Vengo a conoscenza di quanto accaduto a Polistena (RC) durante il consiglio comunale dello scorso 9 gennaio e riferito nell’articolo di seguito riportato.
Sono stato fra i primi a denunciare il sistema ordito dalla ’ndrangheta, quando ancora non se ne conosceva l’esistenza, quando ancora non esistevano leggi a tutela dell’imprenditore che sceglieva di denunciare. Non devo dimostrare a nessuno il mio contributo a difesa della legalità, prestato a rischio della mia stessa vita e di quella della mia famiglia. Al mio posto parlano le sentenze dei processi, le relazioni delle commissioni parlamentari antimafia, le delibere e i verbali della commissione centrale. Tutti da sempre hanno riconosciuto e riconoscono l’alto valore e l’unicità della mio contributo alla giustizia.
Mi stupisce, per questo, leggere che il vice-sindaco, appartenente all’associazione “Libera”, ha trovato parole per esprimersi contro una mozione a sostegno del mio diritto alla sicurezza. Chi milita nell’antimafia dovrebbe sostenere le vittime sempre, costantemente, con azioni quotidiane, soprattutto quando si tratta di questioni legate alla loro incolumità. Chi conosce bene l’ambiente, chi è attivista, sa bene che la ‘ndrangheta non dimentica, non archivia, anzi esegue sempre le sue sentenze. Il vice-sindaco e chi con lui ha votato contro, simbolicamente hanno votato contro il diritto alla sicurezza, il diritto alla vita, non solo mio, ma di tutti quelli che vorrebbero denunciare e non trovano il coraggio perché non si sentono tutelati. Una comunità come quella di Polistena, che è tutt’altro che lontana dalla piaga della ’ndrangheta, quale incentivo alla denuncia può trovare in questa scelta di tali consiglieri comunali?
Mi sembra paradossale che proprio chi si erge a paladino e difensore dei valori della legalità, dei diritti delle vittime, abbia espresso un voto contrario alla mozione in mio sostegno. Ad alcuni, forse, posso essere o sembrare antipatico, ma non è questa una motivazione sufficiente per credere che io debba essere esposto alla condanna a morte.
Le varie manifestazioni di cui si fa sempre una grande pubblicità, se non sono accompagnate da attività concrete per difendere in tutti i modi chi da vivo combatte la criminalità, rischiano di essere solo sterili ostentazioni di protagonismo degli organizzatori.
L’impegno nell’antimafia dovrebbe esprimersi con lo schierarsi ogni giorno, in qualunque contesto, a prescindere da qualsiasi cosa, non solo con Pino Masciari, ma con tutti coloro che dedicano costantemente la propria vita a difesa della legalità.