Mafia capitale era solo l\’inizio perchè Roma, la città eterna è diventata sempre più la \”caput mundi\” della corruzione e della malavita. La corruzione è radicata in una città che per anni ha mostrato una facciata storica ed intramontabile ma che, grazie a spregiudicati e vigliacchi personaggi corrotti, la città eterna sta mostrando il peggio di sè. La cosa che più viene in evidenza e incredibilmente assurda è che nonostante tutto il clamore suscitato con \”mafia capitale\”, si stia ancora serenamente continuando, come se niente fosse, a delinquere e corrompere. L\’ultimo (ma forse purtroppo non proprio l\’ultimo) in ordine di tempo è è quello dell\’appalto per il Giubileo 2015, ancora nemmeno iniziato e già si scoprono gare truccate da parte di un funzionario del Campidoglio e due imprenditori, tutti ai domiciliari. Non se ne può proprio più, il Governo sta\’ a guardare, Il Premier sfila nei show televisivi sbandierando ricchezze e riprese fantasiose mentre il paese va\’ giù in caduta libera ed i cittadini uniche vittime di questo scempio, rimangono impassibili dinnazi al paese che affonda. Si dice che al peggio non c\’è mai fine, ma il peggio deve ancora arrivare se il popolo italiano non si sveglia!
Giubileo 2015: “Truccata la prima gara d’appalto”. Tre arresti per corruzione
La prima gara assegnata dal Comune per i lavori del Giubileo era truccata ed è stata bloccata dall’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma sono finiti ai domiciliari con l’accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. “Li avevo denunciati tutti ad aprile. E per oggi li avevamo convocati per escluderli dalla gara del Giubileo”, ha detto l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella. Il Movimento Cinque Stelle: “Continuiamo a non essere ascoltati, è l’ennesima sconfitta per i romani e per la città”.
Secondo l’accusa i tre, Ercole Lalli, Luigi Martella e Alessio Ferrari , hanno truccato le gare d’appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della grande viabilità di Roma. Secondo gli elementi raccolti dai carabinieri il 27 settembre, i due imprenditori hanno consegnato a Lalli 2mila euro in contanti in cambio di informazioni riservate sulle imprese concorrenti. “Se noi c’avemo quelli stavolta sò morti tutti!”: Martella e Ferrari, in una telefonata intercettata, parlavano così dei dettagli sulle gare ottenuti corrompendo Lalli. Nelle ordinanze si legge che i due imprenditori temevano “soprattutto un altro gruppo di imprese, quello controllato dalla famiglia dei Bucci, detti ‘gli Artenesi’, e Marcello Luciani“. Per questo, ha scritto il gip, “desideravano conoscere anzitempo in quale o quali lotti erano state invitate imprese riferibili ai predetti, in modo da presentare offerte più aggressive“.
La gara per il Giubileo era per la riqualificazione di via Mura Latine e viale di Porta Ardeatina e avevano presentato offerte sia la Trevio srl che la Malù lavori srl: gli imprenditori arrestati sono titolari delle due ditte e, secondo l’Anticorruzione, anche soci occulti una dell’altra. Ferrari e Martella sono tra loro soci in una terza società, la Siculiana Costruttori, e il responsabile della gestione tecnica di Trevio è Ivo Martella, padre di Luigi.
L’aggiudicazione parziale dell’appalto è stata bloccata dall’Anac martedì, dopo i controlli su tutti i soggetti che avevano partecipato alla gara. Si è scoperto che le due aziende che avevano presentato le offerte avevano creato una sorta di “cartello” nascondendo i rapporti che avevano l’una con l’altra. I carabinieri, coordinati dalla Procura, hanno effettuato una serie di perquisizioni e sequestri nelle sedi delle ditte e nell’ufficio del funzionario del Comune che, al momento dell’intervento degli investigatori, aveva ancora in mano il denaro incassato. Lalli ha tentato inutilmente di disfarsi della busta contenente 10 banconote da 100 euro e 20 da 50 euro.
“Lo abbiamo detto fino a ieri che sulle opere del Giubileo, oltre a non esserci programmazione, si stava procedendo con procedure ristrette ed in deroga al codice degli appalti – ha affermato in una nota il Movimento Cinque Stelle – Eppure l’assessore Sabella ci ha accusato di dire falsità. ‘Sulle gare e sugli appalti c’è il timbro di Cantone’ tuonava l’assessore alla legalità di Roma Capitale. Proprio Cantone e l’Autorità che dirige hanno confermato con gli arresti di oggi quanto sostenuto dal M5S Roma. Continuiamo a non essere ascoltati – si legge nel comunicato – ma il fatto più grave è che tutto ciò rappresenta l’ennesima grave sconfitta per i romani e per la città di Roma”.