Ancora oggi circolando per il territorio Calabrese, ed il Vibonese in particolar modo, ci si può accorgere dello scempio che la malavita continua a perpetrare con la gestione dei rifiuti. Strade invase da rifiuti di ogni genere, discariche abusive, rifiuti pericolosi di ogni tipo che vengono fuori dal terreno inquinando l\’ambiente. E\’ questo lo scenario che negli anni la \’ndrangheta da una parte e politici affaristi e corrotti nonchè imprenditori disonesti dall\’altra, hanno creato. Viene fuori come ogni presente il nome dei Mancuso che già da solo incute paura, insieme alla camorra di Casal di Principe in uno scambio d\’affari spaventoso. La \’ndrangheta e le mafie in genere agiscono senza scrupoli, l\’importante è il profitto che fa gola anche a politici ed imprenditori collusi, poco importa quali siano le conseguenze, l\’importante è il profitto!
Vibo, gli incroci pericolosi della Proserpina. Dai Mancuso ai Casalesi
Non solo poste di bilancio sospette e trasferimenti poco chiari di finanziamenti pubblici.
Non solo ingarbugliate questioni finanziarie e contabili di difficile interpretazione per i non addetti ai lavori. Sono anche di ben altra natura le “stranezze” che nel corso degli anni hanno riguardato le aziende che nel Vibonese si sono occupate della gestione dei rifiuti solidi urbani. La Proserpina, in particolare, in passato è stata anche oggetto degli appetiti di personaggi riconducibili al clan Mancuso, la potente consorteria che esercita il suo potere ben oltre i confini di quella che sotto molti punti di vista – non quello criminale – è considerata una delle province più piccole e marginali del Paese.
È successo in passato, ma alcune circostanze che erano ignote o erano cadute nel dimenticatoio sono tornate di stretta attualità con il deflagrare di alcune recenti inchieste. Non deve sorprendere, dunque, che tra le migliaia di pagine redatte dai magistrati romani e dagli uomini del Ros su Mafia capitale spunti anche la “Proserpina”. Gli inquirenti guidati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone hanno infatti ricostruito gli interessi della famiglia Campennì di Nicotera nel settore dei rifiuti. E partendo dalle posizioni di Giovanni – nipote del boss ergastolano Peppe Mancuso “Mbrogghjia” Mancuso, imprenditore che secondo l\’accusa avrebbe dovuto curare gli interessi dei Mancuso in Mafia capitale – i militari del Ros sono risaliti al ruolo del padre nella gestione dei rifiuti a Nicotera e San Calogero. Eugenio Campennì, infatti, secondo i carabinieri risultava essere socio della Proserpina fino al 20 febbraio 2001, mentre anche il figlio Giovanni sarebbe stato dipendente della stessa società. L\’azienda di cui è titolare la moglie di Giovanni, invece, ha noleggiato mezzi per la raccolta dei rifiuti a molti enti pubblici, tra cui anche la Provincia e il Comune di Vibo.
Ma c\’è un altra circostanza che non è sfuggita agli inquirenti: uno degli imputati nel processo sul crac Proserpina, l\’ex amministratore delegato Ciro Orsi, è fratello di Michele – pentito eccellente che stava svelando gli interessi e gli intrecci tra camorra e politica nel business dei rifiuti in Campania, ucciso nel giugno 2008 a Casal di Principe – e di Sergio, coinvolto in un\’indagine della Dda napoletana sulle ecomafie nel Casertano.