Sono anni che continuo a ripeterlo che la \’ndrangheta è radicata in ogni angolo geografico, ma ogni volta che in un Comune si scoprono le collusioni mafiose ci si meraviglia! Ora è toccato al sindaco di Mantova ad essere indagato per corruzione e peculato. Un mix tra imprenditori, politici e addirittura il Presidente emerito del Consiglio di Stato, di cosa ci si dovrebbe meravigliare? La prima cosa sarebbero le dimissioni di queste persone, mentre invece restano sempre seduti al proprio posto, pertanto continueremo sempre a svegliarci al mattino leggendo notizie simili. Si perchè finchè le leggi e le condanne inflitte resteranno ininfluenti, il sistema giudiziario complesso e non vi è una legge anticorruzione paragonata a quella dell\’ associazione mafiosa, vedremo dietro le sbarre mafiosi considerati alla stregua del peggior ladro di polli! Le condanne vanno inasprite e inflitte anche ai servitori \”infedeli\” dello Stato. C\’è iniquità in tutto questo, basta guardare la pena inflitta a Fabrizio Corona, 11 anni per aver violato la privacy di qualche calciatore \”viziato\” mentre poi per associazione mafiosa, corruzione od ancor peggio si conda per molto meno. Bisogna infliggere pene durissime a questi vigliacchi, almeno 20 anni per chi si macchia di questi reati, pene uguali inflitte ai testimoni di giustizia che 20 anni fa\’ denunciavano le mafie, l\’esilio dalla propria terra, l\’impossibilità a poter contattare chiunque, privati della propria libertà e della propria dignità, è così che il 41 bis andrebbe applicato! Oggi il carcere duro assomiglia più ad un hotel a 5 stelle, forse in previsione che ne faccia uso qualche politico o togato condannato!
Per ottenere il via libera per la contestata lottizzazione Lagocastello sulla sponda sinistra del lago Inferiore di Mantova, avrebbero intessuto una rete per far pressioni sul Consiglio di Stato e sul ministero per i Beni Culturali. Questa l’accusa nei confronti del sindaco di Mantova, Nicola Sodano (Forza Italia) e dell’imprenditore di origine crotonese Antonio Muto. Coinvolti due ex senatori dell\’allora Pdl, Luigi Grillo e Franco Bonferroni, e il presidente emerito del Consiglio di Stato Pasquale De Lise.
Operazione \”Pesci\”
È quanto emerge dalla carte dell\’operazione “Pesci” contro le infiltrazioni della \’ndrangheta nel tessuto economico e istituzionale della Lombardia condotta dalla Dda di Brescia, pubblicate dalla Gazzetta di Mantova. Sia il sindaco di Mantova, 57enne originario di Crotone ma trapiantato nella città lombarda da 40 anni, sia i due ex parlamentari e l\’ex magistrato amministrativo risultano indagati. Sodano per corruzione e peculato.
Sindaco intercettato e pedinato
Le intercettazioni e i pedinamenti a cui era sottoposto il primo cittadino di Mantova hanno permesso di svelare come Sodano nel 2012 si sarebbe dato da fare, senza però ottenere risultati, per consentire a Muto, indagato per associazione di stampo mafioso e estorsione e considerato vicino alla cosca calabrese dei Grandi Arachi, di portare a termine un progetto immobiliare in una zona vincolata.
Pressioni a Roma
Al presidente emerito del Consiglio di Stato Pasquale De Lise sarebbe stata offerta una tangente da 60mila euro. L\’imprenditore Antonio Muto si sarebbe mosso anche a livello di ministero per i Beni culturali cercando un tavolo tecnico ministeriale per un accordo extragiudiziale che evitasse il Consiglio di Stato. In questa fase avrebbe fatto pressioni sul neo sottosegretario, Roberto Cecchi, attraverso l\’ex senatore Franco Bonferroni. Nel frattempo l\’imprenditore aveva dato allo studio di architettura che fa capo a Sodano, pure lui architetto, l\’incarico di rivedere le planimetrie della lottizzazione. Sodano andò dal sottosegretario con il nuovo progetto, ma il Consiglio di Stato con il suo “no” mandò tutto all\’aria.
L\’accusa di peculato
Il sindaco di Mantova è accusato anche di peculato per aver usato mezzi del Comune (l\’auto blu) per raggiungere Bologna e da qui in treno Roma, per i suoi affari personali, relativi all\’incarico professionale ricevuto per la lottizzazione. Nella capitale il 26 settembre 2012 si tenne una riunione nell\’ufficio del senatore Grillo, alla presenza di Muto, Sodano, del commercialista veronese Attilio Fanini (indagato) e dell\’allora assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo (non indagato). In quell\’occasione si cercò di mettere a punto la strategia per salvare la lottizzazione dopo il “no” del Consiglio di Stato, ma senza riuscirvi.
Le speranze di lucrare sul terremoto
Le intercettazioni hanno inoltre fatto emergere per l’ennesima volta come certi imprenditori senza scrupoli, legati alla malavita organizzata, speravano di lucrare sul terremoto che nel maggio 2012 colpì l\’Emilia e il Mantovano. In un\’intercettazione ambientale, il 29 maggio 2012, l\’imprenditore edile Antonio Muto in auto diceva alla moglie: \”Speriamo che arrivi la botta forte, se arrivasse almeno un minuto, un minuto ne fa di danni. Insomma, si crea del lavoro\”. Un’ora e mezza prima una forte scossa aveva provocato morti e feriti.