Nelle decine e decine di pagine dedicate alla mafia calabrese si leggono una sequela di successi sul piano giudiziario e processuale che, seppur indubitabili, peccano di porre l’attenzione sul fatto che la “borghesia mafiosa” non è stata minimamente toccata negli ultimi anni. Diciamo gli ultimi tre, pieni invece di veleni e di indegne lotte intestine. Veleni e corvi.
Successi nell’aggressione ai patrimoni delle cosche? Certo. Successi nella caccia ai latitanti? Certo. Successi nella carcerazione di decine e decine di manovali del crimine? Assolutamente. E da molti anni, non certo solo negli ultimi anni.
E successi nello scioglimento della melassa politico-massonico-‘ndranghetista che governa la Calabria? Zero carbonella. Qualche pesciolino caduto nella rete della Giustizia e i maggiori successi – se così vogliamo chiamarli – si debbono allo scioglimento di alcuni consigli comunali e di un’Asp, per mano del Viminale. Scioglimenti assolutamente inutili come dimostra il caso di Taurianova dove il sindaco, per carità di Dio, legittimamente, è attualmente lo stesso dell’Ente sciolto in precedenza. Quel che vanno sciolti – insieme agli organi di governo – sono gli apparati amministrativi-dirigenziali dei comuni altrimenti lo scioglimento, appunto inutile, diventa controproducente per la lunga agonia che accompagna la vita della collettività amministrata.
Per leggere qualcosa di interessante – e al tempo stesso di antico – sono dovuto arrivare a pagina 205 dove gli analisti della Direzione investigativa antimafia si soffermano sul rafforzamento delle interazioni affaristico-amministrative che costituiscono elementi di penetrazione dell’imprenditoria criminale, molto effervescente nelle strategie espansionistiche.
Dove? In Calabria? Macchè li va tutto bene. Il lavoro della magistratura è come il rancio dei militari: ottimo e abbondante. In Lombardia, amici. Stiamo parlando (o meglio: la Dia parla) della Lombardia.
IL MOTORE
Accennavo al fatto che c’è qualcosa di antico in questa lettura ma la differenza, questa volta, la fanno i dati economici che corroborano l’analisi della Dia, a dimostrazione di quanto ormai sia sempre più l’economia criminale il fronte da studiare e aggredire.
L’analisi dice cose scontate: nel movimento terra le aziende riferibili alla ‘ndrangheta occupano una posizione privilegiata godendo, si badi bene, di una sorta “di accreditamento ambientale che deriva dall’aura di intimidazione che le circonda”. In altre parole quel controllo del territorio, che tanto spaventa i lombardi doc (quasi tutti figli di meridionali e pronti a votare Lega contro Roma ladrona e terroni invasori), è spesso un dato di fatto. Come a Crotone o a Reggio. Che piaccia o meno è così.
Ora uno potrebbe credere che questa riserva (in)naturale di affari illeciti e criminali delle cosche calabro-lombarde, legate al ciclo del cemento, metta particolarmente paura in vista di Expo 2015. Ed in effetti così è, come si legge ancora una volta anche in questo rapporto. Il fatto è che alle cosche l’appetito viene sulle piccole cose, che diventano grandi se si guarda alle potenzialità di sviluppo.
E così, a sorpresa, ecco che il “fattore di vulnerabilità” sono ancora le infrastrutture della viabilità: strade, autostrade, tangenziali, rotonde, ferrovie. Nonostante la Lombardia sia tra le regioni più industrializzate del Paese (e d’Europa) e realizzi da sola il 20,4% del Pil nazionale, si pone solo al 14° posto tra le regioni per rapporto chilometri di rete stradale/abitanti. In ambito internazionale la Lombardia si colloca al 91° posto per dotazione stradale e al 71° per dotazione ferroviaria, nel raffronto con le 123 principali regioni dei cinque Paesi europei più sviluppati. La domanda di mobilità di persone e merci è quindi in costante crescita, con conseguenti notevolissime previsioni di investimento per le principali infrastrutture di viabilità.
Questo il rapporto semestrale della Dia non lo dice ma ve lo dico io: le prefetture stanno monitorando con particolare attenzione anche le singole rotonde commissionate dalle stazioni appaltanti ma le risorse in campo per vigilare sono pochissime. Senza contare che i prestanome sono tanti, milioni di milioni, e quindi beccare i capitali mafiosi e le imprese-copertura è come cercare un ago in un pagliaio.
