Pino Masciari: \”Complimenti alle Forze dell\’ordine per questa importante cattura. Il luogo dell\’arresto dimostra quanto sia ramificata la \’ndrangheta e quanto, sempre più spesso, i più importanti capi delle cosche si trovino oltreoceano per \”allearsi\” in affari con la malavita estera! Come ho sempre detto, bisogna guardare oltre quello stereotipo che la \’ndrangheta sia un\’esclusiva del sud e dell\’Italia\”.
\’Ndrangheta, preso in Argentina \”l\’ingegnere\”: in manette il boss Pantaleone Mancuso
VIBO VALENTIA – Lo hanno arrestato mentre tentava di entrare in Argentina attraverso la frontiera con il Brasile di Puerto Iguazù. In tasca aveva un documento falso e 100 mila euro in contanti. E\’ finita così la latitanza di Pantaleone Mancuso, 53 anni, considerato uno dei boss più influenti e sanguinari della potentissima famiglia dei Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Era ricercato da aprile scorso, quando nei suoi confronti era scattato il fermo indiziario per il tentato omicidio ai danni di Romana Mancuso e del figlio Giovanni Rizzo (rispettivamente suoi zia e cugino). Il boss, detto \”l\’ingegnere\”, e il figlio Giuseppe sarebbero i killer che i 26 maggio del 2008, ridussero in fin di vita le due vittime per mettere fine ad una serie di dissidi nati all\’interno della stessa \”famiglia\”. Fatti ricostruiti ora dagli inquirenti attraverso al testimonianza di Ewelina Pytlarz, ex moglie di un altro cugino di Pantaleone, che da tempo collabora con i magistrati, ai quali sta raccontando le dinamiche interne del clan di Limbadi.
Secondo la testimone di giustizia \”Giovanni Rizzo non era considerato \”un buon azionista\” e non teneva alto il nome dei Mancuso, perché prendeva iniziative sbagliate nei confronti di persone già protette che, evidentemente, poi si lamentavano con i Mancuso\”. Un movente, cui la Pytlarz ne aggiunge anche un secondo: \”Rizzo tradiva la moglie con una ragazza…\” e aveva abbandonato moglie e figlie da tempo. Così facendo aveva messo in cattiva luce il \”buon nome del clan\”, ragione per la quale nessuno dei Mancuso aveva avuto da ridire sulla \”punizione\” adottata da Pantaleone e dal figlio Giuseppe nei confronti di quel parente \”degenere\”.
Da qui l\’agguato nella campagna vibonese dove le vittime furono trovate ancora vive, ma massacrate a colpi di Ak47 e pistola. Per farsi un\’idea basta ricordare che Carabinieri e poliziotti, trovarono sul terreno 26 bossoli 7.62, 7 bossoli 9×9 e 2 ogive deformate. Munizioni compatibili con armi calibro 9 e con i kalashnikov. Il successivo ritrovamento di una pistola 9×21 con un colpo in canna, di un serbatoio per Ak 47 e di una pistola Walther 7.65 con matricola punzonata, orientarono i sospetti su \”l\’ingegnere\” e sul figlio, entrambi irreperibili. Giuseppe si rifece vivo solo dieci giorni dopo il tentato omicidio, il padre invece dopo 29 giorni. Fornirono versioni che gli inquirenti ritennero inverosimili, ma le prove a loro carico non erano sufficienti per un\’incriminazione immediata. Ad aprile scorso, la testimone di giustizia ha invece consentito di riaprire il caso. Nel frattempo Giuseppe Mancuso era finito in carcere nell\’ambito dell\’inchiesta della Dda di Milano \”Grillo parlante 2\”, mentre il padre si era dato alla macchia.
\”L\’ingegnere\”, padrino tra i più temuti e violenti della cosca, probabilmente si stava recando, attraverso l\’Argentina, in Patagonia dove, secondo gli inquirenti, la \”famiglia\” è proprietaria di alcuni possedimenti. I Mancuso d\’altra parte sono ritenuti una delle cosche storiche più potenti della \’ndrangheta sia dal punto di vista militare che economico. Basta pensare che lo zio dell\’ingegnere, Luigi Mancuso, (attualmente irreperibile, dopo aver scontato quasi 20 anni di carcere) viene indicato come colui che ospitò in casa sua il summit tra i capi della \’Ndrangheta e i corleonesi di Cosa Nostra. Una riunione sollecitata e ottenuta dai siciliani nell\’estate del 1992 per chiedere ai calabresi di scendere in guerra contro lo Stato partecipando alla stagione delle stragi. Un appello che tuutavia respinto dalle \’ndrine perché, raccontano i pentiti, \”i calabresi non hanno bisogno di ammazzare i magistrati, ma se li comprano oppure li delegittimano…\”.
La Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha fatto sapere di avere già inviato in Argentina la richiesta di estradizione in Italia di Pantaleone Mancuso. Sull\’arresto, il procuratore di Catanzaro Vincenzo Lombardo ha espresso \”soddisfazione per la caratura del personaggio, elemento di spicco del clan Mancuso di Limbadi e discendente della generazione degli undici fratelli che hanno dato vita ad una delle famiglie di \’ndrangheta più potenti dell\’intera Calabria\”.