Stato nella gestione dei testimoni, o c\’è altro?
Non è incapacità. Lo Stato non ha mai dichiarato guerra alle mafie, alla corruzione. Parte dello Stato è collusa con loro, ci fa affari. Perché il fine è la conquista del potere, rappresentato dai soldi. Per cui, oggi, per avere soldi, sono disposti a passare sul cadavere di chiunque. Che gli può fregare della vita di un imprenditore?
Le infiltrazioni, le collusioni, sono ovunque, ancora oggi fanno paura, e ogni tanto emergono, come nell\’inchiesta Mafia Capitale, o Aemilia e tante altre.
Io ho denunciato tutti, e ora, com\’è?, d\’improvviso i miei nemici sono spariti nel nulla e dunque mi tolgono le misure, perché sono al sicuro? E poi perché le misure di protezione vengono tolte soltanto a Pino Masciari, dopo che la scorta la si dà a chiunque, a gente che non ha denunciato nessuno?
Si è mai pentito di aver denunciato?
Assolutamente no. Io parlo nelle scuole, nelle città, nelle sedi istituzionali e lo faccio con orgoglio e come servitore dello Stato (quello giusto) come mi ritengo. Non sono un servitore del potere, però, di quelli che invertono i ruoli, di quelli che pensano di dover essere serviti e non di dover servire le persone che rappresentano. Ed è una grande differenza.
E\’ quasi come se volessero che io mi vergognassi: arrestano ministri, rappresentanti delle istituzioni e nessuno si indigna, e poi dovrei io vergognarmi perché ho denunciato i mafiosi e le loro collusioni?
Chi denuncia in questo paese viene considerato un infame: non lo è chi si volta dall\’altra parte o subisce, lo è chi denuncia i soprusi, lo è chi rispetta le leggi di questo Stato: qui sta il paradosso.
Io rivolgo un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ricordo che, nel 2009, intrapresi uno sciopero della fame e della sete perché una sentenza non veniva applicata (ai tempi, il Tar del Lazio stabilì l\’inalienabilità del diritto alla sicurezza, l\’impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza temporale predeterminata e ordinò al Ministero di attuare le delibere su sicurezza, reinserimento sociale, lavorativo, risarcimento dei danni. Masciari fece richiesta dell\’ottemperanza della sentenza in nome dei suoi familiari. Interruppe lo sciopero soltanto dopo aver ricevuto garanzie dall\’allora Presidente Napolitano, ndr.) Dal 2009 al 2015, questa sentenza è stata applicata soltanto in parte. Lancio un appello al viceministro dell\’Interno Filippo Bubbico, per sapere il perché non è stata applicata la sentenza e perché ora mi levano pure la scorta. Dopo 13 anni in cui mi hanno tenuto nascosto, sono diventato una personaggio pubblico, sottoposto a scorta e tutela. Sono divenuto un esempio di onestà e resistenza alle mafie, un simbolo per tantissimi giovani che si riconoscono in me perché persona che ha sacrificato tutta la vita, a fianco dello Stato e nel rispetto di tutte le sue leggi. E, adesso, tutto d\’un tratto, me la tolgono. Vale a dire: “Pino masciari non è più in pericolo di vita”. Me la garantiscano la vita? ne sarei contento. Me lo mettano per iscritto: “Non ci sono più elementi in grado di pregiudicare l’incolumità sua e della sua famiglia”. Ma com\’è possibile, però, che, fino a poco tempo fa, sussistesse l\’attualità del rischio per noi, tanto da sconsigliarci fortemente di recarci in Calabria, e poi, improvvisamente, più niente?
Quanto conta la vicinanza della società civile nel percorso di un testimone di giustizia, e cosa può fare un cittadino per loro e per lei?
“Testimoni di giustizia” molta gente non sa nemmeno cosa significhi. D\’altra parte, quando ho denunciato, la \’ndrangheta non era vista come criminalità organizzata, e dunque non aveva una resistenza. Volutamente? Non lo so. Se non fosse avvenuta la tragedia di Duisburg, staremmo ancora qui a parlare di delinquenti e non di organizzazione criminale.
Io sono cittadino onorario di tantissime città, da Torino, Milano, Bologna, Firenze, Verona, Empoli…tutti quanti hanno fatto mozioni a mio favore, parlamentari di ogni colore politico, anche il Consiglio Regionale del Piemonte, il Comune di Torino e tanti altri comuni e istituzione, ma sopratutto la società civile, cittadini semplici che difendono la dignità e l’onestà e di questo ringrazio. Della loro vicinanza e solidarietà, sia a me che alla mia famiglia. Ma non perché questa è una causa di Pino Masciari: questa è una causa di civiltà, di onestà, di noi tutti cittadini onesti. Per questo mi rivolgo alla società, al popolo: io dovrei essere la normalità, di questo paese, io voglio essere la normalità.
Purtroppo è un\’Italia che sta andando al contrario, al rovescio: che rischia di affondare. Tutti la abitiamo, ma non stiamo facendo abbastanza per sanarla. Perché la mafia e la corruzione stanno distruggendo non soltanto la mia famiglia, ma l\’Italia intera. E dobbiamo reagire prima che sia troppo tardi. I nostri giovani hanno il diritto di sognare una vita diversa dalla nostra, da quella che gli stiamo proponendo. Non è il loro sogno. Per questo, più che “testimone di giustizia”, parliamo di persone che hanno scelto la libertà.
Come lei.
Io ho scelto di essere un uomo libero e sto combattendo per la libertà mia, dei miei figli, di noi tutti. Altrimenti saremmo tutti schiavi, in questo paese: chi per la mafia, chi per la corruzione, chi per il lavoro che non c’è. Non lo possiamo permettere. La nostra Costituzione è chiara, è limpida, è bella. Il popolo può cambiare le sorti di questo paese, ma dobbiamo essere tutti responsabili, nessuno deve pensare al proprio orticello. Lo Stato siamo noi e le Istituzioni devono rappresentarci in maniera degna e morale: l\’Italia è nostra.
Che fine ha fatto la legge per le assunzioni dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione?
Hanno fatto la legge, hanno le norme attuative, ma fino ad oggi non è stato assunto nessuno.
Forse non c\’è la volontà di risolvere il problema. Sono cose fatte per non far nulla, soltanto slogan. A chi si vuole dare lavoro, glielo si dà, ma al momento non è stato assunto nessuno.
E neanche in Sicilia, dove c\’ha pensato la Regione, i testimoni sono stati assunti, figurarsi gli altri testimoni. Spero che non sia così.
Del resto, in Calabria politicamente non vi è mai stata una presa di posizione a favore dei testimoni di giustizia. E\’ una cosa grave, ne prendono atto maggiormente al nord, ma, in Calabria se vi sono segnali, sono ancora deboli.
La sua speranza per il futuro?
Dipende da noi tutti. Quando ci riterremo soddisfatti, perché avremo fatto il massimo, allora potremo cambiare il paese.
l\’Italia ha tutti gli strumenti per riscattarsi, ma devono volerlo gli italiani.
Io sono orgoglioso di esser calabrese, di esser italiano a servizio del mio paese, e credo nella Libertà, nella Legalità e di conseguenza nel Lavoro come benessere di tutti.
Dovremmo essere più liberi tutti. Per andare avanti insieme.