Ore 15,45 Il viaggio prosegue, siamo alle porte di Roma diretti in Calabria. Pino al volante, io e Davide proviamo a dargli il cambio ma non ne vuole sapere… la tensione è tanta e lui la scarica alla guida… Nel filmato Davide Matteillo aggiorna sulla situazione.
L’IMPRENDITORE CALABRESE GIUSEPPE (PINO) MASCIARI TESTIMONE DI GIUSTIZIA LASCIA LA LOCALITA’ PROTETTA SENZA SCORTA PER RECARSI IN CALABRIA COME FORMA ESTREMA DI PROTESTA IN ATTESA DELLA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI E CONTEMPORANEAMENTE CHIEDE PER LA FAMIGLIA ASILO POLITICO O ADOZIONE AD ALTRO STATO:
COMUNICATO STAMPA
Sono un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti al sistema `ndranghetista con le sue collusione all’interno delle Istituzioni. Inserito nel Programma Speciale di Protezione a partire dal 17 Ottobre 1997, portato via dalla Calabria e da allora sprofondato in un tunnel senza via d’uscita: in questi 11 anni non si contano i comportamenti omissivi tenuti dalle Istituzioni preposte alla mia protezione, contrari alla legge e prima ancora alla dignità della persona. Abbandonato al mio destino insieme con la mia famiglia, isolati, esiliati dalla propria terra, privati delle imprese edili e del proprio lavoro (mia moglie è un medico-odontoiatra).
Prima mi hanno tolto il pane, poi mi hanno tolto la libertà, infine la speranza.
Dopo 11 lunghi anni di attesa e di fiducia nelle Istituzioni oggi devo ammettere che non ci sono le condizioni perché la mia famiglia continui a restare ancora in Italia considerando la situazione di abbandono e l’assenza dei settori preposti alla protezione, che sarebbe dovuta avvenire in modo vigile e costante nella località (per così dire) protetta.
La conclusione è che mi ritrovo facile bersaglio insieme alla mia famiglia della vendetta mafiosa, nell’allarmante contesto di ‘ndrangheta, acceso e dilagante.
Pertanto chiedo formalmente al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro dell’Interno Giuliano Amato e al Viceministro dell’Interno Marco Minniti con delega alla Commissione Centrale ex art. 10 L. 82/91 di risolvere tempestivamente prima della consultazione elettorale la mia annosa vicenda, garantendo il diritto al lavoro e la sicurezza presente e futura per me e la mia famiglia.
Contemporaneamente chiedo formalmente ad una qualsiasi delle Nazioni dell’Unione Europea o altra Nazione l’ADOZIONE della mia famiglia, per mia moglie ed i miei due figli, perché si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza.
Io no! Scelgo di rimanere nel mio paese, a rischio della vita, per proseguire la strada della denuncia civile e legale dell\’impotenza delle Istituzioni, che alle parole non fanno seguire i fatti concreti e per raccontare la verità sulla lotta alla mafia in Italia: chi non scende a compromessi con le dinamiche mafiose deve essere fatto fuori, in un modo o nell\’altro.
Lascio dunque in data odierna la località protetta per arrivare in Calabria ed affrontare quello che sarà il mio destino, mantenendo almeno fino in fondo la dignità che in questi anni ho difeso dagli attacchi prima della `ndrangheta e poi delle Istituzioni. Poi sarò davanti ai “Palazzi” di Roma e al TAR del Lazio dove giace vergognosamente arenato da più di tre anni il ricorso contro lo Stato che mi ha revocato ingiustamente il programma di protezione, che equivale alla condanna a morte.
Lo farò in giro per l\’Italia, fiducioso di trovare al mio fianco i tanti cittadini, associazioni, gruppi e Meetup, le forze sane delle istituzioni e della politica che ho incontrato in questi lunghi anni, che condividono la mia scelta e che si riconoscono nei valori della legalità e della giustizia.
La COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, già nella scorsa legislatura, la quattordicesima, aveva analizzato ed esaminato approfonditamente "il caso dell’imprenditore Giuseppe Masciari", riconoscendo le ragioni di quanto esposto, (si rimanda ai seguenti documenti: Approvazione della Relazione del Comitato TESTI del 9 marzo 2005- Resoconto Stenografico della 69° seduta del 14 giugno 2005 – approvazione della Relazione di Minoranza del 18 gennaio 2006, pag. 72 "Testimoni di giustizia: una risorsa umiliata").