Infine c’è un terreno – anche questo legato al ciclo del cemento – che torna ad essere di interesse per le cosche calabro-lombarde: l’edilizia residenziale pubblica che, dopo un periodo di contrazione, torna a segnare una qualche effervescenza. Oltre alle case, quel che gira attorno è vitale per le casse della mafia: le opere di urbanizzazione, la riqualificazione delle aree industriali dismesse e la bonifica per la riconversione in zone residenziali.
articolo di Roberto Galullo (Guardie o Ladri – Il Sole 24 Ore)
Ma perchè vi dobbiano spiegare tutto noi del Sud che ci siamo già passati?! Il vero problema sta nella legge obiettivo sulle grandi opere, varata dall’ex ministro Lunardi (quello che: “con la mafia bisogna convivere”). Il meccanismo delle grandi opere, chiavi in mano, delega al general contractor ogni qualsivoglia iniziativa e responsabilità nella struttura della spesa e progettazione relativa all’opera pubblica (appalti diretti fino a 200.000 euro) e nella gestione degli affidamenti, che potrebbero rigurdare finte imprese italiane (di italiano hanno solo il nome) con manovalanza, che a volte supera il 90%, di operai rumeni, bulgari, portoghesi,ecc… (a seconda della ditta estera che viene inglobata nella ditta italiana, ma a condizioni di spesa e di salario di quei paesi).
In questo modo si risparmia un casino sull’appalto e (vedi SALERNO-REGGIO CALABRIA o PONTE SULLO STRETTO) tempi e costi possono lievitare a proprio piacimento.
Ad esempio: al PONTE SULLO STRETTO hanno cominciato a finanziarlo almeno 25 anni fa. Il progetto definitivo passa attualmente da Eurolink a Stretto di Messina, che se lo approvano a vicenda, e nessuno ha ancora potuto presentare controdeduzioni o vederne una copia pubblica e definitiva che consenta di stabilire se quest’opera monumentale da 8 e più miliardi di euro si regge in piedi.
Gli annunci con scadenze non rispettate ormai non si contano, ognuno di esse, adeguatamente finanziato (specialmente se in periodo elettorale), è immancabilmente svanito nelle profondità dello Stretto di Messina. Tutti sanno che è un’opera inutile e probabilmente irrealizzabile, ma per i meccanismi della legge obiettivo, una volta nominato il contraente generale, bisogna andare avanti, anche a costo di chiedere ai cittadini, attraverso obligazioni garantite dallo Stato (il cosiddetto pseudo-intervento dei privati) di ripagare tutto, anche nel caso che l’opera non si realizzi.
Infatti il Contraente Generale potrebbe rivalersi sullo Stato per il fatto che gli è stata affidata la progettazione e realizzazione di un’opera che si presenta irrealizzabile per i più svariati motivi: eccesso di costi; improponibilità tecnica del progetto di massima; sopravvenuti studi dal punto di vista geologico o sismo-tettonico (i pilastri dovrebbero essere costruiti sulla faglia 50 che divide la zolla europea da quella africana, con una statistica di terremoti, nel tempo, sempre più potenti, che hanno coinvolto quest’area, mediamente, tra i 100 ed i 150 anni). Insomma, provate a proporre in parlamento l’abrogazione della legge obiettivo e vedrete che qualcuno la difenderà anche a costo di spianare il mitra.
Senza questa legge non si sarebbero aperte le porte della padania a certe cosche, che ormai dominano i lavori pubblici e le grandi opere in quel territorio. Di eroi padani all’orizzonte, che si oppongono faccia a faccia a certi soggetti, non ne vedo. Forse per questo i martiri delle forze dell’ordine e della magistratura, che a tutt’oggi ci onoriamo di ricordare, sono in gran parte meridionali… (il Ministro Maroni dovrebbe utilizzare di più il potere legislativo che quello comunicativo, anche per non irritare oltre polizia e magistratura che con strumenti da terzo mondo combattono quotidianamente un’agguerrita rete criminale ormai globalizzata e normalizzata in un contesto culturale e politico abulico e televisivamente rincitrullito!!!
Scusate lo sfogo ma ritengo che sia il miglior modo di ricordare Libero Grassi