Qual è il tuo pensiero sulla vicenda FIAT?
Purtroppo tutti coloro che predicavano il buonsenso sono rimasti inascoltati. Si è arrivati a un muro contro muro tra l’azienda e i lavoratori, e questo non è mai un bene. Io ho espresso il mio pensiero in tempi non sospetti: era ed è assolutamente necessario che azienda e sindacati si siedano attorno ad un tavolo e si parlino.
Che ricetta prospetti per questo riequilibrio tra le parti e per abbassare il livello della conflittualità?
Innanzitutto, dopo questo travagliato referendum su Mirafiori, credo che la cosa migliore da parte dell’azienda sia rispettare rigorosamente gli impegni presi. Dall’altra parte, sindacati e lavoratori devono comprendere le difficoltà del momento e la crisi mondiale: Fabbrica Italia era ed è tutt’ora una grande opportunità.
Da imprenditore, che idea ti sei fatto di Marchionne?
Marchionne è un uomo molto intelligente e capace: ha rimesso in sesto un’azienda che era praticamente al collasso, l’ha rilanciata e adesso si trova nelle condizioni di poter investire dei soldi. Il fatto che lo voglia fare anche in Italia, di questi tempi, è un segnale che leggo con estremo favore. Credo che nel corso della vertenza sindacale sia stato però mal consigliato, per chè il muto contro muro non serve a nessuno.
Se però l’azienda dovesse tirare troppo la corda, il mio pensiero è che c’è di peggio che vedere la Fiat che si trasferisce armi e bagagli all’estero. Del resto, sono certo che una simile mossa farebbe molto più danno all’azienda che all’Italia, visti tutti i contributi pagati dai cittadini per finanziare gli incentivi dell’auto.