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Ferragosto…Paese mio non ti riconosco!

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Eccoci nel periodo più blando dell\’anno: tra vacanze e climi torridi…. o torrenziali, ci si distrae giustamente dalle fatiche dell\’anno per ricaricarsi ed essere pronti ad affrontare la quotidianità.

Quotidianità sempre maledettamente uguale per la famiglia Masciari, scandita dal silenzio. Il che rende complicato capire che ora è e come passi il tempo.

Per quanto possibile, e pure oltre, i suoi amici di tutta Italia sono con lui e Marisa e con i loro ragazzi, sempre stretti a loro. Da amici e da cittadini.

E da cittadini diventa curioso constatare come da quando conosciamo Pino e la sua vicenda abbiamo sviluppato una sensibilità particolare verso certi temi, e le notizie che fino a poco tempo fa avremmo fatto scivolare sotto gli occhi con noncuranza cercando più pruriginosi articoli mondani, ora catturano la nostra attenzione e spesso, troppo spesso, suscitano l\’indignazione e la fame di cambiare la situazione.

Ad esempio, inanelliamo due notizie diverse su una stessa persona, una baronessa testimone di giustizia, Maria Giuseppina Cordopatri, anziana anagraficamente ma di spirito battagliero e lucido, che dopo anni di denunce a difendersi dall\’ndrangheta, ora deve occuparsi degli attacchi di chi la vuole delegittimare per far cadere l\’attendibilità delle sue testimonianze.

Il primo articolo è questo


Calabria, come liberarsi della baronessa anti \’ndrangheta? Diamola per psicopatica 

(da www.pontediferro.org del 7 luglio 2008)

 

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Persecuzione anche giudiziaria dei testimoni di giustizia e delle parti civili nei reati di mafia

Riportiamo un articolo apparso sul quotidiano locale Tam Tam rispetto alla vicenda della baronessa Cordopatri:
"Secondo la testimone di giustizia, baronessa Maria Giuseppina Cordopatri, le sue memorie difensive prodotte in un processo in cui era imputata e che si sarebbe concluso con “la ventottesima assoluzione in dieci anni \’perchè il fatto non sussiste\’ – pronunciata dal giudice monocratico di Roma, Mario Marotti, dopo un processo durato otto anni con l\’imputazione di calunnia a danno del Servizio centrale di protezione – sarebbero state trasmesse alle Procure di Roma e Perugia, affinché si faccia luce sulla “persecuzione anche giudiziaria dei testimoni di giustizia e delle parti civili nei reati di mafia, attuata da parte degli organi preposti alla loro tutela".