Quanto si legge in questi giorni riguardo la latitanza di Matteo Messina Denaro non può non suscitare un moto di forte indignazione. Nei trent’anni in cui ha vissuto da uomo invisibile, non ha praticamente rinunciato a nulla. Durante la latitanza ha avuto anche una figlia, per la quale si è rammaricato di non averla conosciuta. Dice che non conoscere un figlio è contro natura. Gli chiederei se reputa altrettanto contro natura ordinare il sequestro e l’uccisione di un bambino di dodici anni, del quale ha fatto cancellare ogni traccia, in modo feroce.
Eppure a Castelvetrano c’è chi ne biasima l’arresto! Questo dà la misura di quanto sia labile la cultura della legalità in alcuni strati sociali. La vera sconfitta della criminalità organizzata non si realizza solo con le operazioni di polizia. La mafia si potrà dire sconfitta solo quando si avrà la chiara percezione degli orrori dei quali è capace, quando si terminerà di percepirla come alternativa vincente allo Stato, quando più nessuno potrà pensare che arrestare un boss sia stato un errore, quando si capirà che non dà opportunità lavorative ma soffoca il lavoro degli onesti, quando sarà chiaro che non permette a nessuno di progredire, ma nega i diritti essenziali e ha come unico scopo il proprio arricchimento. O molto più semplicemente quando lo Stato si riapproprierà del territorio che quotidianamente il “Matteo Messina Denaro di turno” gli sottrae.