I tre imputati arrivati in manette da carceri differenti, circondati da poliziotti penitenziari, guardano i parenti giunti in aula per poterli salutare. Sono gli ultimi arrivati, dentro tutti ad attendere. «Stanno salendo», aveva spiegato la cancelliera. Paolo e Francesco Nucera e Francesco Antonio Rodà fanno il loro ingresso così. Mentre dentro ci sono già gli altri imputati, gli avvocati. E il sostituto procuratore Alberto Lari, appena nominato procuratore capo di Imperia, che li accusa di essere tre dei membri del Locale della ’ndrangheta di Lavagna. Anzi, per Paolo Nucera, titolare dell’hotel Ambra, l’accusa è di essere il capo del gruppo malavitoso. Quest’ultimo si guarda intorno, guarda al cielo e così fa anche Rodà. Poi gli occhi dei due tornano a perlustrare l’aula, attenti.
È l’inizio del processo ai 19 imputati per l’inchiesta dello Sco della squadra mobile di Genova e della direzione distrettuale antimafia che ha portato alla luce le infiltrazioni della criminalità calabrese a Lavagna. I cui volti, oltre a quelli dei tre detenuti presenti ieri in aula, sono anche, per gli inquirenti, quelli di Antonio Nucera, fratello degli altri due e ieri assente per motivi di salute, come hanno spiegato i suoi legali, attualmente detenuto a Torino. Poi Paolo Paltrinieri, che ieri era in aula perché si trova agli arresti domiciliari. E Antonio Rodà, cugino di Francesco Antonio e ieri assente. Perché lui è stato già giudicato e condannato, con il rito abbreviato che gli ha permesso di ottenere uno sconto di pena, a 14 anni e 8 mesi di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e spaccio di droga.
E in aula, ieri, c’era anche una parte di coloro che per gli investigatori avrebbero collaborato con quei sei oppure avrebbero sfruttato la loro conoscenza e il loro potere per scopi differenti. Come i politici, accusati di voto di scambio perché avrebbero chiesto appoggio elettorale a Paolo Nucera alle elezioni amministrative del 2014 in cambio di favori. Vedi l’ex sindaco Giuseppe Sanguineti e Gabriella Mondello, ieri assenti. Oppure avrebbero commesso abusi d’ufficio per favorire l’attività di gestione illecita dei rifiuti da parte dei Nucera, come l’ex vice sindaco Luigi Barbieri, che ieri era all’udienza, la cui accusa è aggravata perché avrebbe agito per agevolare la ’ndrangheta.
Nell’udienza di ieri il pm ha presentato la tipologia di prove dell’accusa. Compresi i testimoni che verranno chiamati, così come sono stati proposti quelli delle difese e delle parti civili. In aula e fuori dalla porta, i carabinieri in servizio in tribunale. I giudici hanno accettato la costituzione di parte civile della Regione Liguria, anche se diversi difensore si erano opposti ritenendo la domanda presentata dall’ente di via Fieschi priva di motivazioni. Il collegio giudicante, presieduto da Sergio Merlo e composto da Luisa Carta e Monica Parentini, ha respinto le loro richieste.
Un’incognita sul futuro del processo è rappresentata dalle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche e di quelle ambientali, ore di registrazioni che dovranno essere riportate su carta da un perito. E magari da un interprete che conosca il calabrese, se i colloqui dovessero essere in dialetto. Sia Lari che i difensori hanno chiesto di non iniziare ad ascoltare testimoni prima che il lavoro sia ultimato, così che tutti possano avere a disposizione i documenti. Se così sarà, il collegio potrebbe chiedere una sospensione del processo anche di diversi mesi. Il 27 settembre, data della prossima udienza, i giudici daranno incarico al perito o ai periti selezionati. E in quella decideranno cosa fare. Anche se ieri Merlo ha già avanzato l’ipotesi di poter convocare alcuni testimoni prima della fine delle trascrizioni, per inquadrare l’inchiesta e su cosa si siano concentrati gli investigatori della polizia in tre anni di serrate indagini.