Pino Masciari: «\”Si muore, in genere, perchè si è soli\”, sono le parole pronunciate dal giudice Giovanni Falcone,\”loro sono morti perchè non siamo stati abbastanza vivi\” quelle del procuratore Caselli. Ed oggi, Giornata della memoria, il mio pensiero e la mia gratitudine va a i servitori dello Stato, alle loro famiglie che hanno vissuto, e non dimentichiamo vivono nella quotidianietà, spesso nella solitudine, il dramma della perdita dei loro cari. La memoria è importante, ma non bisogna lasciare soli i \’vivi\’, quelli che ci sono e ogni giorno lottano contro la criminalità, il malaffare e le ingiustizie a difesa del bene comune. Oggi in Italia c’è bisogno di concretezza, dobbiamo far sì che essi non diventino l’ennesimo nome da ricordare.»
GIORNO DELLA MEMORIA DELLE VITTIME DEL TERRORISMO E DELLE STRAGI
Il 9 maggio 1978, è il giorno in cui Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, veniva fatto trovare ucciso dalle Brigate Rosse, dopo 55 giorni di soffertissima prigionia. E lo stesso giorno, Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, venne assassinato da Cosa Nostra con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia.
«Omaggio particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche». Con questa dedica Giorgio Napolitano prepara alla quarta Giornata della memoria, istituita nel 2007 al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice.
Così conclude Napolitano nella lettera inviata al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti: \”La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all’ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta ”Associazione dalla parte della democrazia”, per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non.
Questi i 10 MAGISTRATI vittime del terrorismo:
Emilio Alessandrini: Sostituto procuratore a Milano, 36 anni. Ucciso a Milano da Prima linea il 29 gennaio 1979, pochi istanti dopo aver lasciato il figlio a scuola.
Mario Amato: Sostituto procuratore della Repubblica a Roma, 42 anni, ucciso a Roma il 23 giugno 1980 dai Nar. Colpito mentre aspettava l’autobus.
Fedele Calvosa: Procuratore di Frosinone, 59 anni. Ucciso a Patrica dalle Formazioni comuniste combattenti l’8 novembre 1978. Con lui muoiono l’autista del ministero Luciano Rossi, 24 anni, e Giuseppe Pagliei, 29 anni, agente di scorta
Francesco Coco: Procuratore generale di corte d’appello a Genova, 67 anni. Ucciso dalle Br l’8 giugno 1976. Nell’agguato muoiono anche l’agente Giovanni Saponara e l’appuntato dei carabinieri Antioco Deiana, 30 anni.
Guido Galli: Giudice istruttore a Milano, 47 anni. Ucciso da Prima linea il 19 marzo 1980. Colpito alla schiena, fu giustiziato con due colpi alla nuca.
Nicola Giacumbi: Procuratore capo della Repubblica a Salerno, 51 anni. Ucciso il 16 marzo 1980 dalle Br. Aveva rifiutato la scorta per non mettere a rischio altre vite umane.
Girolamo Minervini: Direttore generale degli istituti di prevenzione e pena, 61 anni. Ucciso a Roma dalle Br il 18 marzo 1980. Era in autobus, senza scorta.
Vittorio Occorsio: Sostituto procuratore a Roma, 47 anni. Ucciso da Ordine nuovo il 10 luglio 1976. Colpito mentre si recava in ufficio sulla sua auto.
Riccardo Palma: Capo dell’ufficio VIII della Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena, ucciso a Roma dalle Br il 14 febbraio 1978. Aveva 62 anni. Uscito di casa, stava raggiungendo l’auto.
Girolamo Tartaglione: Direttore generale degli Affari penali, 67 anni, ucciso a Roma dalle Br il 10 ottobre 1978. Fu raggiunto da due colpi alla nuca sulle scale di casa.