Vito Alberto Lippolis V B Liceo Classico “P. Virgilio Marone” di Gioia del Colle
Uno dei tanti fondamentali precetti che il Giudice Falcone ci ha lasciato per la lotta contro la mafia è credere e sapere che l’antimafia deve esserci non solo nelle giornate dei maxi processi o nelle fiaccolate per i martiri servitori dello Stato, ma deve esserci ogni giorno, ogni giorno in cui la mafia continua ad ammorbare il corpo già moribondo del nostro Stato.
Ebbene, in tempi di caccia al paladino dell’antimafia attira-voti, ancora una volta questo Stato dimostra la sua totale incapacità nel garantire il più basilare stato di sicurezza a un cittadino e a un vero difensore della Legalità.
Sembriamo non esserci minimamente evoluti da quel così remoto ’85 in cui Roberto Antiochia doveva usufruire delle proprie ferie e dei propri giorni di permesso per poter fare da scorta al vice-dirigente della squadra mobile e amico Ninni Cassarà e morire con lui che una scorta ce l’aveva, ma quella era in ferie e uomini per sostituirla la Questura di Palermo non ne aveva.
Così nel Duemilatredici, un uomo testimone di giustizia, contro il quale già più e più attacchi si sono diretti, viene lasciato senza scorta per giorni interi, lontano da casa e senza risposte soddisfacenti dall’ “alto”.
Se vi capita di ascoltare Pino Masciari, imprenditore calabrese e testimone di giustizia dal 1994, l’unica cosa che chiede alla gente è di dedicargli adesso, che è vivo, conferenze e attenzioni e non, dopo, manifestazioni e cerimonie da martire.
A Gioia Del Colle perciò, dopo averlo invitato e accolto già due altre volte negli anni precedenti, il consiglio comunale, su consiglio ed esortazione degli studenti e dei docenti delle scuole e degli abitanti della città, ha deciso di assegnare a Pino Masciari la cittadinanza onoraria.
Così giovedì 24 Gennaio la figura e l’esempio del testimone di giustizia è stata osservata e onorata da studenti e cittadini in due modi.
Il primo riguarda la messa in scena nel teatro comunale “Rossini” dello spettacolo “Padroni delle nostre vite”, una produzione teatrale di Sciara Progetti in collaborazione con Studio Nois, nel quale uno spasmodico Ture Magro interpreta con grande eloquenza Pino e le parole del libro suo e della moglie Marisa“Organizzare il coraggio”.
Lo spettacolo ( un mattineé, per permettere la visione agli studenti delle scuole, parte sempre più attiva e più grande della famiglia de “gli amici di Pino Masciari”) ha visto in scena un uomo, Ture Magro/Pino Masciari, da solo, a raccontare della sua storia e a vedersi circondato dalle decine di spettri bui della mafia calabrese.
Plauso al regista della produzione per la scelta di aver lasciato un unico uomo sul palco e aver fatto parlare i fantasmi in quanto tali, proiettati su teli tremolanti e mossi come le loro minacce e anche all’interprete Magro che ha saputo portare sul palco quella solitudine e quella mancanza dello Stato che Pino affronta tutti i giorni, anche quello stesso giorno senza eccezioni.
Certo Pino era felice per il riconoscimento del suo impegno, soprattutto trovandosi a Sud ( annovera cittadinanze onorarie ovunque da Milano a Torino, ma al Sud, da Roma in giù, solo due), era felice per il fatto che fossimo in tanti e pronti ad accoglierlo, era felice che la maggior parte dei presenti all’assegnazione fossero coetanei dei suoi figli; ma nel suo sorriso non si poteva non cogliere stanchezza.
Anche lui ce lo ha ammesso. È stanco. Rassegnato no, ma stanco sì.
IN quella stessa aula in cui si accalcavano ragazzi e adulti e in cui si stava tutti stipati c’erano degli assenti. La gente sgomitava per vederlo, manco fosse un santone, e del consiglio comunale manco la metà era presente. Ma gli assenti erano tanti. Mancava anche la scorta. Mancava lo Stato.