Pino ringrazia gli amici che stanno dimostrando solidarietà nei suoi confronti e della famiglia. Siamo arrivati in Calabria, abbiamo dormito pochissimo, siamo qui senza scorta nonostante qualche contatto con il nucleo di protezione, e nemmeno la famiglia di Pino è tutelata come sempre. Sola nella località protetta se non fosse per alcuni amici che vegliano su di loro. Pino invita tutti gli amicia stargli vicino soprattutto oggi quando lanceremo altre iniziative.
Dal canto mio continuerò a documentare cosa succede in tempo reale attraverso video e post qui sul blog di Pino
Il lungo viaggio che ci ha portati in Calabria è terminato, abbiamo trovato un "rifugio per la notte" e ci siamo rilassati leggendo i vostri commoventi messaggi.
Domani comunicheremo il programma della giornata, e speriamo di trovare attorno a noi tanti Calabresi orgogliosi di essere amici di Pino Masciari.
è appena terminata l\’intervista per il TG1 che dovrebbe andare in onda alle 20
intanto ecco l\’anteprima
<
intanto ecco le prime reazioni politiche:
Vicenda testimone, Forgione: "aiutare Masciari" lunedì 31 marzo 2008
Io credo che l\’appello di Pino Masciari vada raccolto\’\’. Lo sostiene, in una dichiarazione, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, facendo riferimento alla vicenda del testimone di giustizia calabrese che ha chiesto ad uno Stato estero di adottare la sua famiglia per la mancanza in Italia di condizioni di sicurezza, decidendo al contempo di abbandonare la localita\’ protetta in cui e\’ stato assegnato e tornare in Calabria. \’\’Per questo – aggiunge Forgione – mi rivolgo al Ministro dell\’Interno, Giuliano Amato, ed al vice Ministro, Marco Minniti, affinche\’, prima della conclusione della legislatura, si giunga ad una definitiva soluzione di una vicenda che si trascina da troppi anni. Bisogna definitivamente sancire che i testimoni di giustizia non sono un costo per lo Stato, ma una risorsa. Chi collabora a sconfiggere le cosche deve poter vivere una vita sicura e ricostruirsi un\’attivita\’ lavorativa che consenta il massimo della serenita\’ anche alla sua famiglia. Con tutti i testimoni lo Stato prende un impegno che non puo\’ restare a meta\’\’\’. (ANSA).
Il viaggio prosegue, Pino è un fiume in piena… "l\’ufficio stampa mobile" qui in macchina comincia a ricevere chiamate da telegiornali e agenzie di stampa. Pino vi legge, scrivete commenti al blog!
Ore 15,45 Il viaggio prosegue, siamo alle porte di Roma diretti in Calabria. Pino al volante, io e Davide proviamo a dargli il cambio ma non ne vuole sapere… la tensione è tanta e lui la scarica alla guida… Nel filmato Davide Matteillo aggiorna sulla situazione.
L’IMPRENDITORE CALABRESE GIUSEPPE (PINO) MASCIARI TESTIMONE DI GIUSTIZIA LASCIA LA LOCALITA’ PROTETTA SENZA SCORTA PER RECARSI IN CALABRIA COME FORMA ESTREMA DI PROTESTA IN ATTESA DELLA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI E CONTEMPORANEAMENTE CHIEDE PER LA FAMIGLIA ASILO POLITICO O ADOZIONE AD ALTRO STATO:
COMUNICATO STAMPA
Sono un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti al sistema `ndranghetista con le sue collusione all’interno delle Istituzioni. Inserito nel Programma Speciale di Protezione a partire dal 17 Ottobre 1997, portato via dalla Calabria e da allora sprofondato in un tunnel senza via d’uscita: in questi 11 anni non si contano i comportamenti omissivi tenuti dalle Istituzioni preposte alla mia protezione, contrari alla legge e prima ancora alla dignità della persona. Abbandonato al mio destino insieme con la mia famiglia, isolati, esiliati dalla propria terra, privati delle imprese edili e del proprio lavoro (mia moglie è un medico-odontoiatra).
Prima mi hanno tolto il pane, poi mi hanno tolto la libertà, infine la speranza.
Dopo 11 lunghi anni di attesa e di fiducia nelle Istituzioni oggi devo ammettere che non ci sono le condizioni perché la mia famiglia continui a restare ancora in Italia considerando la situazione di abbandono e l’assenza dei settori preposti alla protezione, che sarebbe dovuta avvenire in modo vigile e costante nella località (per così dire) protetta.