L’attuale COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, quindicesima legislatura, nella Seduta di martedì 19 febbraio 2008 ha approvato la Relazione annuale sulla \’ndrangheta (Rel. On. Forgione) e la Relazione sui testimoni di giustizia (Rel. On. Napoli), che ha fatto emergere "le gravi cadute di efficienze del sistema di protezione dovute spesso a inettitudine, trascuratezza ed irresponsabilità" per questo "Lo Stato recuperi il terreno perso nei confronti di chi ha mostrato di possedere uno spirito civico esemplare". Ha riconosciuto il rispetto dei diritti dei testimoni di giustizia, risorsa da premiare e non da umiliare. Nella relazione sulla `ndrangheta ha dichiarato la pericolosità mondiale di tale struttura criminale.
Le Istituzioni, la politica, Confindustria, raccolgono collezioni di buone intenzioni cui non seguono fatti concreti. Non ho bisogno di pacche sulle spalle, ma di sicurezza, impiego e futuro per me e soprattutto per la mia famiglia.
Se si permette che chi ha scelto di stare dalla parte della Giustizia maturi solo disagi diventando esempio tangibile del fallimento di una rapida risposta dello Stato, ciò non rappresenta una sconfitta solo per Pino Masciari, ma una sconfitta per l’Italia intera, una vittoria per la `ndrangheta, che ha continuato e continua a fare imprenditoria moltiplicando i suoi guadagni, tanto è vero che in Calabria ha un bilancio di 35 miliardi di euro sporchi, mentre al sottoscritto non gli viene restituito il diritto di ritornare a fare l’imprenditore. Addirittura il Ministero dell’Interno con delibera del 28 luglio 2004, così afferma: "non consente di autorizzare il rientro del testimone di giustizia Masciari Giuseppe e del suo nucleo familiare nella località di origine ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischio".
Una sconfitta per lo Stato Italiano, un messaggio devastante per chi domani si trovasse a decidere se denunciare o abbassare la testa di fronte alle intimidazioni mafiose. .
Confermo fino alla fine e con fermezza che non ho alcun rimpianto per ciò che ho fatto, perché ritengo che la denuncia sia atto doveroso di ciascun cittadino che appartenga ad uno Stato che possa ancora considerarsi di diritto.
…Perchè finchè c\’è solo qualche miliardo di euro sottratti all\’economia legale, racket, silenzio, sopraffazione ma non il sangue va tutto bene.
Va bene al mondo politico, che non trova nella lotta alla mafia la priorità per il Paese intero e con tristezza si constata la collusione di alcuni esponenti della Gestione Pubblica con la criminalità organizzata. E con amarezza non si vede espellere dai partiti gli amici degli amici.
Va bene a Confindustria che "bisogna lavorare" senza guardare in faccia nessuno. Poi correggono il tiro e con un po\’ di confusione cacciano gli imprenditori associati che non denunciano il pizzo ma, pure lei, non chi con la mafia è colluso e in affari. Poi sparano in faccia a un imprenditore e allora arriva l\’indignazione. (1)(2)
Serve proprio il sangue in quest\’Italia. Chissà se è dentro il nostro DNA oramai, cresciuti ad adorare il Figlio di Dio da morto, mentre in vita venne combattuto e crocifisso dai Romani. Solo che poi Lui è risorto.
Ma gli uomini?
Si manifesta per la memoria degli ammazzati. Bene.
Ma muoversi e agire per evitare che si arrivi al sangue e al dolore? Dare segnali inequivocabili di voler combattere le mafie, a partire dalla politica fino ai piccoli gesti quotidiani di ognuno, invece di nascondersi dietro i "lo fanno tutti e se non lo faccio io sono fuori". Così non si va più avanti… o è evidente solo ai nostri occhi?
Per questo ripetiamo ogni giorno, nei commenti, nelle iniziative, la voglia di vedere i Masciari in una situazione di sicurezza, giustizia e con una prospettiva futura.
