Di Lucia Zagalolo V B Liceo Classico di Gioia del Colle
Giovanni Impastato insieme a Franco Vassia ricorda suo fratello Peppino e la sua famiglia nel libro “Resistere a Mafiopoli”. Il libro racconta di una vita costruita in una realtà obbligata che tutt’oggi continua a segnarlo. Lo scritto diviso in paragrafi intitolati, è davvero il fulcro della tanta passione di Giovanni Impastato, attraverso la quale si esprime e si mostra ai lettori. Egli descrive minuziosamente aspetti storici fondendoli con quelli privati e civili della sua terra. Soprattutto racconta la mafia. “La mafia era sempre stata di famiglia per noi” ma lui e prima ancora Peppino si sono distinti sin da subito. Cinisi è un piccolo paese della Sicilia, da sempre controllato dal potere mafioso, che quasi invisibile si è sempre nascosto nell’omertà della gente. Dai primi anni dell’adolescenza a Radio Out, dalla storia di Don Tano ai freddi binari di quel 9 maggio del ’79, dall’inchiesta a “Casa Memoria” , tutto è racchiuso nella pagine di quello che potremmo definire un’importantissima testimonianza. Agli inizi degli anni ’60 viene ucciso Cesare Manzella fatto saltare in aria in una macchina piena di esplosivo. Zio di Giovanni e Peppino, è per loro l’inizio della tempesta. “Dopo la morte di nostro zio Cesare, c’era il rischio di dover sottostare ai voleri di Gaetano Badalamenti e subire i suoi sbalzi d’umore.” Grazie anche alla straordinaria forza di mamma Felicia, i due fratelli crescono forti e desiderosi di cambiamenti, in quella società così umiliata. Luigi Impastato, loro padre, era ormai schierato dalla parte di Don Tano, un po’ per volontà, un po’ per necessità. Ma Peppino diventava uomo e in lui si sprigionava la voglia di crearsi una carriera pulita e giusta. L’eco della sua voce cominciò a risuonare attraverso il giornale “L’idea socialista” in cui rilasciò esplicitamente accuse pesanti contro la mafia. In seguito, con la fondazione di Radio Out e del Circolo Musica e Cultura da parte di Peppino e i suoi amici, Don Tano e i suoi non poterono più far finta di niente. “Com’era Peppino? ” chiede Vassia nel libro “Peppino era colmo di passioni e curiosità intellettuali. E leggeva moltissimo. La sua non era una lettura superficiale, studiava e approfondiva ogni singola frase: la sottolineava e nei margini aggiungeva le sue considerazioni. Si divertiva a sconvolgere e a scompaginare i codici comportamentali […] A suo modo era un provocatore, spesso un anticonformista.” Presto divenne molto temuto dai capi di Cinisi. “Perché Peppino?” “Perché lui può essere considerato l’erede del grande movimento contadino del secondo dopoguerra.. e perché era un peso intollerabile anche dal punto di vista politico.” Peppino Impastato si spegne la notte tra l’8 e il 9 maggio 1979 per mano dei tirapiedi di Don Tano, picchiato e fatto esplodere imbottito di tritolo. Oggi purtroppo ne resta una Cinisi ancora corrotta, Casa Memoria e tutti gli amici di Peppino. Ho trovato il libro appassionante pagina dopo pagina. È scritto in maniera semplice e chiara e il fatto di essere strutturato sul modello di un’intervista, lo rende ancora più accessibile. Sarò sempre memore della figura di Peppino Impastato. Auguro di leggerlo a chiunque, affinché possa costruire un altro suo pezzo di verità della nostra Italia. Non restiamo ciechi davanti al fenomeno internazionale della mafia. “Una cosa è certa: la memoria di Peppino ha vinto e la nostra resistenza, nel suo nome, non è finita.” Adesso mi rivolgo a te Lettore, anche il tuo piccolo paese può essere un paese corrotto, distinguiti.