La conclusione è che mi ritrovo facile bersaglio insieme alla mia famiglia della vendetta mafiosa, nell’allarmante contesto di ‘ndrangheta, acceso e dilagante.
Pertanto chiedo formalmente al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro dell’Interno Giuliano Amato e al Viceministro dell’Interno Marco Minniti con delega alla Commissione Centrale ex art. 10 L. 82/91 di risolvere tempestivamente prima della consultazione elettorale la mia annosa vicenda, garantendo il diritto al lavoro e la sicurezza presente e futura per me e la mia famiglia.
Contemporaneamente chiedo formalmente ad una qualsiasi delle Nazioni dell’Unione Europea o altra Nazione l’ADOZIONE della mia famiglia, per mia moglie ed i miei due figli, perché si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza.
Io no! Scelgo di rimanere nel mio paese, a rischio della vita, per proseguire la strada della denuncia civile e legale dell\’impotenza delle Istituzioni, che alle parole non fanno seguire i fatti concreti e per raccontare la verità sulla lotta alla mafia in Italia: chi non scende a compromessi con le dinamiche mafiose deve essere fatto fuori, in un modo o nell\’altro.
Lascio dunque in data odierna la località protetta per arrivare in Calabria ed affrontare quello che sarà il mio destino, mantenendo almeno fino in fondo la dignità che in questi anni ho difeso dagli attacchi prima della `ndrangheta e poi delle Istituzioni. Poi sarò davanti ai “Palazzi” di Roma e al TAR del Lazio dove giace vergognosamente arenato da più di tre anni il ricorso contro lo Stato che mi ha revocato ingiustamente il programma di protezione, che equivale alla condanna a morte.
Lo farò in giro per l\’Italia, fiducioso di trovare al mio fianco i tanti cittadini, associazioni, gruppi e Meetup, le forze sane delle istituzioni e della politica che ho incontrato in questi lunghi anni, che condividono la mia scelta e che si riconoscono nei valori della legalità e della giustizia.
La COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, già nella scorsa legislatura, la quattordicesima, aveva analizzato ed esaminato approfonditamente "il caso dell’imprenditore Giuseppe Masciari", riconoscendo le ragioni di quanto esposto, (si rimanda ai seguenti documenti: Approvazione della Relazione del Comitato TESTI del 9 marzo 2005- Resoconto Stenografico della 69° seduta del 14 giugno 2005 – approvazione della Relazione di Minoranza del 18 gennaio 2006, pag. 72 "Testimoni di giustizia: una risorsa umiliata").
L’attuale COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, quindicesima legislatura, nella Seduta di martedì 19 febbraio 2008 ha approvato la Relazione annuale sulla \’ndrangheta (Rel. On. Forgione) e la Relazione sui testimoni di giustizia (Rel. On. Napoli), che ha fatto emergere "le gravi cadute di efficienze del sistema di protezione dovute spesso a inettitudine, trascuratezza ed irresponsabilità" per questo "Lo Stato recuperi il terreno perso nei confronti di chi ha mostrato di possedere uno spirito civico esemplare". Ha riconosciuto il rispetto dei diritti dei testimoni di giustizia, risorsa da premiare e non da umiliare. Nella relazione sulla `ndrangheta ha dichiarato la pericolosità mondiale di tale struttura criminale.
Le Istituzioni, la politica, Confindustria, raccolgono collezioni di buone intenzioni cui non seguono fatti concreti. Non ho bisogno di pacche sulle spalle, ma di sicurezza, impiego e futuro per me e soprattutto per la mia famiglia.
Se si permette che chi ha scelto di stare dalla parte della Giustizia maturi solo disagi diventando esempio tangibile del fallimento di una rapida risposta dello Stato, ciò non rappresenta una sconfitta solo per Pino Masciari, ma una sconfitta per l’Italia intera, una vittoria per la `ndrangheta, che ha continuato e continua a fare imprenditoria moltiplicando i suoi guadagni, tanto è vero che in Calabria ha un bilancio di 35 miliardi di euro sporchi, mentre al sottoscritto non gli viene restituito il diritto di ritornare a fare l’imprenditore. Addirittura il Ministero dell’Interno con delibera del 28 luglio 2004, così afferma: "non consente di autorizzare il rientro del testimone di giustizia Masciari Giuseppe e del suo nucleo familiare nella località di origine ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischio".