Oggi lascio le parole alle immagini. Ognuno le interpreti secondo lui, poi diteci la vostra nei commenti.
prima di cominciare: mi hanno segnalato della puntata di "Racconti di vita" di Pasqua dove c\’è stato spazio per gli amici di Pino Masciari all\’interno del servizio sulla giornata di Bari. Se avete idea di come reperirla, meglio ancora sulla rete, potremo vederla. Grazie.
Auguri per la festa di San Giuseppe e del papà. Dal rientro a Bari ho capito quanti ragazzi e ragazze ti sono vicino, ti hanno incontrato forse un\’unica volta ma sei radicato dentro di loro perchè in questi strani tempi senza riferimenti è palese e forte il valore che porti sulle tue spalle da tempo. Le parole e i segni d\’affetto dei vituperati Ggggiovani smentiscono i luoghi comuni: sono consci e critici, sanno riconoscere il giusto e l\’errore, il che è evidente segno di maturità e profondità d\’animo. E cercano esempi come te.
Quanti ci hanno incrociato e dato un segnale di vicinanza durante e dopo il corteo, segnali di voglia di fare, di sostenere te e la tua famiglia: la frase di un ragazzo in treno al rientro è stata toccante "Dite a Pino che lui ha 1500 auto blu, che sono i ragazzi del mio liceo". Eri stato a parlare da loro e sei rimasto con loro, dentro di loro.
Raccolgo questi pensieri oggi perchè ho scorso alcune immagini di quella bella giornata di impegno di Bari e in una stai ad abbracciare una ragazza che avrà sedici..? diciotto anni…? Siete in mezzo alla folla e la sostieni e tieni vicino a confortarla con un sorriso discreto, mentre lei si asciuga due immensi occhi rossi di pianto. Deve averti incontrato anche a lei nel suo cammino, a scuola? …a Cracovia? chi lo sa!? E non ha potuto tirar fuori dal cuore che una reazione di commozione, rabbia, sdegno e altro.
Non indico la foto che mi sembra già di esser stato troppo invadente, ma vedi da questa immagine ho capito che sei un padre per molti di questi ragazzi. Che ti vorrebbero come padre, ricordo che te lo hanno scritto in email e me lo raccontavi.
Migliaia di persone si sono ritrovate a Punta Perotti
diventato parco dopo l\’abbattimento dell\’ecomostro
Bari, Giornata della memoria
in centomila per le vittime di mafia
Don Ciotti: "Sempre più nella coscienza il cambiamento ha bisogno del \’noi\’"
Gli Amici di Pino Masciari partecipano al fianco di Pino alla Giornata della memoria e dell\’impegno organizzata da Libera
Partiamo da Piazza Castello a Torino il 14 Marzo dove Davide Mattiello e Giovanni impastato danno il via al corteo dei Mille piemontesi che partiranno per Bari
Il corteo percorre via Roma fino alla stazione di Porta Nuova dove ci attende un treno speciale che ci porterà a Bari
Pronti per partire!
Ed eccoci a Bari dove ad accoglierci troviamo Gli Amici del Meetup di Bari, Don Luigi Ciotti Giancarlo Caselli e Pino!
Ci raduniamo a Punta Perotti, punto di partenza per il corteo che percorrerà le strade di Bari e dove ci raggiungeranno gli Amici dei Meetup di Foggia e Catanzaro
Il corteo per le strade di Bari, non ci dimentichiamo di Marisa Francesco e Ottavia che ci seguono in diretta da casa
Andrea Sacco fa il punto della situazione dal corteo ricordando la situazione attuale di Pino
Arriviamo al palco principale della manifestazione dove Nichi Vendola chiede scusa ai cittadini come uomo delle istituzioni
La manifestazione continua con l\’intervento di Don Ciotti
seconda parte dell\’intervento di Don Ciotti
Durante il loro concerto, gli Harry Loman ricordano Pino dal Palco
Mentre noi continuiamo a fare informazione sulla storia di Pino
La manifestazione si chiude con la lettura dei nomi delle vittime di Mafia, per i vivi purtroppo non c\’è spazio, ma su questo rifletteremo con più calma nei prossimi giorni…
Si avvicinano giorni decisivi in cui dovremo impegnarci come non mai per Pino e per ciò che rappresenta,
Partiremo tra poche ore da Torino in 900. Altri arriveranno dalle altre città. Amici da tutta l\’Italia nella giornata della memoria e dell\’impegno di Libera per ricordare le vittime delle mafie. Ritroveremo Pino e affronteremo la giornata insieme a lui, affronteremo tutto insieme a lui.
