Sta collaborando con la giustizia uno dei mafiosi arrestati nell\’ambito dell\’operazione Agathos, che ha scoperto un giro di tangenti a Reggio Calabria, per cui sono stati arrestati 5 affiliati della cosca Tegano e un sindacalista, il quale, secondo le accuse, si faceva pagare per tenere buoni icolleghi. Lo ha detto Giuseppe Pignatone, procuratore capo a Reggio Calabria, in una intervista a Radio 24: \”Uno dei mafiosi ha deciso di collaborare\”.Martedì scorso è stato arrestato Antonino Barillà, sindacalista calabrese della Uil trasporti, fermato dalla squadra mobile di Reggio Calabria nell\’ambito dell\’operazione Agathos. Mafiosi e sindacalista, secondo le accuse, prendevano tangenti dalla cooperativa New Labor, incaricata della pulizia dei treni nella stazione di Reggio Calabria. «Risulta molto chiaramente dalle intercettazioni – ha spiegato Pignatone a Radio 24 – che fra il sindacalista e i mafiosi, molti dei quali erano lavoratori della stessa impresa e alcuni con posizione di responsabilità, c\’è una specie di gioco di sponda che viene fuori proprio in occasione dei momenti di crisi, quando si [Continua…] devono fare le liste dei lavoratori da mettere in cassa integrazione o quelli che devono ricevere una diminuzione di stipendio e così via. Analoghe tangenti venivano destinate a Roma e a Bari».
Secondo le indagini la \’ndrangheta pretendeva – e otteneva – dalla società New Labor un pagamento mensile di circa 20 mila euro. E il sindacalista calabrese che si faceva pagare per tenere buoni i colleghi e tacere sulle inadempienze dell\’azienda forse non è un caso isolato: a Radio 24 il procuratore capo di Reggio Calabria rimarca che «dalle intercettazioni viene fuori che analoghe tangenti venivano destinate a Roma e a Bari dove questa stessa impresa aveva ulteriori attività. Su questo sono in corso ulteriori indagini per capire a chi venivano pagate».
«Tra l\’altro – ha aggiunto Pignatone – uno dei mafiosi ha deciso di collaborare, sono già iniziati gli interrogatori ed è un fatto importante, perchè in Calabria è raro». Di un sistema così, sempre secondo Pignatone, «fanno le spese gli imprenditori onesti e i lavoratori. Perchè perfino il momento drammatico della messa in cassa integrazione l\’imprenditore è costretto a confrontarsi con i mafiosi e il sindacalista i quali ovviamente curano soltanto i propri interessi, non certo quelli dei lavoratori». Ci sono in giro altri sindacalisti simili? «Questo naturalmente ora non lo possiamo sapere – risponde Pignatone – la speranza sarebbe che non ci fossero ma qualche sospetto in realtà c\’è».
fonte Sole 24 Ore