Segnaliamo, di seguito, la notizia di un altro arresto all’interno delle forze dell’ordine con l’accusa di collusioni con la ‘ndrangheta. All’inizio di dicembre è toccato ad un colonnello a Bolzano, altri numerosi arresti sono avvenuti sulla penisola ed ora il capitano dei carabinieri, Saverio Spadaro Tracuzzi, già in servizio al Centro Dia di Reggio Calabria.
“Tutte queste collusioni, fortunatamente venute alla luce, fanno pensare che questi non siano dei casi isolati, che sia forte la presenza della ‘ndrangheta e il suo potere corruttivo – racconta Pino Masciari – troppe collusioni fanno lo Stato debole. Ho totale fiducia nei confronti dell\’Arma dei Carabinieri e di tutte le Istituzioni, la mia scorta è composta da Carabinieri, persone competenti e serie che mi proteggono e verso cui nutro un profondo rispetto. Eppure, in questi anni, è come se la ‘ndrangheta avesse preparato il terreno, entrando poco a poco nei settori più significativi delle Istituzioni, di fatto, inquinandole”.
Preoccupa gli Amici di Pino, in tal senso, ciò che è successo in Calabria quattro giorni fa, quando è stato lasciato solo e senza scorta in albergo, registrato con il proprio nome e cognome, rischiando di divenire un facile bersaglio. Non è la prima volta che succede ed è allarmante che, proprio in Calabria, si verifichino buchi di 16 ore nella copertura della sicurezza di Pino, generando notevoli preoccupazioni ed ansie in lui e nella sua famiglia.
“Sembra che da tutte le parti mi venga detto, anzi, nemmeno sottilmente fatto intendere: non vogliamo che tu faccia ritorno in Calabria, qui non sei il benvenuto. Trovo sia un segnale tremendo e destabilizzante quello che arriva agli altri imprenditori e ai cittadini: uno Stato debole e, dalle notizie che leggiamo, a tratti persino colluso con una delle potenze criminali più pericolose al mondo. Sono estremamente preoccupato ed ho paura. Troppo inquinamento rischia di portarci in fondo al baratro, una mela marcia tende a far marcire quelle vicine. La crisi economica, i tagli e la precarietà di molti lavoratori non ci aiutano, a maggior ragione, dobbiamo agire velocemente, uniti, senza perdere altro tempo prezioso, perché la criminalità organizzata “guadagna terreno”. Laddove non riusciamo a frenare la corruzione, essa si espande”.
Anche la politica in questi giorni ha mostrato questa verità, con l’accaparramento dei voti di fiducia, per ammissione dei diretti interessati grazie al denaro o alla semplice convenienza. L’uomo è debole di fronte a certi meccanismi, non tutti hanno la forza di rimanere integri.
“Per questo il mio vuole essere un richiamo, forte e imprescindibile, alle Istituzioni e alla società civile per localizzare i collusi, prima che sia tardi, prima che tutto questo si trasformi in normalità cambiando l’intera società. Ognuno deve fare il proprio dovere con senso di responsabilità, non possiamo continuare a girarci dall’altra parte, stanno rubando il futuro dei nostri figli e, cosa ancor più grave, ci stanno togliendo la speranza\”.
\”La forza delle mafie è il denaro, il suo potere di corruzione – continua Masciari – dobbiamo toglierle questo potere, creare alternative credibili e politiche serie di sviluppo economico, sociale e culturale. C’è bisogno di uno sforzo unitario che veda protagonista la società civile, lo Stato, le Istituzioni. I cittadini devono schierarsi compatti, insieme alle forze dell’ordine e a tutti coloro che ogni giorno combattono la criminalità organizzata nel quotidiano. Non c’è più tempo, dobbiamo agire”.
