fonte: MELITOONLINE.ITMOL
Il padrino di Mongiana e Serra, da anni impelagato nella faida dei “viperari” altrimenti intesa “faida dei boschi” è stato ammazzato in trasferta a pochi centimetri dalla sua wolkswagen-Golf, su cui non ha fatto in tempo a mettersi in salvo. Che cosa ci faceva sulla costa jonica reggina? Con chi e perché doveva incontrarsi? L’extra-comunitario Bara Cesse ricoverato a Locri col 118 è stato operato al collo ma non corre pericolo di vita
RIACE (RC), IL MAMMASANTISSIMA DELLA ‘NDRANGHETA DAMIANO VALLELUNGA, CAPOBASTONE DI SERRA SAN BRUNO (V.V.) AMMAZZATO A COLPI DI LUPARA E PISTOLA, ALL’USCITA DEL SANTUARIO, DI CUI PORTAVA IL NOME
Il commando di killers incaricato di eseguire lo scabroso verdetto di mafia, non ha arretrato nemmeno di fronte al luogo sacro, sotto un mezzo diluvio. Sul posto con il p.m. Rosanna Sgueglia coordinata dal procuratore capo della repubblica di Locri Giuseppe Carbone, anche i Carabinieri del gruppo di Locri, diretto dal colonnello Valerio Giardina che sostiene il lavoro investigativo del capitano Vincenzo Giglio, comandante della compagnia di Roccella Jonica e del tenente Giovanni Orlando
E’ convinzione che il mammasantissima dei viperari sia stato un delitto mirato. Uno sballo per far posto a nuovi appetiti, nuovi boss, nuovi equilibri. In nome della geografia mafiosa che cambia. Il vortice del mulinello gira 24 ore al giorno; guai a chi viene risucchiato
l commando di killers che doveva eseguire la lugubre missione di morte, ordinata da chi, quando e perché, aveva avuto carta bianca. Il boss è stato studiato nei minimi dettagli. Quando si spostano per necessità, questi calibro 90, non lo dicono nemmeno alla loro moglie. Di lui gli esecutori materiali della macabra sentenza, conoscevano vita e miracoli; nome, cognome ed indirizzo, hobbies, vizi e virtù, segno zodiacale, tendenze, usi, costumi e tradizioni, passioni segrete, abitudini, orari e spostamenti. Si sa che i servizi segreti della ‘ndrangheta funzionino meglio del Mossad, della Cia, della Gestapo, del KGB e di Scotland Yard.
Vallelunga era un morto che cammina. Era solo questione di tempo. Il boss non ha potuto sottrarsi al suo destino. Per farlo, doveva rimanere rintanato nel suo buco. Cos’era andato a fare a Riace? Aveva un appuntamento importantissimo a cui non poteva mancare? Doveva partecipare ad un summit di ‘ndrangheta? Doveva dirimere una questione che solo la sua presenza fisica poteva risolvere o doveva onorare il santo di cui portava il nome? Tutte domande che si pongono in questo momento gli organi inquirenti, alla ricerca di prove inoppugnabili, elementi probatori.Figurarsi se alle processioni non vi siano testimoni. Ma quando mai. Piovesse pure a diluvio.
I SICARI DELLA ‘NDRANGHETA INCARICATI DI “ELIMINARLO” SAPEVANO TUTTO. MA CHI GLIELO AVEVA SPIFFERATO? FORSE LO SEGUIVANO DA SERRA SAN BRUNO O DA MONGIANA ED ASPETTAVANO IL MOMENTO GIUSTO PER ENTRARE IN AZIONE.Chissà quante volte hanno rinunciato. Ma è noto pure, urbi et orbi, che per potersi muovere autonomamente su un dato territorio, occorra il permesso del capo-Locale competente, che magari tiene nascosta la macchina e gli uomini. Si chiamano sostegni logistici, regolarmente previsti dal codice della ‘ndrangheta. I giustizieri stavano nascosti ma quando hanno avuto la “dritta” che ill Vallelunga fosse dentro il Santuario, sono usciti allo scoperto. Forse non ha sentito lo scatto dello sportello che si apriva. Forse ha tentato di salire in fretta sulla sua macchina. Non sappiamo nemmeno se fosse blindata. Ma non ha fatto in tempo. I killers sono stati più veloci. Gli sono piombati addosso come un falco e gli hanno scaricato le armi. Una lupara ed una pistola calibro 9X21. Il Vallelunga raggiunto alla testa, al tronco ed agli arti è crollato pesantemente al suolo in un lago di sangue. Sotto la pioggia battente. La morte è stata istantanea. Nessuno ha visto niente naturalmente. Nemmeno la moglie seduta in macchina. I boia con tutta calma, si sono dileguati a bordo di una macchina, poi ritrovata dai Carabinieri. Tutto davanti al Santuario. Un fatto sacrilego. Sai quanto interessi alla ‘ndrangheta! L’importante era sballare un capomafia. Le ‘ndrine, come tutti sanno, non arretrano difronte a niente; e non si fanno scrupolo alcuno nel profanare, dissacrare codici e principi stabili, disubbidire, violare il proibito, arrogare, tracotare. La macchina investigativa è scattata tempestiva ma i risultati a breve termine non possono essere ottimali. La cintura militare organizzata attorno al vasto comprensorio da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato in sinergia, con posti di blocco volanti, controllo dei pregiudicati della zona e loro alibi-orario e guanto di paraffina, non pare abbia ottenuto risultati degni di nota. Si dovrà partire con i rilievi, i reperti, gli esami di laboratorio, gli interrogatori e le indagini tradizionali. E, se e quando, con l’aiutino di un pentito di ‘ndrangheta, in grado di fare nomi, cognomi, date, dati, fatti e circostanze dettagliati. IL MEDICO LEGALE INTERVENUTO SUL POSTO PER LA PERIZIA NECROSCOPICA CADAVERICA ESTERNA, HA POTUTO SOLO CONSTATARE IL DECESSO DEL BOSS DI SERRA SAN BRUNO E REDARRE IL CERTIFICATO DI MORTE. L’ADDETTO DELLA DITTA DELLA POMPE FUNEBRI HA PROVVEDUTO A TRASPORTARE IL CORPO ALL’ISTITUTO DI MEDICINA LEGALE, DOVE VERRÀ ESEGUITA L’AUTOPSIA. A CURA DEL PERITO SETTORE (ALDO BARBARO?)NOMINATO DAL TRIBUNALE. Quindi la salma verrà restituita alla famiglia, per i funerali che dovrebbero svolgersi a Serra San Bruno, in forma pubblica. Salvo diversa disposizione del questore di Vibo Valentia, Filippo Nicastro; che dovrebbe però motivarla con ragioni di ordine pubblico. Ma il ritrovamento del corpo, vittima della lupara bianca, disseppellito dalla Polizia, non c’entra.
Scritto da Domenico Salvatore on set 28th, 2009 archiviato in Calabria, Cronaca, Regionale.
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