Masciari costretto a saltare il processo
16 maggio 2007 – Manca l\’auto blindata – Masciari costretto a saltare il processo-
16 maggio 2007 – Manca l\’auto blindata – Masciari costretto a saltare il processo-
L’auto blindata manca e Pino Masciari, ex imprenditore di Serra San Bruno dal ‘97 testimone di giustizia, è costretto a non partecipare all’udienza del processo davanti al Tribunale di Crotone nonostante, come parte civile, avesse il diritto di esserci.
A rendere nota l’ennesima “non partenza” del testimone (al quale è stato revocato il programma di protezione con delibera impugnata davanti al Tar del Lazio) è il suo avvocato Maria Claudia Conidi in una lettera alla Commissione parlamentare antimafia (on. Forgione), al Comitato testi (on. Napoli), al ministro dell’Interno Amato e alla Commissione centrale (on. Minniti). La penalista racconta le ultime difficoltà vissute da Masciari il quale aveva da tempo comunicato al Nop (Nucleo operativo di protezione) la data e la volontà di volervi partecipare. I problemi sono esplosi però alla vigilia del processo (ore 16,30) quando gli è stato comunicato che avrebbe dovuto viaggiare su un’autovettura non blindata. Da qui il suo rifiuto per non mettere a repentaglio la sua vita e quella della scorta.
La storia col passare delle ore è così diventata grottesca: alle 21,30 gli è stata prospettata la possibilità di intraprendere il viaggio di notte «nel tentativo già di per se inutile di farlo presenziare all’udienza fissata per il giorno successivo, pur nella consapevolezza – scrive l’avv. Conidi – che in termini di tempo si sarebbe impiegato 12-14 ore di viaggio», ma nella stessa notte la partenza è stata differita all’una o alle due del mattino. Morale della favola Pino Masciari a Crotone non è mai arrivato. «Il tutto ha dell’as – surdo – prosegue la Conidi – e, afferendo alla vita di una persona così tragicamente provata dalla vita, si tinge di note fortemente negative perché suona come vera e propria presa in giro, laddove si ravvisa palese l’improponibilità della situazione che avrebbe del grottesco se non fosse inerente a una vicenda vissuta nella più assoluta solitudine e amarezza». Pino Masciari, testimone di giustizia
Articolo originale: Masciari costretto a saltare il processo
Dalla relazione conclusiva della Commissione parlamentare antimafia, XIV legislatura.
«Il signor Masciari è un imprenditore edile di Serra San Bruno che fu sottoposto al programma speciale di protezione previsto per i testimoni, in data 18 ottobre 1997, poiché esposto a rischio concreto a seguito della decisione di rendere testimonianza all’Autorità giudiziaria in ordine alle richieste estorsive di cui era fatto bersaglio. Il signor Masciari ha raccontato di essere iscritto sin dal 1983 alla Camera di commercio e di avere ottenuto nel 1984 l’iscrizione all’Albo nazionale costruttori per varie categorie di lavori; nel 1985 iniziò l\’attività in proprio, nel settore degli appalti pubblici, con l’impresa individuale “Masciari Costruzioni”. Nel 1988 divenne amministratore della società in accomandita semplice “Masciari Francesco sas”, nata per trasformazione dell’impresa individuale del padre all’atto della sua morte; la “Masciari Francesco sas” operava nel settore degli appalti privati, non ché nel settore della costruzione e della commercializzazione di immobili. Da subito il Masciari dovette fare i conti con le pressanti richieste estorsive che gli provenivano dall’agguerrita criminalità organizzata, nonché da parte di pubblici amministratori locali (in sede di audizione dell’11 novembre 2004 ha dichiarato che le richieste estorsive avanzate dai criminali erano pari al 3% dell’importo del lavoro, quelle avanzate da appartenenti al settore politico-amministrativo erano pari al 6% dell’importo dei lavori).
