La situazione in Siria rischia di diventare ogni momento sempre più esplosiva: la guerra nel paese dura ormai da due anni e, secondo diverse fonti, Onu compresa, ha già causato oltre centomila morti. Quella che è nata come una rivolta pacifica contro il governo di Bashar al-Assad nel 2011, nel solco delle rivolte della Primavera Araba, è diventata una vera guerra civile che sta martoriando l’intero Paese. Lo scontro tra le forze armate governative e i ribelli nasconde più livelli: la regione è un calderone di problematiche che mischiano religione (sunniti contro sciiti) e politica estera in un assetto geopolitico di respiro internazionale. Ognuno in questa guerra cerca il proprio guadagno e lo cerca sulla pelle di centinaia di bambini, uomini, donne. Stupisce come sia semplice decidere della vita altrui. Attacchiamo, non attacchiamo. E’ la solita giustificazione “la guerra per portare la pace”. Ma non esiste guerra che porti la pace, esiste solo la guerra che porta altra guerra. E quando e se la guerra finisce ci si ritrova con un solo vincitore e tanti morti, cumuli, macerie. Vite distrutte. Intanto gli ambasciatori dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia) si sono riuniti a New York per esaminare la bozza di risoluzione britannica sulla crisi delle armi chimiche in Siria in cui si chiede “l’autorizzazione a tutte le misure necessarie per proteggere i civili”. ”Anche se l’Onu fallisce nel tentativo di trovare l’accordo su un’azione in Siria, ci vuole comunque una risposta” ha aggiunto il ministro degli Esteri britannicoWilliam Hague. Per quel che riguarda l’Italia, invece, se anche ci fosse il via libera dell’Onu per un intervento in Siria, non scatterebbe “nessun automatismo” ma si aprirebbe uno “scenario di legalità internazionale ad oggi totalmente inesistente” che aprirebbe la strada ad un “serio dibattito in Parlamento”. Il ministro degli Esteri Emma Bonino, intervistata a Radio anch’io, ribadisce quanto detto ieri (“Un intervento militare in Siria senza la copertura del Consiglio di sicurezza dell’Onu non è praticabile”) , ma precisa che “non sarebbe automatico” per l’Italia “concedere le basi o intervenire”. In ogni caso, sottolinea, “non devono esserci ambiguità o dubbi sulla posizione del governo: l’attacco sarebbe un ultimo episodio che si aggiunge a una catena di episodi efferati, e non solo del regime. Ma in ogni caso implica una condanna senza mezzi termini. Da secoli si cercano giustificazioni alle guerre intraprese, prima si trattava della diffusione della “civiltà” a popoli barbari adesso si tratta della difesa dei diritti umani. Ma come si può pensare di difendere i diritti umani uccidendo la vita?