Continuiamo a riproporre la domanda del titolo ogni volta che la stampa riporta le iniziative di Confindustria contro il pizzo. E\’ di ieri il monito \”sarà espulso chi paga il pizzo\” da parte dell\’associazione industriali.
Un imprenditore che non denuncia e paga il pizzo può farlo con diverso spirito. Il caso della collusione lo liquidiamo subito richiamandoci al codice penale e all\’azione delle autorità competenti, e l\’espulsione dovrebbe essere accompagnata dalla costituzione parte civile di Confindustria per il grave danno arrecato a tutto il mercato. Chi è complice vizia le regole del mercato e della concorrenza leale e arreca danno alla società e all\’economia del Paese.
E\’ diverso il caso di chi paga il pizzo per soggezione e paura: in questo caso l\’espulsione diventerebbe un\’aggravante della situazione perchè una persona che si sente già sola contro il crimine sentirebbe ulteriore abbandono e isolamento. E questa paura indica la mancanza di fiducia nelle Istituzioni a tutti i livelli: è un segnale devastante che si traduce in sconfitta per lo Stato.
Riteniamo che l\’espulsione in se sia un provvedimento passivo: è conseguente a racket già in atto e applicabile esclusivamente se si scopre che c\’è un crimine, ossia dopo indagini a volte della durata di anni e l\’impiego di risorse preziose.
Confindustria deve fare un passaggio precedente prima di decretare l\’espulsione per i suoi soci che pagano il pizzo.
Per questo ripetiamo la domanda già fatta ai tempi del protocollo pilota siglato in Sicilia da Confindustria con il ministero degli Interni: che impegni assume Confindustria nei confronti di un imprenditore che denuncia e si ribella al ricatto mafioso? Il quesito posto direttamente da Pino Masciari nel 2007 non ha avuto risposta a tutt\’oggi.
Non sarebbe importante inondare la stampa nazionale del messaggio: \”Imprenditore denuncia sereno il racket che avrai pieno sostegno di Confindustria\”? Affermazione per nulla scontata che deve essere sostenuta da atti concreti di ausilio per garantire la sicurezza della persona e dei suoi cari, per garantire la continuità dell\’attività imprenditoriale dimostrando che la mafia non vince, facendo azioni di pressione politica e lavorando in sinergia con lo Stato affinchè la denuncia diventi modello culturale e non esempio di come rovinarsi ulteriormente la vita.
Purtroppo nel nostro Paese i numeri parlano chiaro: sono solo una settantina* i testimoni di giustizia, una goccia nel mare, dal momento che usura e racket sono fenomeni dilaganti, come afferma lo stesso Ministero degli Interni.
* Relazione del 2° semestre 2007 del Ministero dell\’Interno – Servizio Centrale
Si..mi usnisco e appoggio vivamente QUANTO sopracitato..QUANDO VERAMENTE UN IMPRENDITORE SI POTRA’ SENTIRE LIBERO E TUTELATO DI DENUNCIARE IL PIZZO SENZA POI VIVERE UNA VITA CHE NON è PIU’ VITA???
Se penso alla famiglia Masciari e al loro dolore vissuto da soli mi vengono i brividi e tanta rabbia.Pino é un vulcano di onestà e trasparenza e le sue battaglie e le sue conquiste sono veramente un grande esempio per tutti noi..
Mi piace questo messaggio “IMPRENDITORE DENUNCIA SERENO IL RACKET CHE AVRAI PIENO SOSTEGNO DI CONFINDUSTRIA”..è da qui che Confindustria deve partire..
un abbraccio speciale a marisa e Pino
Anna
IMPRENDITORE DENUNCIA SERENO IL RACKET CHE AVRAI PIENO SOSTEGNO DI CONFINDUSTRIA
diffondo anch’io questa affermazione e spero che tanti altri,come me,la diffondano,affinchè CONFINDUSTRIA tramite la sua giovane,intelligente,preparata e seria Presidente,la faccia propria dandole,nel contempo,la più ampia diffusione.
Auguro alla famiglia Masciari un futuro senza più le spine che,in seguito al coraggio del Capofamiglia imprenditore,ha dovuto sopportare in questi anni.
Buona settimana ai Masciari..un augurio speciale di cose positive…abbraccio
Anna
Buon pomeriggio a tutti 🙂
Pino….felice di sentirti vicino…
baci ai ragazzi e Marisa
Anna
abbraccio e forte pensiero a Pino e a tutti Voi splendidi Masciari. Buonanotte cari!