Stanziati 20 miliardi per salvare Banca Mps & C. Obbligazionisti subordinati chiamati a convertire i bond in azioni per evitare il peggio
Il governo ha stanziato 20 miliardi di euro per salvare le banche italiane in crisi. A cominciare da Banca Mps. Lo hanno chiamato “decreto salva risparmio”, ma in realtà il risparmio non sarà salvato. Primo perché, se interviene lo Stato a sostenere l’aumento di capitale Mps, gli obbligazionisti subordinati verranno tritati in una conversione forzata in azioni il cui valore non si capisce bene quale sarà. Secondo, perché un intervento pubblico sul sistema bancario fino a 20 miliardi di euro comporterebbe un incremento della fiscalità generale fino a 333 euro a testa, che potrebbero facilmente salire se si considera che il 10% della popolazione italiana non è in grado di adempiere nemmeno alla tassazione corrente.
Il governo spinge per la conversione dei bond Mps in azioni
La mossa del governo di tirar fuori il decreto “salva banca” (del PD) non giunge a caso. Banca Mps sta infatti cercando di rendere meno pesante l’aumento di capitale fino a 5 miliardi di euro agli investitori istituzionali, facendo ingoiare un boccone amaro agli obbligazionisti subordinati, quelli meno tutelati in caso di difficoltà finanziarie di un emittente, dopo gli azionisti. Lo scopo è quello di racimolare più adesioni possibili dalla conversione in azioni Mps per poi permettere ai grandi investitori (anchor investors) di entrare in Mps col minor rischio possibile e con prospettive di guadagno più concrete nel tempo. Considerato che la risposta all’offerta di conversione di bond subordinati Mps in azioni si è fermata a poco più di 1 miliardi di euro per gli istituzionali a fine novembre e che gli obbligazionisti retail hanno finora aderito con 150 milioni su un potenziale di 2,16 miliardi (bond Mps Upper Tier II 2008-2018), il governo ha pensato bene di diffondere un po’ di terrorismo psicologico per indurre gli indecisi a sacrificarsi per la causa. Pena, la conversione forzosa dei bond in possesso a 42.000 risparmiatori in azioni, salvo poi tirasi addosso una valanga di cause legali da far sembrare lo scandalo di Banca Marche, Popolare Etruria, Carichieti e Carife uno sgambetto di poco conto. Perché non è così che si tutela il risparmio.
Bond subordinati Banca Mps al 50% del valore nominale
Sul fronte operativo, i bond Mps subordinati viaggiano tutti intorno al 50% del valore nominale scontando già uno scenario poco confortante. Non solo, se lo Stato dovesse intervenire con una iniezione di liquidità, sarà inevitabile un aumento delle tasse (e già si sta parlando di aumentare ancora l’imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie e l’introduzione di bolli per le operazioni finanziarie di trading e sul prelievo/versamento di contante allo sportello). Aderire all’offerta di conversione dei bond Mps potrebbe quindi essere una soluzione che eviti il peggio, sia per permettere un aumento di capitale senza sostegno pubblico, sia per invogliare gli istituzionali a entrare nel capitale. Diversamente, il governo interverrà imponendo a Banca Mps di riacquistare le obbligazioni subordinate e convertirle in azioni il cui prezzo esatto non è ancora dato conoscere, ma non sarà di certo più conveniente di quello attualmente offerto dal mercato, dicono gli esperti. Il Tesoro farà, infatti, di tutto per metterci meno soldi facendo ricadere il costo dell’operazione sulle obbligazioni subordinate che valgono complessivamente fino a 4,29 miliardi di euro.