di Gianluca Ursini (Libera Informazione)
«Aiutatemi , mi sento male, devo avere un infarto, presto ricoveratemi»; così Santi Zappalà aveva richiamato in tutta fretta le guardie carcerarie alla vigilia del Natale 2010, tre giorni dopo il suo arresto nell’ambito della retata “Reale 3” che il 21 dicembre ha visto scattare le manette ai polsi di 12 persone, tra le quali il consigliere regionale Pdl e sindaco di Bagnara, più quattro candidati delle liste che appoggiavano Peppe Scopelliti a presidente regionale: Francesco Iaria, Antonio Manti, Liliana Aiello e Pietro Nucera. «Stia tranquillo, lei non ha nulla, può tornare tranquillo a dormire, è sano come un pesce»; si è sentito rispondere dai cardiologi dell’ospedale ‘Riuniti’ di Reggio sullo Stretto, il politico di Bagnara Calabra, che forse si vedeva già trascorrere tra i familiari o agli arresti in ospedale o in clinica privata le feste natalizie.
Un boccone amaro come strenna natalizia; e, passate le feste, che per gli altri politici a piede libero hanno voluto dire bagordi come per tutti gli altri cittadini, appena il presidente regionale Scopelliti ha smaltito le calorie accumulate nei festeggiamenti per il nuovo anno, non ha perso tempo a scaricare l’ex consigliere recordman di voti alle regionali dello scorso marzo con 11mila preferenze. Zappalà va considerato estraneo al Pdl calabrese e le sue scelte di frequentare persone poco commendevoli (nell’ambito dell’inchiesta ‘’Reale’’ era stato intercettato mentre nel febbraio 2010 visitava in casa, agli arresti domiciliari, il boss Peppe Pelle a Bovalino, litorale jonico non distante dalla San Luca dove Pelle era nato dai lombi del “mammasantissima” Don ‘Ntoni Gambazza; a Pelle Zappalà andava a chiedere voti e appoggio per le elezioni in cambio di «un occhio di riguardo quando sarò lì», intendendo il consiglio Regionale a Reggio) vanno considerate estranee al corso che il centrodestra si sarebbe dato in Calabria; tanti saluti e grazie.
A Zappalà subentra Gesuele Vilasi, uomo di Forza Italia nel capoluogo dello Stretto da sempre fedelissimo dell’ex sindaco-ex missino. Abbandonati anche gli altri 4 politici arrestati alla vigilia di Natale che hanno trascorso in cella le feste; tanto che uno di loro non ha retto l’arrivo del nuovo anno dietro le sbarre ed ha tentato il suicidio. Antonio Manti, da Melito Porto Salvo, ragazzo poco più che trentenne, il primo dell’anno ha provato nella sua cella della casa circondariale di Palmi (litorale tirrenico reggino) di impiccarsi con il filo del telefono. L’intervento dei tre compagni di cella gli ha salvato la vita. I legali hanno fatto sapere dall’ospedale palmese che il ragazzo non versa in pericolo di vita e non ha intenzione di tentare altri gesti estremi; ma forse lo scoramento per essere stati scaricati dal Governatore così in fretta, dopo aver portato alla sua causa decine di migliaia di voti, tornerà a farsi viva.
Il caso Fallara
Così come scoramento aveva sopraffatto Orsola Fallara, scaricata in quattro e quattro otto dal neo presidente regionale nel dicembre scorso. La signora era dirigente tributi e Finanze del comune reggino, fedele alleata nei bilanci dell’ente dell’allora sindaco Scopelliti. Assunta per meriti professionali (come il fatto che il nipote Carmine Fallara sia in affari con il fratello dell’ex sindaco, Tino Scopelliti, con il quale stanno progettando un nuovo albergo a ridosso del Consiglio regionale calabrese) a chiamata diretta di Scopelliti, non aveva sostenuto concorsi; ma negli anni, per sostenere in giudizio in commissione tributaria le cause del Comune reggino, si era auto liquidata compensi da consulente esterna.
Per il Pd reggino che aveva denunciato lo scandalo, oltre un milione di euro solo per gli ultimi 18 mesi di gestione 2009 – 2010. La Fallara assicurò il 23 novembre di voler restituire l’intera somma per tutelare la sua dignità; a metà dicembre in una conferenza stampa-choc, annunciò le proprie dimissioni e «sconvolgenti novità nelle prossime ore». In quelle ore l’ex sindaco ora governatore si era detto amareggiato di aver scoperto cose «che mai avrei immaginato» da una persona con la quale aveva diviso 8 anni di amministrazione cittadina.
Insomma, il Pdl aveva scaricato la signora come se si fosse auto liquidata i compensi per anni, extra bilancio e senza consultare nessuno del Pdl. Per gli esponenti del Pd reggino, invece esistono le prove delle controfirme ai mega compensi liquidati, di Scopelliti e dell’avvocato Franco Zoccali, capo di gabinetto del Comune ora trasvolato in Regione come super consulente. Ma la signora Fallara è stato lasciata sola; giorno 17 dicembre si accorge che le hanno rubato il cellulare di lavoro come dirigente comunale, insieme con i documenti con cui doveva preparare una sua eventuale difesa in tribunale. La notte stessa, chiama i carabinieri per manifestare il suo intento di suicidarsi e dentro la sua Mercedes, al porto di Reggio, ingurgita un flacone di acido muriatico. La sua straziante agonia non durerà 48 ore.
«Questo caso si può classificare come la Roberto Calvi della Calabria, al femminile», commenta Paolo Pollichieni, ex direttore di Calabria Ora licenziato su direttiva del governatore Scopelliti, «ma tutti stanno facendo finta di niente». E molte cose ancora, sui rapporti tra politica e ambienti illegali e nascosti, ci verranno ancora dette da quello che dobbiamo ancora scoprire sui casi Zappalà e Fallara.