Di fatto in un paese dove la corruzione è più diffusa della pizza, 600 mila euro sottratti ad una istituzione non farebbe notizia, ma la gravità dell\’atto in questione sta nel fatto che il denaro è stato sottratto al Serivizio Centrale di Protezione di Testimoni e Collaboratori di Giustizia, cioè denaro destinato a coprire i costi di mantenimento di questi soggetti in località protette, ma non solo perchè il denaro è stato letteralmente rubato da poliziotti e funzionari del Servizio Centrale stesso, cioè il luogo che dovrebbe essere per antonomasia il più controllato e protetto (altrimenti come farebbe a proteggere gli altri???) ma perchè trattasi di un atto pericolosissimo, si proprio pericolosissimo perchè se un funzionario od un poliziotto riesce a sottrarre denaro così facilmente in un luogo che in teoria dovrebbe essere sicuro, quanto ci metterebbe a \”vendere\” un Testimone di Giustizia o un collaboratore alle mafie??? Quanto sicuri a questo punto possono sentirsi i Testimoni di Giustizia??? Come possiamo e come possono sentirsi al sicuro se proprio chi deve vigilare sulla nostra sicurezza è già di per sè lui poco affidabile??? Con questo non vogliamo fare di tutta l\’erba un fascio e demonizzare il lavoro certosino e rischioso che ogni giorno le Forze dell\’Ordine fanno nel mettere la propria vita in difesa dei Testimoni e dei collaboratori, ma se il Servizio Centrale di Protezione non riesce ad essere protetto, allora qualche dubbio ci viene!
Sottratti 600mila euro a protezione pentiti: presi funzionari e poliziotto
Hanno distratto a più riprese e nel corso degli anni soldi destinati al Servizio centrale di protezione dei collaboratori di giustizia, in tutto 600 mila euro. Per questo due funzionari economico finanziari dell\’amministrazione civile dell\’Interno e di un assistente capo della polizia, tutti in forza alla stessa divisione, sono stati posti ai domiciliari con l\’accusa di peculato e accesso abusivo ad un sistema informatico. Inoltre è stato disposto anche il sequestro dei conti correnti bancari riconducibili ai tre.
La sottrazione delle ingenti somme di denaro è stata rilevata nel mese di dicembre 2015, a seguito di controlli incrociati periodicamente effettuati dal Servizio Centrale di Protezione per verificare la regolarità delle operazioni svolte in seno alla propria divisione economica: in quel caso si scoprì che erano state distratte somme di denaro per un valore inizialmente quantificato in circa 25 mila euro. Dopo accertamenti anche nel passato si è accertato che da alcuni anni i tre indagati avevano preso a sottrarre somme di denaro dai fondi del Servizio, per un totale complessivo quantificato in circa 600 mila euro. Trattandosi, di volta in volta, di cifre di lieve entità, gli odierni indagati erano riusciti a celare le stesse «gonfiando» lievemente altre spese dagli importi ben superiori e caricando il surplus su carte di credito in dotazione al Servizio per le esigenze di soggetti tutelati, e successivamente riscosse mediante prelevamento.