Che sia la \’ndrangheta o che sia l\’intento di qualche vigliacco mascherato da mafioso, l\’obiettivo viene raggiunto. Ed è così che una realtà sportiva Calabrese cala il sipario sulla libertà, sulla sua dignità facendo prevalere la paura del male! E\’ quanto accaduto alla squadra femminile di calcio dello \”Sporting Locri\” che a seguito delle continue intimidazioni si è vista \”costretta\” a ritirarsi dal campionato. Il male mafioso prevalica quasi sempre su ciò che di bello le persone oneste riescono a realizzare e purtroppo anche in questo caso il male vince, ma non deve e non dovrà essere sempre così!
Locri: squadra di calcio femminile minacciata, il presidente: \”Ma quale \’ndrangheta, sciacalli dementi ci hanno costretto al ritiro\”
“Sono sciacalli dementi che hanno rovinato tutto. Ora se ne va un pezzo di me per sempre, ma questa vicenda fa male a Locri e a tutta la Calabria. Mi chiedo: una volta che ti attaccano così perché andare avanti?”. Usa parole forti e che trasudano amarezza Ferdinando Armeni, il presidente della squadra di calcio a 5 femminile ‘Sporting Locri’, per spiegare in un’intervista a Huffpost le ragioni che l’hanno portato a ritirare la sua creatura dalle competizioni sportive dopo le minacce ricevute. Intimidazioni pesanti, che sono sfociate nell’ennesimo bigliettino ritrovato il 23 dicembre vicino al finestrino posteriore della sua automobile, in direzione del seggiolino utilizzato per la figlia di 3 anni e mezzo. C’era scritto: “Resterai a terra come queste ruote…chi si siede qui solitamente?”. Ora sulla pagina Facebook della squadra campeggia la scritta ‘Game over’.
Presidente, è evidente che qualcuno non vuole che la Sporting Locri vada avanti. Perché secondo lei?
“Questo saranno gli inquirenti a dirlo. Io so solo che si tratta di sciacalli dementi che hanno distrutto tutto. Hanno destabilizzato un ambiente sano e positivo, mettendo in cattiva luce Locri e la Calabria, che sono ben altro. Il nostro palcoscenico è importante e questo ha dato fastidio a qualcuno”.
Le minacce andavano avanti da tempo?
“All’inizio ho pensato a una goliardata, a uno scherzo di cattivo gusto, poi ho capito che non era così. Il primo bigliettino, che ho trovato sul parabrezza della mia macchina il 7 dicembre, mi intimava a chiudere la Sporting Locri. Poi il venerdì successivo è arrivato un altro messaggio intimidatorio a Primerano (vicepresidente ndr.). Il 19 è toccato al presidente onorario, Domenico Stilo, e poi il 23 quel biglietto dove si faceva riferimento alla mia bambina”.
Cosa dicevano questi messaggi?
“Tutti la stessa cosa, cioè che dovevamo chiudere e che dovevamo andarcene. Parole chiare”.
E lei ha deciso di chiudere. La mano della ‘ndrangheta per interessi economici?
“Questo lo escludo. Siamo una realtà importante, una delle rivelazioni del campionato di massima categoria. L’invidia, sì, quella è tanta, ma non siamo una realtà che ha introiti ingenti. In sette mettiamo 2mila euro a testa all’anno, io riesco a mettere 4mila, poi ci sono gli sponsor, ma sono tutti soldi che servono per lo svolgimento del campionato, non per altro. La mia è stata sempre una gestione familiare: magari ho l’amico macellaio o quello del supermercato che possono servire per gli sponsor e così via”.
Un’idea più precisa di cosa possa esserci dietro ce l’ha?
“No. So cosa è successo dopo, quello lo vedo e lo so perché ho chiuso”.
Cosa l’ha convinta a ritirare la squadra dal campionato e a oscurare il sito della Sporting Locri scrivendo nella home page ‘Chiuso per dignità’?
“Si è scardinata la serenità. Parliamo di un pallone, di una passione. Io mi sto arrendendo perché non c’è più serenità: così è impossibile andare avanti”.
Presidente, dallo sport alla politica sono arrivate decine di manifestazioni di solidarietà. C’è spazio per un ripensamento?
“Al momento credo di proprio di no”.
Le giocatrici come hanno preso questa decisione?
“La squadra è molto rammaricata, ci sentiamo spesso, sono informate di tutto. La loro serenità è stata turbata”.
Non crede di dare un segnale di sconfitta con la sua decisione?
“Purtroppo sì, c’è questo rischio, ma di fronte a quelle minacce non potevo fare altrimenti. La Sporting Locri l’ho costruita sei anni fa da zero, l’ho fatta nascere e ora sono io a trovarmi costretto a chiuderla”.