Vi aggiorneremo e potrete seguire le dirette video della giornata da questo blog e da antenneattive. Così sarete con noi, testimoni del procedere degli eventi. Seguiteci.
QUI il video di ieri sera dell\’inaugurazione del bene confiscato a Torino in Via Salgari. Interventi di Davide, Diego e mio. Grazie Robi per le magie videocellulari!!
Qui un articolo riguardo la giornata a Benevento della Sialp con l\’intervento di Pino Masciari, dal quale riporto un brano:
“Io sono amico di Pino Masciari”: è la scritta che capeggia, orgogliosa, sulle t-shirt di promozione che rivendicano oltre ad un’appartenenza, una radicata consapevolezza di democrazia.
Quella che lotta pur nel silenzio delle difficoltà e della solitudine, quella che non cede al compromesso e non accetta condizione, quella che Pino Masciari, ospite a Benevento in occasione della prima giornata antiracket a sostegno della legalità, difende a denti stretti dal 1990, quando ha scelto di dissentire. E il suo dissenso, tanto legittimo e determinato da consentire l’avvio di importanti, delicatissimi processi contro la ‘ndrangheta calabrese, è diventato un grido di pace, e di speranza.
Parla con determinazione e coraggio fuori dall’ordinario, il nostro Pino Masciari, deciso a non celare alcuna emozione quando rivolge il pensiero all’amata moglie Marisa e ai suoi due figli, pronto a riconfermare tutto quanto, dolorosamente, ha messo a disposizione degli inquirenti, convinto più che mai che la sua strada in salita sia la migliore di quelle perseguibili.
“Una sola cosa non sono riusciti a portarmi via: la dignità”.
Imprenditore, nato a Catanzaro nel ’59, sottoposto dal ’97 ad un programma speciale di protezione, Pino Masciari ha subito, insieme alla sua famiglia, l’allontanamento dalla sua terra e dall’ amato lavoro troppo ingombrante, l’esilio, la solitudine sofferta, le minacce, le vessazioni, il senso di impotenza e di abbandono, il menefreghismo coatto di quanti avrebbero voluto che desistesse. Istituzioni comprese.
Eppure Masciari, che ogni mattina accompagna i figli a scuola con l’angosciante assillo di poterli vedere, forse, per l’ultima volta, costretto a rinunciare ad una vita ordinaria per aver detto “no”, ha doppiamente voluto mettersi in gioco
da quando presta il suo volto e la sua singolare testimonianza alla lotta indiscriminata contro la criminalità organizzata, sottile e tagliente come la lama di un coltello, dolorosa ed insostenibile come un’inevitabile condanna, sordida e meschina perché protetta dalla condiscendenza e dall’impunità.
“Mi trovai completamente solo, con una famiglia numerosissima di nove fratelli e per poter continuare
a lavorare dovetti cedere alle richieste estorsive: il SEI per cento ai politici, il TRE per cento ai mafiosi. Ed
i soprusi che dovetti sopportare, le angherie, le assunzioni pilotate, le forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, nonché costruzioni di fabbricati e di uffici senza percepire alcun compenso, regali di appartamenti, l’acquisto di autovetture, e persino la costruzione di cappelle
cimiteriali ecc….”. Pino Masciari ha scelto la dissomiglianza e la non appartenenza, il coraggio che oggi paga amaramente ma che gli consente di proseguire, strenuamente, la sua battaglia, per la legalità e la trasparenza. Ed è un fiume in piena quando parla del passato già prevedendo cosa gli riserverà il futuro, senza mai cedere ai luoghi comuni e alla retorica di chi, spesso, sposa nobilissime cause senza comprenderne le responsabilità. Eppure Pino Masciari di amici ne ha trovati tanti nei suoi anni di militanza e oggi, alla luce e della sua smisurata, intensa, voglia di riscatto, chiede che siano loro ad allungargli la vita.