Una sconfitta per lo Stato Italiano, un messaggio devastante per chi domani si trovasse a decidere se denunciare o abbassare la testa di fronte alle intimidazioni mafiose. .
Confermo fino alla fine e con fermezza che non ho alcun rimpianto per ciò che ho fatto, perché ritengo che la denuncia sia atto doveroso di ciascun cittadino che appartenga ad uno Stato che possa ancora considerarsi di diritto.
…Perchè finchè c\’è solo qualche miliardo di euro sottratti all\’economia legale, racket, silenzio, sopraffazione ma non il sangue va tutto bene.
Va bene al mondo politico, che non trova nella lotta alla mafia la priorità per il Paese intero e con tristezza si constata la collusione di alcuni esponenti della Gestione Pubblica con la criminalità organizzata. E con amarezza non si vede espellere dai partiti gli amici degli amici.
Va bene a Confindustria che "bisogna lavorare" senza guardare in faccia nessuno. Poi correggono il tiro e con un po\’ di confusione cacciano gli imprenditori associati che non denunciano il pizzo ma, pure lei, non chi con la mafia è colluso e in affari. Poi sparano in faccia a un imprenditore e allora arriva l\’indignazione. (1)(2)
Serve proprio il sangue in quest\’Italia. Chissà se è dentro il nostro DNA oramai, cresciuti ad adorare il Figlio di Dio da morto, mentre in vita venne combattuto e crocifisso dai Romani. Solo che poi Lui è risorto.
Ma gli uomini?
Si manifesta per la memoria degli ammazzati. Bene.
Ma muoversi e agire per evitare che si arrivi al sangue e al dolore? Dare segnali inequivocabili di voler combattere le mafie, a partire dalla politica fino ai piccoli gesti quotidiani di ognuno, invece di nascondersi dietro i "lo fanno tutti e se non lo faccio io sono fuori". Così non si va più avanti… o è evidente solo ai nostri occhi?
Per questo ripetiamo ogni giorno, nei commenti, nelle iniziative, la voglia di vedere i Masciari in una situazione di sicurezza, giustizia e con una prospettiva futura.
Oggi lascio le parole alle immagini. Ognuno le interpreti secondo lui, poi diteci la vostra nei commenti.
prima di cominciare: mi hanno segnalato della puntata di "Racconti di vita" di Pasqua dove c\’è stato spazio per gli amici di Pino Masciari all\’interno del servizio sulla giornata di Bari. Se avete idea di come reperirla, meglio ancora sulla rete, potremo vederla. Grazie.
Auguri per la festa di San Giuseppe e del papà. Dal rientro a Bari ho capito quanti ragazzi e ragazze ti sono vicino, ti hanno incontrato forse un\’unica volta ma sei radicato dentro di loro perchè in questi strani tempi senza riferimenti è palese e forte il valore che porti sulle tue spalle da tempo. Le parole e i segni d\’affetto dei vituperati Ggggiovani smentiscono i luoghi comuni: sono consci e critici, sanno riconoscere il giusto e l\’errore, il che è evidente segno di maturità e profondità d\’animo. E cercano esempi come te.
Quanti ci hanno incrociato e dato un segnale di vicinanza durante e dopo il corteo, segnali di voglia di fare, di sostenere te e la tua famiglia: la frase di un ragazzo in treno al rientro è stata toccante "Dite a Pino che lui ha 1500 auto blu, che sono i ragazzi del mio liceo". Eri stato a parlare da loro e sei rimasto con loro, dentro di loro.
Raccolgo questi pensieri oggi perchè ho scorso alcune immagini di quella bella giornata di impegno di Bari e in una stai ad abbracciare una ragazza che avrà sedici..? diciotto anni…? Siete in mezzo alla folla e la sostieni e tieni vicino a confortarla con un sorriso discreto, mentre lei si asciuga due immensi occhi rossi di pianto. Deve averti incontrato anche a lei nel suo cammino, a scuola? …a Cracovia? chi lo sa!? E non ha potuto tirar fuori dal cuore che una reazione di commozione, rabbia, sdegno e altro.
Non indico la foto che mi sembra già di esser stato troppo invadente, ma vedi da questa immagine ho capito che sei un padre per molti di questi ragazzi. Che ti vorrebbero come padre, ricordo che te lo hanno scritto in email e me lo raccontavi.