\”Non poteva finire nel modo peggiore la tragica vicenda dell\’Ilva a Taranto. Migliaia di lavoratori hanno perso il posto di lavoro. L\’economia di una intera città in ginocchio. Dobbiamo constatare, amaramente, che le istituzioni hanno dimostrato tutta la loro incapacità nell\’affrontare la vicenda tarantina. Resta il risultato inaccettabile: il licenziamento di massa.
C\’erano e ci sono ancora le condizioni per una bonifica del sito. Esiste il punto di equilibrio tra sviluppo e ambiente. Se perdiamo l\’Ilva a Taranto, nessun grande gruppo industriale investirà più nel nostro Paese, specialmente al Sud. Non possiamo permetterlo. In attesa di ridisegnare un nuovo modello di crescita eco-sostenibile, i cui tempi non sono immediati, è opportuno mantenere i livelli occupazionali attuali, senza ovviamente fare sconti sulla sicurezza ambientale.
In questa vicenda serve coraggio e fermezza: l\’Ilva deve continuare a vivere. Siamo con i lavoratori: senza se e ma. Il governo deve dare un segnale forte agli investitori: in Italia è possibile fare industria seriamente. Ci giochiamo la faccia davanti al mondo\”
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Fonte: Il Fatto Quotidiano – Ilva, tensione dopo la chiusura. Operai occupano la direzione. Gli operai, i cui badge sono già da ieri smagnetizzati, hanno forzato gli ingressi dello stabilimento e sono entrati negli uffici della direzione. Corteo di protesta anche a Genova, dove un migliaio di tute blu sta bloccando il traffico verso l\’aeroporto
Tensione all’Ilva dopo la decisione assunta ieri sera dall’azienda di bloccare l’attività dell’area a freddo. Stamattina, in concomitanza con il primo turno, diverse centinaia di persone hanno fatto pressione sugli ingressi della portinerie A e B e, alla fine, per evitare incidenti, la vigilanza ha deciso di aprire. Ma la situazione più tesa è quella alla portineria D, dove centinaia di lavoratori hanno prima forzato i varchi dello stabilimento e poi sono entrati anche nella direzione del siderurgico occupandola. Per decisione aziendale, sarebbero dovuti entrare soltanto gli addetti alla manutenzione dell’area a freddo quelli dell’area a caldo e non anche i lavoratori addetti a quei reparti che da ieri sera sono stati fermati per decisione dell’Ilva.
Ieri sera Fim, Fiom e Uilm hanno respinto il provvedimento aziendale, definendolo una “serrata”, nonché una “rappresaglia” nei confronti dei lavoratori, e hanno deciso che questa mattina tutti si sarebbero comunque presentati sul posto di lavoro. Attualmente un migliaio di persone circa è nell’area della direzione dell’Ilva, tra interno ed esterno dell’edificio. Le strade adiacenti allo stabilimento non sono per il momento bloccate. L’Ilva nel pomeriggio di ieri ha deciso di fermare i settori che producono tubi, coil e lamiere a seguito del sequestro disposto dalla Procura disposto in mattinata, assieme all’ordinanza di custodia cautelare per sei persone fra vertici dell’Ilva ed ex dirigenti. Il gip, Patrizia Todisco, ha sequestrato i prodotti in uscita dallo stabilimento e in procinto di essere spediti ai clienti che li avevano ordinati, in quanto ritenuti “profitto di un’attività ritenuta illecita penalmente”. Di fatto, come ha spiegato ieri il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, nel corso di una conferenza stampa, l’Ilva, dopo il sequestro del 26 luglio per disastro ambientale dell’area a caldo, non ha più la facoltà d’uso produttiva degli impianti della stessa area, ovvero cockerie, altiforni, acciaierie. Il fatto che l’Ilva in questi quattro mesi abbia regolarmente continuato a produrre coil, lamiere e tubi, costituisce secondo i giudici il “provento dell’attività penalmente illecita”. Da qui, appunto, il sequestro.
Gli altri stabilimenti – Sono circa ventimila le persone interessate dalla chiusura decisa dall’azienda. Ai 5mila operaiche lavorano nello stabilimento di Taranto, infatti, vanno sommate le altre 15mila persone che lavorano negli altri stabilimenti del gruppo e nell’indotto che dipende dal siderurgico tarantino. Come quello di Genova, dove gli operai sono scesi in corteo. Dopo pochi minuti di assemblea, le tute blu si sono mosse dallo stabilimento di Cornigliano in direzione ponente, verso la rampa autostradale dell’uscita di Genova Aeroporto. Secondo i sindacati, gli operai in manifestazione sarebbero circa 1500. Il traffico è bloccato. In corteo anche una dozzina di motrici di mezzi pesanti delle ditte appaltatrici dell’Ilva.