Il Masciari racconta di aver riferito all’Autorità giudiziaria ed alle Forze dell\’ordine delle intimidazioni e delle richieste estorsive ricevute, ricevendo in cambio solo consigli sull’opportunità di non esporsi con la denuncia dei fatti, per gli eccessivi rischi cui conseguentemente sarebbe stata esposta tutta la famiglia (il Masciari ed i suoi otto fratelli). A partire dal 1990, Masciari tentò di sottrarsi alle pretese dei politici, ma non tardarono ripercussioni con pregiudizievoli effetti di natura economica sulle sue aziende; gli stati di avanzamento dei lavori gli venivano pagati, infatti, con notevoli ritardi ed a ciò si aggiunsero le difficoltà frapposte dalle banche nella concessione del credito. Le difficoltà economiche cui si trovava esposto lo costrinsero a ricorrere al prestito usurario e nel 1992 decise di non corrispondere più alle richieste estorsive avanzate dalla criminalità organizzata locale; ciò causò una lunga serie di conseguenze che giunsero a sconvolgere la vita dell\’intera famiglia (furti, incendi, danneggiamenti a danno dei mezzi di lavoro, minacce personali, telefonae minatorie, colpi d’arma da fuoco, fino al ferimento del fratello, avvenuto nel mese di aprile del 1993).
Nel mese di settembre 1994 licenziò gli ultimi 58 dipendenti ed il 22 novembre 1994 presentò la sua prima denuncia formale al Comando stazione carabinieri di Serra San Bruno. Le ritorsioni, conseguite quasi naturalmente alla decisione di sottrarsi al giogo delle estorsioni e di denunciare gli autori di tali azioni, determinarono lo stato di dissesto delle imprese ed il fallimento dell’impresa “Masciari Costruzioni”, avvenuto nell’ottobre 1996 per un passivo accertato di 134 milioni di lire, a fronte di contratti di appalto stipulati per un valore di 25 miliardi di lire. In merito alla procedura fallimentare, è opportuno riferire che la Dda di Catanzaro – dottor Bianchi e dottor D\’Agostino –, con note inviate nel 1997 e nel 2000 alla Commissione centrale ed al giudice delegato al fallimento del Tribunale di Vibo, ha affermato l\’esistenza di rapporto di causalità tra le vicende estorsive cui è stato soggetto Masciari e lo stato di dissesto finanziario che ha condotto alla sentenza dichiarativa di fallimento.
Nella memoria integrativa presentata in data 15 dicembre 2004, il Masciari riporta la relazione redatta dal sostituto procuratore della Repubblica Dda di Catanzaro, dottor Luciano D\’Agostino nella quale si legge, in ordine allo stato di insolvenza, che (…) ciò è avvenuto sulla iniziale richiesta e maggiori pressioni di un creditore, Tassone Antonio, legato alla famiglia dei «Viperari» (…) è chiaro, quindi, che il tutto è stato ordito dalla famiglia «Vallelunga», poiché il Masciari (…) non ha voluto più sottostare al sistema di ricatto (…) i motivi dello stato di insolvenza non sono ascrivibili allo stesso neanche a titolo di colpa (…). Le dichiarazioni testimoniali rilasciate da Giuseppe Masciari confluirono in numerosi procedimenti penali, aperti presso diverse Procure del territorio… Complessivamente, a seguito delle denunce del Masciari sono state rinviate a giudizio 42 persone, tra cui un magistrato amministrativo, nei confronti delle quali sono stati instaurati 6 procedimenti nei quali il Masciari risulta parte offesa e si è costituito parte civile. Dagli atti della Commissione centrale prodotti dal Masciari si rileva il giudizio di forte attendibilità e credibilità che l’Autorità giudiziaria dà del Masciari. Le esigenze di sicurezza, determinate dal crescente concreto pericolo cui si trovava esposto il Masciari determinarono nell’ottobre 1997, l’applicazione del programma speciale di protezione nei riguardi dell’intero nucleo familiare…».
Articolo originale da Calabria ora: pagine-38-del-11-gennaio-calabria-ora.pdf