ARRESTATO CAPITANO DEI CARABINIERI: \”Colluso con la \’ndrangheta\”
(tratto da LaRepubblica) Secondo i magistrati di Reggio Calabria ha fornito notizie coperte da segreto investigativo alla cosca Lo Giudice, anticipando anche provvedimenti restrittivi nei confronti degli appartenenti alla cosca. Ad accusarlo uno dei capi dell\’associazione mafiosa che, dopo l\’arresto, ha deciso di collaborare con i magistrati. L\’ufficiale avrebbe ricevuto in cambio dei suoi \”favori\” denaro e potenti autovetture di lusso
REGGIO CALABRIA – Il capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi, già in servizio al Centro Dia di Reggio Calabria, è stato arrestato con l\’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. L\’accusa nei suoi confronti è di essere stato colluso con la cosca Lo Giudice della \’ndrangheta, fornendo notizie coperte da segreto investigativo riguardanti indagini in corso ed anticipando l\’adozione da parte dell\’autorità giudiziaria di provvedimenti restrittivi.
Spadaro Tracuzzi è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. Era stato trasferito nei mesi scorsi nella seconda Brigata mobile di Livorno, città in cui è stato arrestato. Nei suoi confronti è stata eseguita un\’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda.
Spadaro Tracuzzi è stato in servizio a Reggio Calabria prima al Nucleo operativo ecologico, dal 2003 al 2007, e poi alla Dia fino allo scorso mese di giugno. L\’ufficiale dei carabinieri aveva ricevuto un avviso di garanzia il 7 ottobre dalla procura di Reggio Calabria. E\’ accusato dal capo della cosca Lo Giudice della \’ndrangheta, Nino Lo Giudice, che da alcuni mesi si è pentito e collabora con la Dda di Reggio Calabria. Lo Giudice, nello scorso mese di ottobre, alcuni giorni dopo il suo arresto, è stato sentito per due giorni nel carcere di Rebibbia dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Il pentito ha riferito, in particolare, della collaborazione che il capitano Spadaro Tracuzzi avrebbe garantito alla sua cosca, fornendo notizie in anticipo su imminenti operazioni della Dda reggina.
L\’ufficiale avrebbe anche indicato le cosche interessate da imminenti arresti ed i nominativi dei destinatari dei provvedimenti restrittivi. La fuga di notizia avveniva con la consegna di atti di indagine in cartaceo o in formato elettronico contenenti i nominativi degli affiliati alla cosca indagati o contro i quali dovevano essere emesse ordinanze di custodia cautelare. (Continua a leggere)
Va riconosciuto all’Arma dei Carabinieri la capacità di fare pulizia al proprio interno andando al di là del corporativismo: sono poche le istituzioni che hanno avuto il coraggio di affrontare il marcio al proprio interno sradicandolo senza ombra di dubbio. Forse in passato la magistratura ha saputo fare altrettanto dopo lo scandalo P2, estremettendo i giudici iscritti alla loggia di Gelli. Magari altrettanto venisse fatto in ogni gruppo di persone, dalla singola famiglia alle grandi organizzazioni politiche e sindacali. Tremenda l’intimidazione subita da Pino e dalla società italiana attraverso la ripetuta assenza di sicurezza in Calabria. Non è solo intimidazione gravissima alla sua persona, ma anche il messaggio devastante che in Calabria e laddove si ripetesse l’omissione di protezione, là sono luoghi dove lo Stato ha perso la sovranità. Pino Masciari è educatore alla legalità riconosciuto a livello ministeriale (si veda il link al pon sicurezza): abbandonato alla mercè di se stesso significa che il Ministero degli Interni e le forze dell’ordine non hanno potere in certe zone del Paese, zone che si dicono essere parte della Repubblica Italiana ma che di fatto si sottomettono a logiche omertuose e di sostegno alla mentalità mafiosa se non alla mafia proprio. E’ grave che siano poche migliaia di persone marce a condizionare un’intera regione. Pino Masciari ha ragione a scuotere gli spiriti dei suoi conterranei e non solo richiamando alla civile ribellione culturale.