L\’ultimo articolo del blog di Pino Masciari. Commentare è già non essere spettatori.
Pare continuare il nostro viaggio nell\’atletica.
Ieri sera eravamo a Chieri con Pino Masciari e con Giuseppe Forello, imprenditore palermitano proprietario di un bingo a moncalieri, qui nel profondo nord, recentemente ricattato dal racket, vedendo danneggiato il suo locale, "passato" per competenze dalla mafia siciliana alla \’ndrangheta come riportano i recenti pizzini sequestrati al boss Lo Piccolo. Sotto scorta per la denuncia dei suoi estorsori.
Serata intensa, viva, tesa, partecipe, affollata. Nel centro Patchanka, in occasione dell\’apertura di un nuovo negozio della Legalità inaugurato da Pino Masciari stesso, che ha tagliato il nastro del bellissimo locale, ospitante anche la mostra fotografica su Peppino Impastato.
Notate come si inanellano tante perle nella stessa regione, nello stesso tempo. Piemonte, oggi, pilastri dell\’antimafia.
Ieri sera eravamo a Chieri con Pino Masciari e con Giuseppe Forello, imprenditore palermitano proprietario di un bingo a moncalieri, qui nel profondo nord, recentemente ricattato dal racket, vedendo danneggiato il suo locale, "passato" per competenze dalla mafia siciliana alla \’ndrangheta come riportano i recenti pizzini sequestrati al boss Lo Piccolo. Sotto scorta per la denuncia dei suoi estorsori.
Serata intensa, viva, tesa, partecipe, affollata. Nel centro Patchanka, in occasione dell\’apertura di un nuovo negozio della Legalità inaugurato da Pino Masciari stesso, che ha tagliato il nastro del bellissimo locale, ospitante anche la mostra fotografica su Peppino Impastato.
Notate come si inanellano tante perle nella stessa regione, nello stesso tempo. Piemonte, oggi, pilastri dell\’antimafia.
Che c\’entra la staffetta?
Come altre volte si arriva alla fine della serata e molti, con le migliori intenzioni e il miglior spirito si accommiatano da Pino Masciari commossi MA pronunciando le solite parole: "continua così…..non mollare".
E io m\’incazzo sempre un po\’. Scusate. Perchè non è più il tempo di pacche sulle spalle ai Masciari… e che se ne fanno infine? Ma perchè mai non cominciamo tutti a salutare Pino a fine serata, sentita la sua storia per la prima volta o riascoltata di nuovo, chiudendo la serata con:
"Grazie Pino per quello che hai fatto e avete patito. Ora tocca a me. Ora faccio anche io la mia parte e ti alleggeriamo di questo macigno di esperienza".
Se no, diciamocelo tra noi a cuore aperto, siamo solo spettatori, visitatori distratti della realtà che poi allontaniamo con fastidio perchè scomoda.
Pino Masciari non è un testimone di giustizia: lui HA il testimone di giustizia in mano e la staffetta si vince insieme facendo ognuno la sua parte di corsa con tutte le energie possibili.
Testimone: dalla radice Tèste ossia "quegli che sorregge il diritto altrui" (Corrsen e Froehde)
Pino ha il testimone in mano e ha corso a tempo di record non una frazione di gara ma ben 132 come i mesi in 11 anni. Lo ha fatto solo con tutte le forze sue e della sua famiglia. E\’ ora di raccogliere il suo testimone.
Ma non parlo di Giuseppe Forello che ha cominciato un\’altra gara, spero di cuore più leale di quella vissuta da Pino, parlo di ognuno di noi che lascia pacche sulle spalle per poi alzare le sue e scrollarle: non vincerà mai una gara nella sua vita.
Il premio? L\’ha detto ieri Davide Mattiello: la libertà!
Oggi la commissione centrale si riunisce per discutere la situazione di Pino Masciari e della sua famiglia. Il risultato chiarirà inequivocabilmente la volontà dei poteri decisionali. Faremo la loro campagna elettorale nella verità dei fatti concreti. Ogni parola di intenzioni saranno prive di giustificazioni, non dopo quindici anni di denunce, undici di segregazione e due di possibile soluzione che non devono essere gettati in fondo al mare legate a un blocco di cemento.
Seguite costantemente il blog per sapere cosa avviene.