\” 140mila consulenze nel 2011 per un costo complessivo di 700milioni di euro sono cifre vergognose.
E\’ disgustoso che la politica spenda tutti questi denari per mantenere in vita il suo apparato clientelare proprio quando gli italiani si apprestano a pagare le bollette salate dell\’IMU.
Abbiamo un esercito di burocrati: a cosa serve dunque il ricorso così massiccio alle professionalità esterne, se non per ampliare la base elettorale dei politici?
Stiamo costruendo la Società della Paura e della Vergogna: e\’ davvero intollerabile\”
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Fonte: La Repubblica. 140mila consulenze nel 2011
ROMA – In tempi di crisi, debiti e austerità sono ancora un mare le consulenze – per lo stesso governo non sempre giustificate – pagate con i soldi dei contribuenti dalle pubbliche amministrazioni di tutto il Paese. Da Nord a Sud, passando per i ministeri di Roma, le cifre sono da capogiro e pesano sui conti pubblici dello Stato già appesantiti dalla recessione. Nel 2011 gli incarichi affidati ad esterni da Stato, regioni, comuni e province sono stati più di 139mila, con consulenti e collaboratori che hanno incassato oltre 689 milioni di euro dalle pur sempre generose casse dello Stato. Non basta infatti la mini-dieta di 36 milioni a cambiare la sostanza: se gli incarichi sono diminuiti dell\’8,5% e i compensi liquidati del 4,5%, i dati diffusi ieri sul sito del ministro per la Pubblica amministrazione restano sconcertanti. E rappresentano un allarme per il governo.
Non ne fa mistero il ministro Filippo Patroni Griffi: nonostante il calo dello scorso anno, afferma, \”il ricorso alle professionalità esterne continua ad essere eccessivo e forse in certi casi anche di dubbia utilità\”. Oltretutto i dati sono provvisori, con ministeri e amministrazioni che hanno tempo fino al 30 giugno per mandare le liste delle consulenze al governo. Solo dopo sarà possibile fare il conteggio definitivo per il 2011, che ad ogni modo sarà ancora più esorbitante. Ragion per cui per l\’anno in corso, nel nome della spending review e dei tagli, Patroni Griffi fissa l\’obiettivo del governo: far scendere le consulenze
del 20%. Il responso arriverà tra dodici mesi.
Passando al setaccio le spese delle regioni emerge che lo scorso anno a Nord sono stati spesi in consulenze più di 440 milioni, con un calo rispetto al 2010 del 2,2%. La parte del leone l\’ha fatta la Lombardia (intesa come regione, comuni, province ed enti pubblici) che con un aumento delle spese del 13,9% ha pagato 156 milioni. Ha invece dimezzato le uscite la Val d\’Aosta. Bene anche Liguria e Piemonte, con tagli tra il 16 e il 17%. Nel Centro Italia le spese per consulenze sono invece state pari a 134 milioni, con un aumento dello 0,22%. In Umbria – le cui amministrazioni fanno segnare il record di aumenti su scala nazionale – le uscite sono lievitate del 29,5%. Forse per via dei bilanci appesantiti del passato, lo scorso anno chi ha tagliato di più sono le regioni del Sud, con una sforbiciata del 17,8%: la spesa totale è stata di 69 milioni e il risultato migliore è arrivato dalla Calabria, che ha quasi dimezzato le spese.
Significativo anche il meno 19,3% della Campania. Le Isole hanno abbassato i costi del 14,5%, con la Sicilia che ha fatto segnare un risparmio del 19,7% e la Sardegna del 7,5%.
Così come per i compensi, anche per quanto riguarda il numero delle consulenze i tagli maggiori si registrano a Sud: – 20,6%. Bene anche le Isole con una diminuzione del 17%, mentre la variazione più contenuta arriva dal Nord (-6,5%). Stabile il Centro. Nel dettaglio nel 2011 sono aumentati gli incarichi in Umbria (45%), Toscana (12%), Provincia Autonoma di Bolzano (8,7%) e di Trento (3,6%). Al contrario, una robusta diminuzione si registra in Basilicata (-50,5%), Valle d\’Aosta (-44,9%) e Calabria (-38,2%).
(06 maggio 2012) © Riproduzione riservata