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Pubblichiamo l\’articolo di Lirio Abbate, che Pino Masciari commenta così: \”Nel confermare la mia presenza a Lamezia per questo importate evento, vorrei rilanciare il messaggio per cui è necessario e direi indispensabile creare le condizioni per cui avvenga quel terremoto culturale di cui parla Abbate. Ci sono i terremoti che uccidono le persone, ma ci sono anche dei terremoti salutari: occupare le piazze contro la \’ndrangheta fa parte di quel processo di risveglio culturale di cui questo Paese ha un estremo bisogno\”.

La forza delle parole e delle azioni contro le mafie può scuotere le coscienze dei calabresi. Un terremoto culturale capace di far crollare il muro di omertà è quello che vogliamo provocare con «Trame». In questa terra di Calabria martoriata da criminali senza scrupoli che si alimentano anche della paura della gente. E della collusione di amministratori e professionisti infedeli e avidi del denaro sporco. Negli ultimi tre giorni si sono contati due morti ammazzati a Lamezia, la città che accoglierà dal 22 al 26 giugno un esercito di antimafiosi che scendono al fianco dei lametini. Ma Lamezia vuole essere il punto di partenza fra le città calabresi da dove si vuol far nascere la rivoluzione contro la \’ndrangheta. Con i fatti e gli esempi pratici. Per questo veniamo in Calabria.
Gli autori e i giornalisti che abbiamo scelto di far intervenire a Trame sono tra i pochi rimasti in questo Paese a svolgere un importante ruolo di supplenza civile e di vigilanza democratica. Supplenza civile nel ricostruire con meticolosa pazienza la memoria di fatti storici oscurati o distorti dalla tv di Stato, dalla televisione commerciale o dagli apparati culturali di regime. Vigilanza democratica nei confronti di un potere ogni giorno più arrogante che alimenta la pratica dell’omertà di massa.
Il generale Videla, sanguinario dittatore argentino, ripeteva spesso: «la memoria è sovversiva». Aveva ragione. La memoria è come un indice puntato contro i crimini del potere che ha necessità di ricrearsi una verginità cancellando dalla memoria collettiva i fatti storici.
Gli autori di molti libri possono dunque definirsi dei sovversivi. E dunque anch’io, con il lavoro che faccio producendo inchieste giornalistiche, solleticando i ricordi di tutti, posso essere definito un sovversivo. Perché ricostruisco la memoria storica di misfatti che riguardano i mafiosi e i loro eccellenti protettori politici senza i quali questo Paese si sarebbe liberato della mafia da più di un secolo. I protagonisti di Trame svolgono dunque un ruolo di supplenza civile.
E per questo li sosteniamo. Ed è per questo che siamo al fianco dei calabresi onesti, contro gli assassini e i loro mandanti. Contro i complici e i collusi. Contro questi vigliacchi che parlano solo con la forza micidiale delle armi. Ai ragazzi di Lamezia chiediamo di scendere con noi nelle piazze che saranno occupate da Trame. Perchè si deve avere il coraggio della denuncia, della parola: perché è un dovere. La nostra rivoluzione parte dai libri, dalla forza delle parole.
Ritengo che un libro in cui si narrano le vicende criminali non dovrebbe assumere il respiro di una grande storia. Nelle democrazie mature la criminalità non fa storia. È un capitolo marginale specialistico ad appannaggio di criminologi, penalisti, di qualche appassionato della materia. In Italia, però, leggendo questi libri si ha una significativa conferma: la storia nazionale è inestricabilmente intrecciata con la criminalità delle sue classi dirigenti.
I libri sulle mafie possono servire a ricostruire tutto questo. Ad attivare la memoria e dare forza alle coscienze pulite. Ma anche a formarne di nuove, capaci di ribellarsi all’ingiustizia e alle sopraffazioni.

\”Trame\” Festival dei libri sulle mafie, dal 22 al 26 giugno a Lamezia Terme.

Ideazione Tano Grasso, direzione artistica Lirio Abbate.

Il programma degli icontri

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